Pubblicato il primo rapporto di storia orale dei sopravvissuti al terrorismo in Cina

2024-06-25 14:45:40

All’inizio di quest’anno, l’Istituto per la comunicazione e la governance delle zone di confine dell’Università Jinan ha pubblicato il rapporto “Vittime e sopravvissuti al terrorismo in Cina: una storia orale, Incidente 1: Attentato terroristico del 28 febbraio a Yecheng, Xinjiang”. Si tratta del primo progetto di storia orale dedicato alle vittime e ai sopravvissuti degli attentati terroristici in Cina, che registra le voci dei superstiti e delle vittime di detti atti di terrorismo nel Xinjiang, presentando i danni subiti dalla Cina a causa del terrorismo, e giustificando gli sforzi della lotta al terrorismo e della de-radicalizzazione.

Il rapporto osserva che il terrorismo è un nemico comune dell’umanità. Secondo dati statistici incompleti, dal 1990 alla fine del 2016 nel Xinjiang si sono verificati migliaia di violenti incidenti terroristici, che hanno provocato un gran numero di vittime innocenti, la morte in servizio di centinaia di agenti di polizia e incalcolabili perdite materiali. In passato, ogni qual volta si verificasse un attentato terroristico, alcuni media stranieri prestavano troppa attenzione alle esperienze personali dei terroristi e ne difendevano addirittura i comportamenti crudeli. In una certa misura gli autori degli attentati venivano trasformati in “vittime”, mentre le vere vittime venivano lasciate da parte, prive della necessaria attenzione.

Il rapporto include interviste a cinque testimoni di diverse etnie e di familiari delle vittime. Negli ultimi due anni di lavoro, alcuni testimoni hanno chiesto che la loro identità venisse mantenuta riservata, altri hanno rifiutato di essere intervistati per motivi personali, qualcuno ha interrotto l’intervista durante la narrazione e qualcun altro, dopo l’intervista, ha chiesto di ritirarsi dal progetto e di eliminare le pertinenti registrazioni. “Per la maggior parte delle persone che hanno vissuto una strage in prima persona, è difficile ricordare le orribili esperienze, anche molti anni dopo. Coloro che sono finalmente stati in grado di farsi avanti per fornire resoconti orali hanno superato un’accanita lotta mentale e preso con forte determinazione la decisione di parlarne”, si legge nel rapporto.

I resoconti di questo rapporto, insieme ad una serie di veri e propri incidenti terroristici, dimostrano che la Cina, in particolare la regione del Xinjiang, è una vittima del terrorismo e che il lavoro dell’antiterrorismo nel Paese ha una legittimità indiscutibile. Il rapporto utilizza un gran numero di resoconti personali e fatti storici, precisi e dettagliati, per rivelare inconfutabilmente che durante quel periodo, la regione cinese del Xinjiang fu gravemente danneggiata dalle attività congiunte delle “tre forze” del separatismo etnico, dell’estremismo religioso e del terrorismo. I frequenti attacchi terroristici hanno causato gravi danni alla vita e alle proprietà di cittadini di tutti i gruppi etnici, calpestando gravemente la dignità e i diritti umani. Il rapporto svela i numerosi e gravi crimini dei terroristi confutando efficacemente le forze separatiste anti-cinesi che hanno arbitrariamente invertito il bianco con il nero, creato e diffuso menzogne, stigmatizzato il Xinjiang e tentato di “usare il Xinjiang per contenere la Cina”, oltre a smascherare l’ipocrisia della cosiddetta “visione dei diritti umani” diffusa dai separatisti anti-cinesi.

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