I "consensi democratici" raggiunti a Beijing hanno chiarito questioni fondamentali

2024-03-22 22:58:27

Recentemente a Beijing si è tenuto il terzo Forum internazionale “Democrazia: i valori umani condivisi”. Più di 200 ospiti provenienti da molti paesi, regioni e organizzazioni internazionali si sono riuniti per discutere congiuntamente attorno a temi focali come “Modernizzazione della democrazia e della governance”, “Intelligenza artificiale e futuro della democrazia”, “Democrazia e governance globale nel mondo multipolare”. L'opinione comune è che lo scopo della democrazia sia quello di salvaguardare e migliorare il benessere di tutta l'umanità, rispettare il diritto di tutti i popoli di scegliere autonomamente il proprio percorso di sviluppo e opporsi all'uso della democrazia come mezzo per creare divisioni, diffondere pregiudizi e minare la pace nella comunità internazionale.

Di pari passo, la terza edizione del cosiddetto “Vertice della Democrazia”, appaltata dagli Stati Uniti alla Corea del Sud, si è conclusa in modo negativo. Da un iniziale lancio di alto profilo ad una attuale scarsa attenzione, l'andamento del cosiddetto “Vertice della Democrazia” pianificato dagli Stati Uniti è proprio una riflessione della perdita di credibilità della democrazia in stile americana.

Agli occhi di alcuni occidentali, la democrazia è il loro “brevetto” e la democrazia occidentale rappresenta le migliori conquiste della civiltà politica umana; tutti i Paesi del mondo dovrebbero seguirne l'esempio e prenderla come standard. Ma qual è la realtà?

Prendiamo ad esempio il cosiddetto "faro della democrazia", gli Stati Uniti. Negli ultimi anni, questa superpotenza è stata afflitta dal caos democratico. All’interno del Paese, i diritti delle minoranze sono stati repressi e le elezioni democratiche sono state tenute in ostaggio dal capitale e dagli interessi personali dei politici. Il caos di Capital Hill ha scioccato il mondo. All’estero, gli Stati Uniti intervengono negli affari interni degli altri Paesi con il pretesto della democrazia e provocano lo scontro tra schieramenti. Questo tipo di pseudo-democrazia e di vera e propria egemonia ha portato conflitti e guerre nel mondo. Lo studioso americano Francis Fukuyama, che ha lanciato la teoria “Conclusione finale della storia", ha ripetutamente avvertito negli ultimi anni che gli Stati Uniti hanno assistito a un grave declino della politica democratica.

In questo contesto, le discussioni sulla democrazia tenutesi a Beijing da intellettuali di varie nazioni risultano ancora più importanti. "Chi definisce la democrazia", "Quali sono gli obiettivi della democrazia", "A chi dovrebbe servire la democrazia", "Come promuovere la governance globale in modo più democratico"... Questi sono argomenti centrali legati alla democrazia che hanno suscitato un vivo dibattito tra i partecipanti. L'ex primo ministro italiano Massimo D'Alema ha sostenuto che la democrazia non è un valore esclusivo dell'Occidente e che la democrazia occidentale non deve essere esportata o imposta ad altre regioni del mondo. Alcuni occidentali, usando il pretesto della democrazia, stanno alimentando conflitti tra Occidente e altre regioni del mondo, sperando persino di scatenare una nuova pericolosa guerra fredda.

La democrazia non è monopolio di nessuno e dovrebbe essere diversificata; non dovrebbe essere ridotta a un'arma di dissenso di parte; migliorare la governance globale richiede l'adozione di regole più democratiche... Questi "consensi democratici" provenienti da Beijing portano nuove prospettive alla comunità internazionale per comprendere e apprezzare meglio la democrazia. Ciò ci ricorda anche che ci sono diverse interpretazioni della democrazia che possono essere oggetto di dialogo e comunicazione. Il tentativo occidentale di imporre il proprio punto di vista in modo coercitivo è destinato a fallire.

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