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Queste figure mitologiche sono il simbolo della seduzione. Nel medioevo diventarono quello che
vediamo ancora oggi nei cartoni animati e nella pubblicità: donne bellissime dalla vita in su, ma che
finiscono con una coda di pesce. Creature che possono vivere solo nel mare, quindi. Ma per gli
antichi non avevano code di pesce, avevano ali e corpi da uccello. Perciò si immaginava che
cantassero. Erano creature dell'aria, quindi al massimo della spiaggia, o della costa alta e rocciosa. I
coloni greci dell'Italia del sud le vedevano sul promontorio del Capo di Sorrento, di fronte all'isola
di Capri. Singole sirene erano identificate con città o zone particolari (la sirena Partenope è la
fondatrice di Napoli, la sirena Leucosia/Licosa viveva accanto ai templi di Paestum). Le piccole
isole deserte davanti alla costiera amalfitana si chiamavano "Le sirene". E su un'isola o su una
spiaggia abitano anche tutte le altre donne incontrate da Ulisse. Sono figure di confine, poste tra la
terra e l'acqua. Possono essere raggiunte solo via mare, ma rappresentano la sicurezza della terra,
come Penelope che aspetta fedele lo sposo a Itaca, l'isola-casa, l'isola-nido, o come la giovane e
palpitante Nausicaa che lo accoglie naufrago nell'isola dei Feaci. Il marinaio Ulisse viaggia - o
viene portato involontariamente dai flutti - tra le isole e tra le donne, donne che sono anche
metaforicamente ciascuna un'isola, chiusa in se stessa, che non ha alcuna comunicazione con le
altre donne se non per mezzo di quell'uomo che tutte le visita. Ciascuna può rappresentare per lui un
porto sicuro ancorché temporaneo, come la ninfa Calipso che ospita Ulisse e lo ama per sette anni,
rassegnandosi infine a lasciarlo andare libero; o la magia della passione, come la bellissima Circe
che trasforma tutti gli uomini in animali ma, sconfitta dall'astuzia di Ulisse, gli offre l'amore e
insieme tutta la sua sapienza di figlia del dio Sole.
La spiaggia della maga Circe si trova in un luogo indefinito, potrebbe appartenere a un'isola o anche
essere sul continente, ma nel Mediterraneo isole e donne hanno finito per associarsi così
strettamente che è difficile immaginare una magia senza un'isola.
E se sommiamo una donna e un'isola e una magia il risultato è che veniamo trasportati per incanto
in uno dei capolavori assoluti della letteratura italiana di ogni tempo, in un'altra isola dove regna
un'altra maga, assolutamente perfida, ma senza dubbio discendente diretta della Circe omerica.
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare...
Comincia così, con una traversata marina, la straordinaria macchina narrativa dell' Orlando Furioso
costruita da Ludovico Ariosto all'inizio del Cinquecento. Più che un poema, un vero romanzo in
versi, che ha uno dei suoi luoghi più incantati - e incantevoli - nell'episodio celebre dell'isola di
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