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Alcina, la maga maestra di illusioni, simbolo di una continua metamorfosi di tutte le cose tra diversi
livelli di finzione e realtà. Ed è in una scena marina che la maga ci viene presentata:
... sopra la bella spiaggia, ove un castello
siede sul mar, de la possente Alcina.
Trovammo lei ch'uscita era di quello,
e stava sola in ripa alla marina;
e senza rete e senza amo traea
tutti li pesci al lito, che volea.
Veloci vi correvano i delfini,
vi venìa a bocca aperta il grosso tonno;
i capidogli coi vecchi marini
vengon turbati dal loro pigro sonno;
muli, salpe, salmoni e coracini
nuotano a schiere in più fretta che ponno;
pistrici, fisiteri, orche e balene
escon del mar con mostruose schiene. (Orlando Furioso, canto VI)
E sono molti più dei pesci gli uomini catturati da Alcina. Abituata a dare il proprio cuore e a
riprenderselo per volgersi tutta a un nuovo amore come le detta "il suo mobil ingegno /usato amare
e disamare a un punto", questa "fata altiera" trasforma gli amanti che ha abbandonato in piante, in
animali o perfino in fontane. Per sconfiggere i suoi incantesimi - il suo fascino irresistibile - e
liberare il cavaliere Ruggiero "da quella catena di che lo cinse magica violenza" non basta un'altra
maga, un'altra donna: ce ne vogliono due. Bradamante, l'innamorata di Ruggiero, manderà nell'isola
la maga Melissa con l'anello che dissolve ogni magia, e solo allora Ruggiero vedrà la vera natura di
Alcina: una strega così orrenda "che la terra tutta / né la più vecchia avea né la più brutta". Finito
l'incantesimo, svelato il trucco, Alcina non sedurrà più nessuno.
Ma in questo poema-romanzo malizioso anche le donne belle davvero non se la passano sempre
bene. Perfino la più bella di tutte, Angelica che fa innamorare tutti i cavalieri, che fa impazzire il
paladino Orlando - e che, sia detto per inciso, è una principessa cinese: Angelica è la figlia del re
del Catai, e nel Catai tornerà alla fine per vivere felice e contenta con Medoro il suo amore - ,
Angelica la Bella continua a scappare e a passare da un guaio all'altro per mezzo poema. La
vediamo legata a uno scoglio davanti a un mostro marino che vorrebbe mangiarsela, la vediamo
rapita e portata in mezzo al mare da un cavallo-demonio, terrorizzata e molto femminilmente
preoccupata di non bagnarsi le scarpette e i vestiti, mentre il vento la spettina:
Ella tenea la vesta in su raccolta
per non bagnarla, e traea i piedi in alto.
Per le spalle la chioma iva disciolta,
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