BRICS+ da riunione informale a perno di un nuovo mondo

2024-10-23 16:45:40

Con l’arrivo ieri a Kazan, capoluogo della Repubblica russa del Tatarstan, dei principali leader dei paesi aderenti al BRICS+ ha preso il via il vertice del club delle principali economie emergenti del pianeta. A leggere i giornali le aspettative per le decisioni e l’indirizzo politico che prenderà questo summit sono tante e vanno da una discussione sulla riforma del sistema finanziario internazionale alla guerra in Medio Oriente, dal dibattito sulle regole di adesione dei nuovi membri ad una riforma del sistema dei pagamenti internazionali. Segno inequivocabile del peso politico (e non solo economico) rappresentato da questo gruppo di paesi. Un bilancio completo dei risultati sarà possibile tracciarlo solo domani al termine del forum, ma alcuni punti chiave è utile averli ben presenti sin da ora.

Innanzi tutto, il fatto che il vertice sia organizzato in Russia e che qui siano giunti i leader di paesi che assieme rappresentano il 45% della popolazione mondiale ed una quota di Pil (PPP) che supera quella del G7, rompe la retorica in voga nell’occidente dell’ “isolamento della Federazione russa” da parte della comunità internazionale. Una fattuale falsità se si guarda per esempio alle votazioni in consessi quali le assemblee generali dell’Onu o la lista di paesi che aderisce alla politica del sanzionismo statunitense, ma che ha fatto breccia nella percezione di massa qui in Europa. La seconda considerazione, forse ancora più importante, nasce dal fatto che i BRICS+ sono il frutto di un progressivo allargamento dei vertici informali dei paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), che mai hanno concepito sé stessi come il perno di un nascente polo geopolitico, omogeneo sul piano politico ed ideologico e rivolto contro altri paesi o blocchi geopolitici. Questo aspetto porta con sé una conseguenza fondamentale: non esistendo una gerarchia di potere nella relazione tra i paesi, l’unico modo attraverso cui questo club può prendere delle decisioni è quello del consenso. Il che non significa che non esistono e non valgono i rapporti di forza o che le decisioni non debbano essere mediate tra le varie e diverse esigenze, ma che si sta sperimentando una metodologia di relazioni tra grandi paesi che è alternativa a quella in voga qui in Occidente dove, sotto la patina (oramai sempre più sbiadita) della democrazia sbandierata e non praticata, si nasconde un sistema di relazioni basato sulla dipendenza di una “periferia” da un “centro” di comando politico e militare, che annulla la sovranità dei singoli stati. Da questo punto di vista, la differenza tra il modus operandi in voga tra i paesi BRICS+ e, per esempio, il G7, è lampante.

Un altro segnale interessante da cogliere è la presenza al vertice di Kazan del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Non è una novità in sé. Guterres aveva preso parte anche al precedente vertice in Sudafrica e, come prassi, partecipa ai vertici che vedono protagonisti un largo numero di paesi aderenti all’Onu, ma la sua partecipazione oggi acquisisce una valenza particolare. Nelle stanze della diplomazia internazionale riecheggiano ancora le parole di condanna dell’Onu da parte di Israele, non smussate né deplorate da parte dei suoi principali partner e finanziatori, a partire dagli Stati Uniti. Ancora di più, riecheggiano i missili israeliani che hanno attaccato deliberatamente le basi della missione Unifil schierata nel sud del Libano, in flagrante violazione del diritto internazionale e della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza. Ancora una volta emerge il doppio standard occidentale: la National Security Strategy americana del 2017 (la prima firmata da Donald Trump) definì Russia e Cina due avversari che avevano assunto una “postura revisionista” nei confronti dell’ordine internazionale, ad indicare l’intenzione di questi due paesi di stravolgere gli equilibri mondiali. Proprio la vicenda Unifil da parte di Israele ed il sostanziale avvallo statunitense (principale partner e fornitore di equipaggiamento militare) dimostra che chi vuole stravolgere le regole internazionali sono invece alcuni paesi del blocco occidentale (molti dei quali pesi coloniali), nel loro tentativo anti-storico di impedire l’emersione di paesi (molti dei quali ex colonie), il cui accresciuto peso nelle relazioni internazionali porta ad una crescente democratizzazione delle regole del gioco.

Uno dei terreni principali sui quali ci si attende che questo vertice BRICS+ faccia dei significativi passi in avanti è costituito da una serie di proposte di ordine finanziario che possa portare ad un nuovo ordine finanziario internazionale. Quello attuale è infatti basato su un sistema istituzionale fortemente squilibrato che serve nei fatti gli interessi dei paesi ricchi del Nord globale, a spese della maggior parte dei paesi a basso reddito del Sud globale. Uno studio del World Inequality Lab dimostra che è avvenuto nel corso degli anni un trasferimento netto di ricchezza dai paesi più poveri ai paesi più ricchi. Le prime economie del mondo hanno ricevuto un trasferimento diretto di ricchezza pari all’1% del proprio Pil (1% se teniamo conto del 20% delle economie più ricche del pianeta, 2% se restringiamo il campo al 10% di queste economie) da parte dell’80% dei paesi poveri che è così costretto a trasferire ogni anno circa il 2-3% del proprio PIL, somme che potrebbero essere spese in politiche di sviluppo a livello nazionale. Questo trasferimento di ricchezza è reso possibile dalla centralità del Dollaro negli scambi internazionali, un privilegio che istituzionalizza questo drenaggio di risorse dai paesi più poveri a quelli più ricchi.

Per queste ragioni è matura una discussione sulle forme di superamento di questo sistema iniquo, attraverso azioni in grado di definire un nuovo ordine finanziario internazionale, per esempio attraverso la creazione di un’unità monetaria contabile comune dei paesi BRICS+ (è stato già individuato il possibile nome: “the Unit”), la realizzazione di una piattaforma per i pagamenti in valute digitali dei diversi stati (BRICS Bridge) ed una nuovo sistema di pagamento (BRICS Pay), basato sulla blockchain, in grado di bypassare le transazioni in dollari, a ci andrebbe aggiunta la nascita di una nuova agenzia di rating alternativa alle big 3 statunitensi (S&P Global Ratings, Moody’s e Fitch Group).

 

Personalmente non credo che un singolo vertice possa sciogliere un groviglio di nodi complicati ed offrire soluzioni avanzate nell’immediato. Ma ciò a cui assistiamo è, senza dubbio, la maturazione di riflessioni e processi che rendono necessario un ripensamento complessivo degli equilibri internazionali. Per non arrenderci alla condanna dell’emersione di una nova guerra fredda e, soprattutto, per rendere questo mondo un posto più accogliente e più giusto.

L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

Our Privacy Statement & Cookie Policy

By continuing to browse our site you agree to our use of cookies, revised Privacy Policy. You can change your cookie settings through your browser.
I agree