Dalla Francia all’Europa: cosa significa per noi europei il viaggio di Xi Jinping a Parigi

2024-05-08 16:32:50

A conclusione della visita di Stato di Xi Jinping a Parigi un primo bilancio parziale della cooperazione economica non può che dirsi positiva. L’elenco dei contratti firmati sono consistenti e consolidano il rapporto commerciale bilaterale che vede nel 2023 un interscambio che raggiunge quota 78,9 miliardi di dollari, con le importazioni dalla Francia in Cina in aumento del 5,5%. Stando alle notizie rilanciate da Radio France Internationale, Suez, colosso francese del settore idrico, ha sottoscritto un accordo da 100 milioni di euro per la costruzione di un impianto nel sud della Cina. Alstom, leader mondiale nella produzione di sistemi ferroviari, ha siglato accordi per la fornitura di sistemi di trazione elettrica alle metropolitane di Pechino, Wuhan e Hefei.

Nel settore finanziario Groupama, compagnia assicurativa francese, ha annunciato la costituzione di una joint venture con Shudao Group dedicata alla "finanza verde". Altri accordi, ancora in fase preliminare, riguardano Schneider Electric per le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici e la facilitazione delle operazioni congiunte tra Crédit Agricole e Bank of China. 

Ma per quanto la cooperazione economica rappresenti un punto nevralgico nelle relazioni tra due paesi, non è questo l’aspetto centrale da analizzare per comprendere l’importanza della visita di Xi in Francia. È la dimensione politica, infatti, ad occupare pienamente la scena.

Non solo per ragioni storiche. Ricordiamo infatti che la Francia ha riconosciuto la Cina già dal 1964, rompendo la rigida divisione imposta dalla spartizione del mondo in blocchi ed aprendo la strada ad una stagione che porterà, lentamente, al pieno riconoscimento di Pechino. Ma anche guardando ai tempi più recenti, la postura francese in Europa e nel mondo viene vista dalla Cina con interesse. L’Unione Europea, infatti, è percepita principalmente come una potenza economica, monetaria ed una potenza normativa capace quindi di produrre norme giuridiche, ma è ben lungi dall’essere considerata nel mondo una unione politica in grado di esprimere una potenza diplomatica né, tantomeno, militare. Con l’elezione di Trump ad inquilino della Casa Bianca prima e l’uscita della Gran Bretagna dell’Unione Europea, la postura francese all’interno della comunità europea ha cominciato a rafforzarsi, congiuntamente con l’idea di una visione più “autonoma” e “protezionista” dello spazio europeo. È qui che il concetto di “autonomia strategica”, tanto caro ai francesi, ha cominciato a diventare popolare nel dibattito politico. Apparso nella prima volta nel 2013 nei documenti ufficiali, la Francia ne ha fatto una bandiera, con Macron che nel discorso alla Sorbona del 2017 lo estende non soltanto al campo della difesa, ma anche a tutti quegli ambiti che attengono agli interessi strategici, inclusi la politica internazionale e l’economia. Ed è del tutto evidente che una politica europea approntata sull’autonomia strategica intensificherebbe i margini di autonomia rispetto all’agenda politica statunitense. 

La posizione del Presidente francese non è certo priva di contraddizioni e progressivi rovesci di linea, anche a causa di un contrasto sia in Europa che con l’altra sponda dell’Atlantico. Tuttavia alcune delle prese di posizione come la richiesta di poter partecipare ai lavori del vertice dei Brics, o le famose interviste a Politico e Les Echos sulla questione di Taiwan e la richiesta a non limitarsi ed essere seguaci degli Stati Uniti, mostrano un dibattito interno alle classi dirigenti europee che non deve essere sottovalutato. Un dibattito che attiene, in ultima istanza, alla possibilità che l’Europa svolga un ruolo politico di moderazione delle pressioni più oltranziste che stanno spingendo il mondo verso il baratro della guerra.

Xi Jinping ritorna in Europa dopo cinque anni e trova una situazione completamente diversa. La pandemia e la crisi economica prima e la guerra ucraina poi hanno profondamente mutato il quadro politico. L’Unione Europea, lungi dallo svolgere un ruolo di potenza mondiale equilibratrice delle crescenti tensioni internazionali, ha virato in direzione di una maggiore subalternità strategica agli interessi americani, anche a costo di pagare un prezzo molto alto. Il messaggio del leader cinese è molto chiaro: di fronte alle crescenti tensioni del mondo moderno, può esserci una strada alternativa a quella della progressiva escalation e del confronto tra blocchi. Non solo: questa strada è l’unica che garantirebbe all’Unione europea maggiori margini di autonomia e crescita economica e politica. Basta guardare, per esempio, alla guerra israeliana nella Striscia di Gaza: come hanno sottolineato Francia e Cina, le posizioni dei due paesi sono convergenti, eppure i paesi europei non sono stati in grado di intraprendere un’iniziativa politica che chiedesse a gran voce il cessate il fuoco, come precondizione per il rilascio degli ostaggi e la fine delle brutali atrocità contro la popolazione palestinese, come invece la diplomazia cinese ha fatto a più riprese nel corso di questi mesi, supportando ogni iniziativa dell’Onu in questa direzione. 

Anche dal punto di vista economico è interessante notare come la Francia punti ad attrarre le tecnologie d’avanguardia cinesi in materia di auto elettriche. È il segno dei tempi: quasi un secolo fa giovani cinesi partivano per la Francia per studiare e lavorare nelle aziende all’avanguardia francesi. Nel 1925 Deng Xiaoping venne assunto all'officina di montaggio Renault di Boulogne Billancourt. Oggi è la Francia a voler attrarre i colossi cinesi del settore per sviluppare la produzione nel proprio paese.

Come ripetiamo da tempo, non viviamo tempi eccezionali. La profondità dei processi storici che si svolgono proprio sotto i nostri occhi è tale che le conseguenze delle nostre scelte avranno un impatto dirimente sul nostro futuro. 

Per queste ragioni, il viaggio di Xi Jinping in Europa va ben al di là dello sviluppo delle relazioni bilaterali tra la Cina ed alcuni paesi e rappresenta un’occasione di riflessione per gli europei sul futuro migliore per loro ed il mondo intero. La leadership cinese è giunta in Europa per rilanciare il dialogo e la cooperazione, come risposta alla crescente militarizzazione ed incertezza nel mondo. Sta a noi non sprecare quest’occasione. 

L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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