Una delle aree nelle quali, da circa quarant’anni, la cooperazione tra Italia e Cina è stata molto intensa è quella del diritto.
Ciò è derivato, in particolare, dal fatto che la Cina si è trovata a dover elaborare, in un lasso di tempo relativamente breve, un complesso sistema di norme necessario per poter sostenere e alimentare i profondi mutamenti sociali ed economici avviati sul finire degli anni ’70 del secolo scorso con le Politiche di apertura e riforma. Ciò ha fatto sì che, in ragione del ruolo del diritto romano quale matrice comune e fondamento vitale dei diritti odierni, nascesse un interesse verso gli studi che lo riguardassero e dunque a cooperare con l’Italia, quale Paese tra i principali depositari dell’eredità giuridica romana.
Sul finire degli anni ’80 del secolo scorso, un autorevolissimo giurista cinese, il compianto Professor Jiang Ping, allora Rettore della Università della Cina di Scienze politiche e giurisprudenza (CUPL) e uno tra i principali protagonisti delle riforme susseguitesi nella più recente storia della Repubblica popolare cinese, pronunziò nell’Aula Marconi del Consiglio Nazionale delle Ricerche della Repubblica italiana una conferenza su “Il diritto romano nella Repubblica Popolare Cinese”, avviando uno stabile rapporto col Gruppo di ricerca sulla diffusione del diritto romano presieduto da un altro autorevolissimo giurista italiano, il Professor Pierangelo Catalano che già da qualche anno aveva notato, e sottolineato, proprio con particolare riferimento a quanto stesse appunto accadendo nella Repubblica popolare cinese, un “risveglio in Oriente” dell’interesse per gli studi sul diritto romano.
Nell’ambito di questo rapporto, coltivato grazie al contributo del Professor Sandro Schipani e di un folto gruppo di studiosi che è andato nel tempo a prendervi parte - tra i quali, ad esempio, per la parte cinese i Professori Fei Anling, Huang Feng, Xu Guodong e per la parte italiana i Professori Riccardo Cardilli, Oliviero Diliberto, Aldo Petrucci - è stato svolto un importante lavoro di studio e approfondimento del dialogo concettuale entro un contesto di forte complessità terminologica.
I frutti di questa collaborazione sono piuttosto numerosi e di grande valore. Basti pensare, ad esempio, all’imponente opera di traduzione in cinese di fonti romane: le Istituzioni di Gaio; le Istituzioni Giustiniano, mentre, per quanto riguarda il Digesto, si è proceduto con la pubblicazione di antologie di testi tradotti e parallelamente alla traduzione di interi libri che, al momento, ha superato la metà del totale dell’intera opera.
Riguardo le fonti giuridiche moderne, è stata svolta la traduzione di alcuni Codici italiani (Codice civile, Codice penale, Codice di procedura civile), così come di opere della scienza giuridica più recente. Traduzioni che hanno riguardato altresì testi legislativi cinesi resi accessibili in italiano e che, in generale, su entrambi i fronti rendono possibile l’approfondimento di diverse tematiche e il cui studio si è cercato altresì di favorire con l’elaborazione di manuali per gli studenti (si pensi, ad esempio, al Luoma Sifa Xue pubblicato dalla Professoressa Fei Anling in Cina, ovvero, all’Introduzione al diritto cinese pubblicato dal Professor Riccardo Cardilli e dallo scrivente in Italia), così come con l’istituzione di corsi che, seppur di diverso livello, si cerca di rendere disponibili già per gli studenti iscritti ai corsi di laurea, come, ad esempio, nel caso dei corsi di diritto romano offerti in diverse Università cinesi, oppure, del corso di Introduction to Chinese Law presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Brescia, ovvero, ancora, quello di Introduzione al diritto cinese che si tiene presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata.
Un dato che deve essere senz’altro sottolineato è, inoltre, quello relativo al ruolo che questa collaborazione ha avuto nell’offerta di elementi utili da impiegare nell’elaborazione di diversi testi normativi, data anche la partecipazione di studiosi coinvolti quali responsabili o comunque quali membri di diversi comitati di esperti che hanno contribuito alla stesura degli stessi, come, tra i vari, nel caso del recente Codice civile della RPC e che, negli ultimi tempi, ha visto studiosi coinvolti in iniziative volte all’elaborazione di testi-modello a cui poter attingere anche per la gestione di questioni giuridiche su di una scala più ampia, che va anche oltre quella del rapporto bilaterale Italia-Cina, assumendo una veste internazionale, come nel caso del Belt and Road Cooperation and Partnership Model Agreement.
L'autore Stefano Porcelli è il professore dell’Università degli studi di Brescia