Il 1° agosto, nella città meridionale di Khan Yunis, nella Striscia di Gaza, molti sfollati hanno espresso la loro frustrazione per il protrarsi del conflitto. L’assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha ulteriormente allontanato le prospettive di un cessate il fuoco, atteso con ansia dalla popolazione.
“Viviamo una tragedia e una sofferenza senza precedenti. Non avremmo mai immaginato lo scoppio di questa guerra, né la sua durata così prolungata. La situazione non accenna a migliorare, con Israele che continua a intensificare le operazioni. Dopo l’uccisione di Haniyeh, ci troviamo in una situazione ancora più critica, senza via d’uscita. Speriamo davvero in una rapida conclusione del conflitto”, ha dichiarato uno sfollato.
Un altro residente ha aggiunto: “Le condizioni peggiorano di giorno in giorno. Nessuno sembra preoccuparsi per noi. I nostri figli e i nostri fratelli vengono uccisi. Come si può giustificare il bombardamento delle cosiddette ‘zone sicure’ durante la notte? Quale colpa hanno i bambini per meritare questo sfollamento forzato?”.