Dazi aggiuntivi sulle auto elettriche cinesi, misura favorevole oppure controproducente per gli interessi UE?

2024-06-13 17:50:10

Dopo un’indagine di più di otto mesi, la Commissione europea ha pubblicato ieri la decisione di imporre dazi aggiuntivi fino al 38% sui veicoli importati dalla Cina. I dazi individuali che la Commissione intende applicare ai tre produttori cinesi inclusi nel campione sono: 17,4% per Byd, 20% per Geely e 38,1% per Saic. Si tratta di un forte tsunami, non solo per il commercio euroasiatico, ma anche per le relazioni tra Cina e Ue.

Subito dopo la pubblicazione della decisione europea, le autorità cinesi hanno dato la loro risposta. Il ministero cinese del Commercio ha espresso delusione e risoluta opposizione, mentre il ministero degli Esteri ha dichiarato che si tratta di un tipico caso di protezionismo.

Anche diverse case automobilistiche europee, tra le quali BMW, Mercedes-Benz, Volkswagen, Porsche, hanno diramato, il più velocemente possibile, una dichiarazione per dire di NO alla decisione europea. L’Amministratore Delegato della BMW, Oliver Zipse, ha così commentato: è una decisione assolutamente sbagliata, e imporre dazi aggiuntivi creerà ostacoli alla crescita delle case automobilistiche europee, danneggiando anche gli interessi dell’Europa. Un portavoce del gruppo automobilistico Stellantis ha dichiarato di credere in una concorrenza libera e leale all’interno di un ambiente commerciale mondiale, e non sostiene misure che contribuiscono alla frammentazione del mondo. Le voci di opposizione espresse da queste case automobilistiche derivano sia dai timori per le possibili contromisure di Pechino, che dalle preoccupazioni sul grave impatto dell’aumento del protezionismo.

Vale la pena notare che i dazi aggiuntivi sulle auto elettriche cinesi vanno a scapito degli interessi dei consumatori europei. La popolarità delle auto elettriche cinesi in Europa va attribuita sia alle eccellenti prestazioni e ai servizi completi, che ai prezzi competitivi. Oggi, con il bastone delle tariffe doganali, è stata l’Ue che ha incrementato di molto il costo d’acquisto delle auto da parte dei consumatori europei.

Oltre al “fattore consumo”, l’Unione europea dovrebbe fare attenzione anche a quello “ambientale”. In precedenza l’Ue ha invitato ripetutamente il mondo a raggiungere gli obiettivi del picco e della neutralità delle emissioni di anidride carbonica. Bisogna rendersi conto che l’industria automobilistica elettrica cinese non solo favorisce la realizzazione della relativa promessa cinese, ma che i veicoli elettrici cinesi esportati nell’Ue svolgono anche un ruolo significativo per quella europea. Ora, da un lato si parla di tenere alta la bandiera dello sviluppo green, dall’altro l’Ue sta agitando il bastone del protezionismo; questo “doppio standard” danneggia solamente la fiducia globale, e distrugge la cooperazione internazionale contro il cambiamento climatico, creando sempre più ostacoli alla transizione verde globale.

L’imposizione dei dazi aggiuntivi sulle auto elettriche cinesi, a questo punto, sarebbe davvero un danno o un guadagno? È l’Unione europea che dovrebbe fare un bel calcolo.

In base al piano dell’Ue, Bruxelles e Pechino dovrebbero condurre ulteriori contatti sui dazi aggiuntivi alle auto elettriche cinesi. Nel caso in cui non si raggiungesse un accordo con la parte cinese, le nuove tariffe verranno messe in atto, come previsto, dal 4 luglio. In quel momento, ne subiranno i danni non solo le case automobilistiche cinesi, ma anche i veicoli elettrici di altri paesi che vengono prodotti in Cina, come quelli di Tesla.

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