Il 13 giugno, in risposta all’annuncio della Commissione europea di voler imporre tariffe anti-sovvenzioni temporanee fino al 38,1% sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina, il Gruppo tedesco Volkswagen ha dichiarato che ciò di cui l’Europa ha bisogno è promuovere la transizione dell’industria automobilistica verso l’elettrificazione e la neutralità climatica, non il protezionismo.
Non solo Volkswagen, ma anche Mercedes-Benz, BMW e altre aziende automobilistiche europee hanno espresso immediatamente la loro opposizione, ritenendo che l’imposizione di tali tariffe ostacolerà lo sviluppo delle aziende automobilistiche europee e danneggerà gli interessi dell’Europa stessa. Anche la Camera di Commercio UE-Cina ha rilasciato una dichiarazione in cui esprime preoccupazione per il fatto che l’approccio protezionistico al commercio da parte europea potrebbe portare a un’escalation di attriti commerciali tra Cina ed Europa e avere un impatto sulle relazioni economiche e commerciali tra le due parti.
Le aziende automobilistiche europee, che dovrebbero essere gli oggetti di "protezione" da parte dell'UE, esprimono congiuntamente la loro opposizione, dimostrando pienamente che la decisione dell’Unione Europea è contraria ai principi dell’economia di mercato e alle regole del commercio internazionale, gravemente dannosa per i diritti e gli interessi legittimi delle imprese automobilistiche e delle imprese della catena di approvvigionamento automobilistico cinesi ed europee.
In effetti, da quando la Commissione Europea ha deciso di avviare un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici cinesi nell’ottobre 2023, sono già emerse enormi differenze all’interno dell’UE. Germania, Ungheria e altri paesi hanno espresso il loro netto dissenso. L’“impatto” che i veicoli elettrici cinesi portano in Europa non è così grave come alcuni hanno descritto ed esagerato. I dati del Rhodium Consulting Group, con sede negli Stati Uniti, mostrano che la quota di mercato delle auto elettriche cinesi in Europa è stata dell’8% nel 2023, mentre la quota di vendita dei veicoli elettrici dei marchi europei nel mercato cinese ha raggiunto il 6% nel 2022. Non esiste un enorme divario tra le due cifre.
In realtà, la Cina e l’Europa condividono ampi interessi comuni nel settore dei veicoli a nuova energia. Negli ultimi anni, le case automobilistiche europee come BMW e Volkswagen hanno ampliato le loro attività relative ai veicoli a nuova energia in Cina, mentre aziende cinesi come CATL, BYD e Great Wall hanno già investito o stanno programmando di costruire fabbriche in Europa. Attraverso una sana concorrenza e cooperazione, l’industria cinese dei veicoli elettrici e quella europea hanno formato un quadro di “interdipendenza”, che favorisce il miglioramento della competitività dell’industria europea ed è anche in linea con la visione dell’UE in termini di transizione energetica e di riduzione del carbonio.
L’esperienza storica ha ripetutamente dimostrato che i dazi non possono portare competitività e che non ci sono vincitori nelle guerre commerciali. L’Unione Europea dovrebbe ascoltare seriamente le voci obiettive e razionali di tutte le parti, correggere immediatamente le sue pratiche sbagliate, smettere di politicizzare le questioni economiche e commerciali e gestire adeguatamente gli attriti economici e commerciali attraverso il dialogo e la consultazione. Se la parte europea insisterà nel seguire la propria strada, la Cina adotterà con risolutezza le misure necessarie per salvaguardare le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e i principi di mercato in difesa dei diritti e degli interessi legittimi delle aziende cinesi.