Il 17-18 ottobre all'Università di Wenzhou si sono tenuti due eventi: il 3° Simposio internazionale sui wenzhouesi nel mondo e il 5° Congresso sui cinesi di Prato, a cui hanno partecipato una settantina di studiosi ed esperti cinesi, italiani ed australiani.
Per la parte italiana era presente l'Università di Firenze, per la parte cinese le Università di Wenzhou, Xiamen e Zhongshan e l'Accademia di Scienze sociali di Shanghai, e per la parte australiana l'Università Monash di Melbourne.
Una cosa interessante è che è stata proprio l'Università di Monash ad iniziare il progetto di studio congiunto sui wenzhouesi di Prato.
In ogni caso l'Università di Firenze è impegnata da tempo in ricerche di tipo economico sul distretto industriale di Prato, portate avanti dalla prof.ssa Gabi dei Ottati.
Per capire com'è scattato il progetto congiunto di studi sui wenzhouesi di Prato, diamo la parola a Stephanie Fahey, rettore per il Local Engagement dell'Università di Monash:
"L'Università di Monash effettua delle ricerche sulle migrazioni da anni, ma solo dal 2006 si è focalizzata sui cinesi di Prato. Abbiamo un Centro a Prato da dieci anni, nato in origine per degli altri scopi. Visto che è importante per l'università dare dei contributi a livello locale, abbiamo iniziato ad utilizzare il centro anche per studiare i cinesi locali. Il Centro di Prato ha un direttore dall'Australia, che è il capoprogetto, e lavora con la camera di commercio, con la provincia e il comune sul tema, molto delicato, dell'immigrazione, specialmente cinese".
Stephanie Fahey ha aggiunto che Australia e Cina hanno molti rapporti, alcuni decenni fa è iniziata una forte immigrazione cinese nelle miniere australiane, ma i rapporti fra la comunità locale e quella cinese sono cordiali perché l'Australia ha sviluppato delle strategie che aiutano la comprensione. Quindi pensano di poter aiutare a costruire un buon rapporto anche fra pratesi e cinesi. L'Università di Monash lavora con le Università di Wenzhou e di Firenze per aiutare il governo italiano e anche i cinesi a sviluppare politiche e strategie per la comprensione. Ma adesso ridiamo la parola a Stephanie Fahey:
"Monash è un'università internazionale, abbiamo un campus anche a Kuala Lumpur, in Malaysia, a Johannesburg, in Sudafrica, un centro di ricerca a Mumbai, in India, e uno prossimamente a Suzhou, in Cina. I nuovi campus sono postgraduate. Ma quello di Prato è un centro, non un campus, che effettua delle ricerche. Per fare un esempio, abbiamo tenuto da poco a Johannesburg una conferenza sugli investimenti cinesi in Africa, perché la situazione è complessa, abbiamo portato ricercatori da tutto il mondo, non solo africani, ma anche americani, coreani, cinesi e olandesi, perché ci sono incomprensioni e mancanza di comunicazione. Noi pensiamo che l'università sia un posto dove si portano idee e si discute per contribuire alla realtà locale".
Stephanie come è venuta in contatto con Wenzhou?
Lavorava all'Università di Sidney e anni fa ha portato 300 funzionari wenzhouesi in Australia per un training. Poi è passata a Monash, ha scoperto che la comunità cinese di Prato era di Wenzhou, quindi ha coinvolto l'Università di Wenzhou nelle sue ricerche.
"Questo è il nostro 5° congresso sui wenzhouesi di Prato, i congressi si tengono alternativamente a Prato e a Wenzhou perché vogliamo incoraggiare i leader locali e i businessmen cinesi a partecipare. Sono tutti molto interessati, perché sono preoccupati per la situazione e fanno di tutto per creare una comunità migliore".
Dopo aver ascoltato l'intervento di Stephanie Fahey, passiamo ad illustrarvi la città di Wenzhou, da cui proviene la maggioranza dei cinesi di Prato.
Wenzhou è una città portuale circondata da monti, molto popolata e con poca terra coltivabile, quindi gli abitanti si danno da tempo al commercio, che si è esteso dalla scala nazionale a quella internazionale. L'emigrazione è iniziata all'inizio del secolo scorso, ed ha visto un picco a partire dall'inizio degli anni ottanta.
Un importante motivo dell'enorme numero di emigrati da Wenzhou nel mondo intero, specialmente in Europa e in Italia, a Prato, sono gli stretti rapporti fra parenti e amici: ne parte uno, che poi si porta dietro famiglia, amici e parenti. Da questo punto di vista, risulta illuminante l'intervento al congresso del prof. Zhu Pei, del City College dell'Università di Wenzhou, che ha presentato una tesi sui motivi economici e culturali del successo degli imprenditori contadini di Yongjia, un distretto di Wenzhou:
"I contadini del distretto di Yongjia, a nord di Wenzhou, hanno creato 10mila supermercati in tutta la Cina, con un fatturato annuale sui 50 miliardi di yuan. Yongjia è il distretto più povero di Wenzhou, è montuoso, specialmente la circoscrizione di Huatan, in cui nel 1980 il reddito annuale procapite era inferiore a 150 yuan, e nel 2007 era solo 6000 yuan. Huatan ha 26mila abitanti, 8mila dei quali hanno fondato 8mila supermercati in tutta la Cina, di cui ogni famiglia possiede delle azioni. Per esempio due fratelli hanno aperto la catena 'Ruhaichaoshi', che ha 1600 negozi, prima nel delta del Fiume Azzurro, e poi anche nel resto del paese. La dimensione di questi supermercati raggiunge quella dei Wal-Mart, sui 20mila mq, ma il livello dei prodotti è inferiore, comunque i loro padroni hanno patrimoni sui 100 milioni di yuan".
Come si spiega questo miracolo?
Secondo l'illustrazione di Zhu Pei, negli anni settanta i contadini di Huatan erano poverissimi, nel '78 è iniziata l'apertura a livello nazionale, quindi hanno lasciato i villaggi per darsi alla cardatura del cotone, guadagnando qualcosa. Nel 1988 a Qiaotouzhen, una cittadina della zona, c'era il primo mercato nazionale dei bottoni, a poco prezzo, allora li hanno venduti a Nanchino, Wuxi e altrove.
Quindi hanno guadagnato sfruttando la differenza di prezzo fra un posto e l'altro, senza bisogno di tante altre nozioni imprenditoriali. Nel frattempo hanno creato dei contatti con l'esterno ed hanno appreso dall'esperienza altrui.
Adesso ridiamo la parola a Zhu Pei:
"I gruppi di commercianti locali operano secondo gli stretti rapporti tradizionali fra amici e parenti, e il concetto di 'yili' di aiutare gli altri ad iniziare delle attività per emanciparsi dalla povertà ed ottenere dei profitti. Il migliore esempio di questa cooperazione è un locale, Wang Gaidang, che ha aiutato centinaia di persone, che a loro volta ne hanno aiutate migliaia, e che amava dire dire: Non è bello se tutti guadagnano?!"
Da quanto ha detto Zhu Pei, un cinese può creare lavoro per migliaia persone in Cina e ... può portarne altre in Europa.
Per dei motivi culturali ed economici: nel 1983 i wenzhouesi guadagnavano 30 yuan al mese per fare del lavoro manuale in Cina, ma in Europa nello stesso periodo potevano guadagnare l'equivalente di 7-8000 yuan, ossia 200 volte di più, da cui l'aumento dei migranti, portati per solidarietà da amici e parenti.
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