Erano molto alte le aspettative su questa edizione del vertice BRICS di Kazan, ma credo possiamo concordare con il fatto che esso abbia rappresentato un momento importante di svolta di questo processo di emersione di un mondo multipolare.
In un articolo pubblicato sull’edizione europea di Politico, si osserva come al recente vertice dei paesi del Commonwealth che si tiene dal 21 e al 26 ottobre a Samoa, in Oceania, alcune delle ex colonie britanniche hanno preferito disertare l’appuntamento per partecipare, invece, al vertice dei BRICS.
«Il primo ministro indiano Narendra Modi e il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa, - scrive Politico - due dei più potenti leader del Commonwealth attesi, hanno entrambi scelto di saltarlo in favore del vertice BRICS ospitato dal presidente russo Vladimir Putin a Kazan, dove è presente anche Xi Jinping. Lo Sri Lanka, che questa settimana ha presentato domanda per entrare a far parte dei BRICS, non invierà né il suo primo ministro né il suo ministro degli esteri a Samoa, ha affermato un funzionario dell'Alto Commissariato di Londra».
È la rappresentazione più significativa (e bella) del processo di liberazione da vincoli post-coloniali che incredibilmente ancora permangono nel mondo contemporaneo e che solo l’emersione di organismi multilaterali come il vertice dei paesi BRICS ha permesso di maturare. Sicuramente una serie di temi, anche nevralgici, su cui si erano concentrate le aspettative della vigilia non sono stati ancora affrontati in modo completo, ma il segno di questo processo è che il consolidamento di un mondo multipolare è un processo irreversibile.
Uno dei temi all’ordine del giorno del vertice in Russia è stato il modus operandi dell’allargamento del club. Proprio riflettendo sul futuro dei BRICS e sulle linee strategiche di un suo sviluppo, il presidente cinese ha voluto nel suo discorso proporre 5 aree di intervento attorno a cui strutturare i BRICS. Queste sono: la pace, l’innovazione, la giustizia, lo sviluppo verde e la relazione tra le persone.
Il richiamo da parte di Xi Jinping all’impegno per la pace e la giustizia fornisce un quadro di riferimento importante per le priorità dei paesi BRICS, anche da un punto di vista valoriale. Viviamo infatti in un mondo contrassegnato da guerre ed ingiustizie crescenti che necessitano una via d’uscita. La Cina è impegnata per la de-escalation della crisi ucraina, attraverso l’iniziativa congiunta con il Brasile ed altri paesi del Sud globale, offrendo quindi una soluzione politica al conflitto. Parallelamente è impegnata a sostenere una soluzione globale, giusta e duratura della questione palestinese, condannando l’escalation nella regione che sta provocando una crisi umanitaria senza fine a Gaza e in Libano.
È evidente che il sistema globale attuale è imperniato su una governance che non solo non è rappresentativa dei profondi cambiamenti globali emersi negli ultimi tempi, ma che non affronta i problemi urgenti del mondo contemporaneo. Quando la Cina chiede maggiore giustizia sul piano internazionale pensa ad una riforma della governance globale che non solo tenga conto dell’ascesa del Sud globale, ma che permetta la realizzazione di quello che, il leader cinese definisce come il “vero multilateralismo”. Non è la prima volta che troviamo questa locuzione del discorso politico cinese. Il mondo contemporaneo è caratterizzato dall’emersione di nuovi attori regionali e globali, come dimostra il successo e la capacità di attrattiva esercitato dai BRICS. Tuttavia, viviamo ancora in un mondo plasmato su regole proprie di un mondo unipolare, dove alcuni paesi godono di diritti acquisiti a scapito di altri. Uno dei terreni dove è più evidente il permanere di un’architetture di governance “unipolare”, in un mondo multipolare, è rappresentato dalla finanza, di cui il leader cinese chiede una urgente riforma. L’esercizio di un “vero multipolarismo” è pertanto una riforma della governance che permetta al mondo multipolare ed ai paesi del Sud globale di esercitare il proprio ruolo al pari degli altri, in un mondo di regole giuste e democratiche.
Quello che viene indicato dal presidente cinese è un percorso chiaro di unità del Sud Globale di fronte ad un mondo caotico ed in guerra, ma senza riproporre la nascita di un “blocco contrapposto” che instrada il mondo verso una pericolosissima “nuova guerra fredda”.
Qui in Occidente si tende spesso a rappresentare le posizioni della Cina (e degli altri paesi chiave dei BRICS+) in modo distorto. Soprattutto, si promuove l’immagine di un paese che vorrebbe scardinare l’ordine internazionale per plasmarlo in funzione dei propri interessi nazionali. Controprove sulla fallacia di questa tesi non si fatica certo a trovarle, ma il vertice di Kazan ce ne offre una, incredibilmente illuminante. Le 5 aree di sviluppo dei BRICS+ indicate da Xi Jinping nel suo discorso, sono quasi integralmente coincidenti con i punti del discorso di Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, proprio a Kazan. Non è una coincidenza. La democratizzazione delle relazioni internazionali ed il rispetto e rafforzamento di un sistema di governance globale che abbia le Nazioni Unite al suo centro è uno dei caposaldi dell’attività politica e diplomatica della Repubblica Popolare cinese. E questa convergenza di vedute, proprio mentre l’Onu è soggetta a campagne di denigrazione (o a veri e propri assalti militari) da esponenti del cosiddetto Occidente collettivo, è garanzia di pace e stabilità per il mondo intero.
L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta