Alcuni media e agenzie di intelligence degli Stati Uniti e di altri Paesi occidentali hanno di recente pubblicizzato ancora una volta la falsa narrazione della cosiddetta “minaccia spionistica cinese”, calunniando non meglio identificati “hacker cinesi” che avrebbero invaso le reti di telecomunicazione statunitensi”, ecc. lanciando all’opinione pubblica un nuovo round dell’offensiva.
Li Haidong, docente all’Università cinese per gli affari esteri, ha affermato che la pubblicazione di tali reportage in questo momento da parte di media come il Wall Street Journal, dimostra il loro essere diventati strumento dannoso della competizione degli Stati Uniti con la Cina, con lo scopo di intensificare l’atmosfera di sfiducia a livello politico e sociale degli Stati Uniti nei confronti della Cina e di consolidare ulteriormente il cosiddetto consenso dell’opinione pubblica su tale concorrenza e confronto, cercando di preparare il terreno per un inasprimento dei toni della politica nei confronti della Cina della prossima amministrazione USA.
Non si tratta in realtà della prima volta che gli Stati Uniti accusano la Cina di costituire una “minaccia spionistica” per il Paese. Nel 2018, al fine di cooperare con l’ampia politica di contenimento del governo statunitense contro la Cina, soprattutto, il Dipartimento di Giustizia Usa ha lanciato il cosiddetto “Piano d’azione per la Cina”, arrestando successivamente diversi esperti e studiosi cinesi ricorrendo a metodi come l’“entrapment” e altri, e inventando una serie di cosiddetti “casi di spionaggio cinese”, in modo da danneggiare seriamente gli scambi e la cooperazione sino-statunitensi. Poiché nessuna prova è stata trovata e il piano ha subito una forte opposizione da parte della comunità accademica americana, il Dipartimento Usa della Giustizia ha dovuto annunciarne la fine nel 2022.
Tuttavia, dietro ogni tipo di farsa politica, chi è il vero “manovratore nell’ombra” dello spionaggio internazionale? Nel 2013, durante la divulgazione delle informazioni segrete sul sistema Prism, Edward Snowden, ex dipendente della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti, ha sottolineato che gli USA stavano in realtà cercando di condurre una sorveglianza a tutto tondo del cyberspazio globale. La Cina è, in particolare, il principale obiettivo e la vittima principale dei “furti informatici” degli Stati Uniti. Negli ultimi anni, molte istituzioni cinesi come l’Università Politecnica del Nord-Ovest e il Centro di monitoraggio sismico di Wuhan, hanno spesso subito attacchi da gruppi di hacker stranieri. Dopo le indagini condotte, la Cina ha scoperto che gli iniziatori di tali attacchi erano tutti legati ai dipartimenti di sicurezza statunitensi.
Non importa come gli Usa decidano di servire la solita minestra riscaldata dello “spionaggio cinese”, non possono celare l’essenza del loro comportamento, quello di muovere accuse false contro la parte cinese. In questo modo, invece di nascondere la verità, essi non hanno fatto altro che rivelare chiaramente la loro immagine di “Impero degli Hacker”, accelerando il crollo della propria credibilità. La Cina colpirà risolutamente ogni furto di segreti da parte di forze straniere, salvaguardando con decisione la sovranità nazionale, la propria sicurezza e i propri interessi di sviluppo.