Dallo scoppio di una nuova ondata di conflitto israelo-palestinese avvenuta ad ottobre dello scorso anno, le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza hanno portato alla morte più di 41.000 persone e allo sfollamento della maggior parte dei 2,3 milioni di persone nella Striscia di Gaza. Oggi, gli effetti della nuova ondata di conflitti si sono diffusi in molti paesi e regioni come Libano e Siria, portando a ulteriori conflitti e instabilità.
Dallo scoppio del conflitto, le Nazioni Unite hanno tenuto quattro riunioni sulla questione israelo-palestinese, il Consiglio di Sicurezza ha adottato quattro risoluzioni e anche la Corte internazionale di giustizia ha emesso un'ordinanza con misure provvisorie. La comunità internazionale ha più volte intimato il cessate il fuoco e la fine della guerra, ma il conflitto continua. Dietro a ciò c’è il fatto che alcuni paesi deliberatamente “deviano” per interessi egoistici, continuano a fornire assistenza militare, si fanno beffe del consenso internazionale e si rifiutano di attuare le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite.
A marzo di quest’anno, gli Stati Uniti hanno posto il veto a una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza che condannava il massacro dei rifugiati che ricevevano farina da parte dell’esercito israeliano. A settembre, nonostante l’opposizione di alcuni paesi rappresentati dagli Stati Uniti, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione che richiedeva a Israele di porre fine all’occupazione illegale dei territori palestinesi entro i prossimi 12 mesi.
Di fronte agli appelli per il cessate il fuoco, per la fine della guerra e per la pace, dobbiamo agire tutti insieme, far sentire la nostra voce e lavorare insieme per promuovere la pace in Medio Oriente il prima possibile.