[In altre parole] Sostenibilità ed impatto sociale delle imprese cinesi

2023-02-13 22:02:41

KPMG ha elaborato un prospetto in cui analizza i report di sostenibilità delle imprese cinesi. Emerge un trend interessante in tre ambiti specifici che ci fa prendere coscienza di come il tema della sostenibilità sociale ed ambientale stia entrando nelle corde profonde delle aziende cinesi.

 

di Francesco Maringiò

Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere le possibilità di quelle future è una scommessa che il mondo imprenditoriale pubblico e privato sta cercando di affrontare, immaginando uno sviluppo sostenibile. La necessità di rispondere in modo innovativo, costruendo un nuovo pensiero e sviluppando una criticità diversa sul mondo, ha spinto le Nazioni Unite ad individuare una serie di azioni (17 in totale) che rappresentano gli Obbiettivi dello Sviluppo Sostenibile, contenuti all’interno dell’Agenda 2030. In questo solco, le aziende possono dare il proprio contributo alla causa compiendo scelte che impattino positivamente sulla Terra, le persone e le economie. La fotografia dell’impegno dell’impresa su questi temi viene rappresentata dal Report di sostenibilità che sempre più aziende stanno adottando.

La famosa società di consulenza KPMG ha recentemente pubblicato un prospetto che analizza i report di sostenibilità di 5.800 imprese, dislocate in 58 paesi ed aree diverse del mondo. Con riferimento alle imprese G250, ossia le 250 maggiori aziende al mondo per fatturato in base alla classifica stilata da Fortune, si evince che quasi la totalità ha pubblicato un rapporto di sostenibilità. Ricordiamo che il numero di imprese cinesi G250 è cresciuto a 74 nel 2022, rispetto alle 61 unità del 2020, rappresentando il 30% del totale. E tra le N100, i campioni mondiali delle prime 100 aziende per fatturato, il 79% adotta un Report di sostenibilità. Anche in questo ambito il peso della Cina è cresciuto negli ultimi anni, arrivando a quota 89% nel 2022. Tra esse il 61% ha adottato il report ESG (rendicontazione ambientale, sociale e di governance). Un passo importante che vede una netta tendenza da parte delle imprese cinesi ad adeguarsi alla media mondiale. La Cina, sottolinea KPMG, «sta lavorando su aree chiave, come la conservazione ecologica e la protezione dell'ambiente, e sta ottenendo il sostegno di un ampio spettro di stakeholder per esplorare nuove possibilità di rendicontazione della sostenibilità sullo sfondo di uno sviluppo verde».

Da questo report emergono tre indirizzi fondamentali che caratterizzano l’attività delle imprese cinesi: l’analisi dei dati ed il coinvolgimento dei soggetti che partecipano al processo aziendale, l’approccio proattivo al cambiamento climatico ed all’esigenza di rispondere agli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio e l’aumento degli standard ESG. Il tema della riduzione delle emissioni è cruciale. Del percorso cinese alla de-carbonizzazione ne abbiamo già parlato in passato [link a: https://italian.cri.cn/opinioni/notizie/3208/20210423/654011.html], quello che è importante sottolineare alla luce di questo report è che tale obiettivo è perseguito dalle imprese cinesi non solo per dare un contributo materiale agli obiettivi “dual carbon” ma, come fa notare Wei Lin di KPMG China, anche per «mantenere il loro primato, sfruttando il valore potenziale e la resilienza delle loro aziende in un ambiente sempre più competitivo». Ma il tema del percorso verso la progressiva de-carbonizzazione diventa cruciale anche alla luce delle scelte fatte dall’Europa in tema di energia. A seguito delle sanzioni imposte alla Federazione Russa, l’Europa aumenterà il proprio consumo di carbone fino al 2025 ed ha già contribuito in misura massiccia all’aumento dell’1,2% di consumo globale di carbone, registrato lo scorso anno.

Sul primo ambito di intervento è emerso che la stragrande maggioranza delle imprese cinesi intervistate ha riportato informazioni ESG nel report ed ha maturato l’interesse ad un più stringente coinvolgimento degli stakeholder. Passi in avanti devono ancora essere fatti, a partire dall’esigenza di produrre maggiore documentazione con i dati quantitativi e finanziari, ma la tendenza è evidente. Tuttavia, non è importante soltanto avere chiaro (e comunicare) l’esigenza di una maggiore responsabilità nell’affrontare il rischio climatico, ma vanno individuate le azioni che producono un effetto positivo in questa direzione, per esempio contribuendo concretamente alla riduzione delle emissioni. E qui agisce il secondo ambito di intervento tracciato dal report di KPMG, che evidenzia come stia crescendo la consapevolezza anche di altri fattori che influenzano il rischio climatico, come per esempio la perdita della biodiversità. Infine, non va sottovalutato come la pandemia abbia messo in luce che, oltre ai bisogni primari della produzione e del lavoro, esiste una gamma di bisogni accessori che impattano direttamente sulla società e la qualità della vita. Questo è il terzo ambito di intervento analizzato nelle imprese cinesi, che mostra il peso dell’informazione non finanziaria delle realtà produttive. A partire dai nuovi GRI standard, che rappresentano parametri per la rendicontazione della sostenibilità sulla base degli impatti più significativi sulle comunità locali, i dipendenti e l’ambiente.

Questa grande trasformazione delle aziende cinesi è rappresentativa di una metamorfosi necessaria al fine di contribuire attivamente ai temi posti dall’Agenda Onu 2030 ed ai piani fissati dal governo centrale, a partire dal 14º piano quinquennale. È uno sforzo importante, realizzato in un tempo rapidissimo e di cui a volte, qui in Occidente, non abbiamo piena contezza. Lo spirito imprenditoriale cinese, soprattutto quello privato, per quanto protagonista del miracolo economico, è relativamente giovane. Mentre in Europa la tradizione industriale affonda le radici in un arco di tempo che abbraccia più di due secoli, in Cina ha appena 40 anni. Ed in questo rapido arco di tempo non solo ha dovuto imparare i processi, le tecnologie ed il know how dell’imprenditorialità, ma ora si stanno convertendo obbiettivi e priorità per farsi carico delle esigenze poste dalla sfida climatica ed ambientale. Mentre il Paese è ancora in corsa per completare il processo di modernizzazione, si lavora perché il miglioramento della vita del popolo abbia una dimensione olistica, che comprenda lo sviluppo economico ma anche quello ambientale e sociale. Ed imprese e lavoratori devono rapidamente convertire i propri obbiettivi. Ma le prospettive sono incoraggianti. La sfida, di cui parlavamo, di passare dalla consapevolezza del rischio climatico al piano operativo per affrontarlo è nelle corde della popolazione cinese, abituata a pianificare le azioni a lungo periodo attraverso obbiettivi intermedi su cui verificare i passi in avanti effettivamente conseguiti. Infine, l’idea di dare un peso essenziale alle attività non solo economiche e finanziarie delle imprese, ma anche al loro impatto sociale, si innesca su una pratica largamente diffusa in Cina sulla filantropia per progetti sociali. Un volume importante che, secondo alcune stime, sfiora i 10,9 miliardi di dollari.

Certo non mancano le aree di inadeguatezza, messe in evidenza dall’analisi dei report di sostenibilità, ma si osserva una certa attenzione da parte delle aziende cinesi ad imparare dai casi di successo e sperimentarli nel proprio contesto. Ancora una volta, la cooperazione può essere la leva per incentivare questo importante processo e, soprattutto, dare un contributo fattivo alla sostenibilità sociale ed ambientale in tutto il mondo.


L'autore è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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