Il 5° Congresso sui cinesi di Prato (I)
  2012-12-05 15:06:50  cri

In Italia ci sono già molti scrittori cinesi.

Dalle ricerche di Valentina Pedone, dell'Università di Firenze, presentate al 5° Congresso sui wenzhouesi di Prato, emerge che fra i maggiori scrittori cinesi in Italia spicca Bamboo Hirst.

Nata a Shangai nel 1940, il padre di Bamboo era un diplomatico italiano, e la madre una ragazza cinese. Ora vive e lavora a Milano. È autrice di diversi romanzi e saggi che documentano la realtà politica, sociale ed economica della Cina, con particolare riguardo alla condizione femminile. Tra questi ricordiamo Inchiostro di Cina (1987), Il mondo oltre il fiume dei peschi in fiore (1989), Passaggio a Shangai (1991), Cartoline da Pechino (1994).

La giornalista Hu Lanbo, invece, ha scritto la novella "La strada per Roma", che parla della sua vita in Francia e in Italia. Lavora alla rivista "Shijie Zhongguo", che pubblica scritti in cinese e italiano di cinesi in Italia.

Altri scrittori cinesi interessanti sono Yang Xiaoping, la poetessa Chen Xi, e Ji Yue. Mao Wen ha scritto due novelle sulla sua vita in in Italia, ed è anche regista. Deng Yuehua è un operaio nel nord dell'Italia e scrive molto, anche poemi. Marco Wong, della seconda generazione, scrive su temi erotici, tipo una ragazza cinese nata in Italia, piuttosto debole.

Questri scrittori scrivono per far capire una realtà diversa da quella descritta dai media italiani. In Italia la cultura è monolingua e ci sono molti cliché sui cinesi, di solitari e disinteressati al locale. Molte storie sono autobiografiche.

La seconda generazione di cinesi in Italia si sente al 100% cinese e al 100% italiana, non più monocultura.

Di conseguenza in Italia nascono dei concorsi per scrittori stranieri e anche delle case editrici specializzate.

Maria Omodeo, della facoltà di cinese dell'Università di Firenze, si occupa da 15 anni della seconda generazione di cinesi in Toscana, quindi dei bambini. Alcuni sono rimandati da piccoli in Cina dai nonni e poi tornano in Italia per frequentare le elementari.

"Quando i primi bimbi cinesi sono arrivati all'inizio degli anni '90, è stata una sfida per le scuole toscane, ed è emersa la necessità di incrementare l'educazione bilingue. In seguito al dialogo sempre più vivace fra Cina e Italia, sempre più scuole italiane cercano scambi con scuole cinesi, specialmente del Zhejiang. Nonostante il grande apparato legale e il valido corpo insegnanti italiano, il focus dell'educazione in Italia è sul linguaggio, e quello che è esterno non si considera per il mutuo arricchimento personale. Una delle conseguenze è che gli imprenditori lamentano che devono rivolgersi all'estero per trovare dei cinesi multilingua per i loro affari, e non a quelli in Italia".

Maria Omodeo ha aggiunto che adesso 180 studenti cinesi studiano cinese ai corsi offerti da alcune scuole di Firenze, con dei buoni risultati anche nelle altre materie. Le ricerche confermano che più studiano cinese, più socializzano con gli altri ragazzi stranieri. Molti potrebbero andare all'università, ma finora pochi lo fanno. Molte scuole toscane stanno sviluppando dei curricula di studi con le scuole di Wenzhou. Maria Omodeo lavora anche per il COSPE.

"Il Cospe è una ONG che lavora con gli emigrati in Italia e in Europa, specialmente cinesi, e in Cina si occupa di cooperazione internazionale con le donne delle minoranze etniche e di rapporti fra scuole italiane e cinesi, per cambiare la prospettiva della scuola italiana verso un curriculum più internazionale. Insegno lingua e letteratura cinese a Firenze, ci sono sempre più studenti di cinese, anche stranieri, è la lingua del futuro. Stabiliamo accordi fra scuole italiane e cinesi, ad oggi siamo a 18 accordi già siglati e 8 scambi già fatti fra Toscana e Zhejiang. A maggio è stata costituita una rete di scuole di cinese a livello nazionale in Italia, il leader è Pan Shili, un pedagogista venuto a vivere in italia 20 anni fa, abbiamo richieste da molte città per fare attività simili. Ossia l'invio di insegnanti cinesi dalla Cina a insegnare, e scambi fra ragazzi delle elementari. Nel 2008 abbiamo mandato in Cina il primo gruppo, è stato ottimo, e i bimbi cinesi sono venuti in Italia, a piccoli gruppi, sono i nostri ambasciatori …"

G: Cari amici, nel 2010 il Comune di Firenze e il COSPE hanno pubblicato il libro bilingue, italiano e cinese, "Jiaoliu: Scambiando si impara":

"Il libro descrive i 10 anni delle attività, dal 1996 al 2006, delle prime 11 scuole che hanno aderito, delle due parti, adesso sono già 18. Allora abbiamo pensato di creare una rete fra le scuole, con Pan Shili, preside della Scuola di Cinese di Firenze e presidente di un'associazione di scambi culturali fra Italia e Cina, che garantisce la qualità dello scambio interculturale. Gli scambi non interessano solo i ragazzi cinesi, ma anche rumeni, e filippini, che sono studenti italiani a tutti gli effetti. Si pagano il viaggio, ma hanno vitto e alloggio gratuito. Abbiamo anche molti volontari italiani".

Maria Omodeo ha citato Pan Shili, il direttore della Scuola cinese di Firenze, a cui diamo subito la parola:

"Sono Pan Shili, preside della Scuola cinese di firenze, promossa dall'Ufficio cinese per i cinesi d'oltremare (Guoqiaoban) per insegnare cinese alle elementari, medie e superiori italiane. I corsi si tengono nelle scuole al mattino in italiano e in cinese al pomeriggio, al sabato abbiamo corsi di danza inglese, matematica, ecc. Gli studenti sono cinesi, o figli di coppie miste. A Firenze operiamo alla Scuola media Paolo Uccello dal 2001, da 12 anni, ed è un grande successo, con l'aiuto di Maria Omodeo, del governo locale e del governo cinese che manda gli insegnanti. Noi rispettiamo le regole locali, per cui questo è un buon modello che può essere diffuso, infatti su approvazione del ministero dell'Istruzione italiano abbiamo fondato il Consiglio del Gruppo dell'insegnamento in lingua cinese in Italia (yidali huawen jiaoxue jituan lishihui), di cui Maria Omodeo è presidente e io vice presidente, e abbiamo già 9 sedi in Italia".

Una cosa interessante è che i corsi di cinese sono in cinese standard, mentre i ragazzi cinesi a casa parlano il dialetto di Wenzhou. Però adesso c'è il fenomeno che le famiglie di Wenzhou a Firenze ingaggiano delle domestiche del nord-est della Cina, che parlano cinese-standard, il che aiuta i piccoli.

Pan Shili ha esperienza nell'educazione, visto che ha lavorato a suo tempo all'assessorato all'istruzione della città di Rui'an, presso Wenzhou.

E' andato in Italia nel 1993, ed è stato scoperto da Maria Omodeo, che ne ha fatto un prezioso aiuto per il lavoro di contatto con la parte cinese.

Per noi è stato un vero piacere scoprire che in Toscana e nel resto dell'Italia ci sono così tante attività di scambio a favore dei ragazzi cinesi della seconda generazione...


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