Il 2023 ed il caso sistemico

2023-12-31 15:18:04

Per capire la politica internazionale dell’anno che abbiamo alle spalle bisogna provare a cogliere alcune tendenze di fondo e leggere i fatti alla luce di essi. Se il caos sistemico al quale assistiamo è frutto di una transizione egemonica, il processo in atto è diverso dal passato in virtù della natura economico-sociale della Cina. 

Al volgere di questo 2023 il mondo appare avviluppato in una serie di crisi dirompenti. La guerra è divenuta oramai una costante della nostra quotidianità, capace di orientare ed incidere profondamente su tutte le scelte politiche e, assieme ad essa, le crisi che riguardano l’ambiente o l’alimentazione segnano l’agenda dei grandi summit internazionali.

Proviamo a rivolgere allora lo sguardo ad alcuni fenomeni più di lungo periodo per cercare di scorgere alcune tra le tendenze di fondo della politica mondiale e tentare, per questa via, di comprendere le cause della crisi.

Partiamo dalla prima tendenza. L’anarchia nei rapporti interstatali e l’instabilità nei rapporti economico-sociali sul piano domestico ed internazionale che caratterizzano il mondo moderno possono essere raffigurati come tratti di quel “caos sistemico” che Arrighi descrive nella sua teoria sulle “transizioni egemoniche” e che può aiutarci a comprendere bene un fenomeno di fondo che è sotto gli occhi di tutti, ossia la fase declinante dell’egemonia statunitense e l’ascesa di un insieme di paesi – esterni al sistema-mondo americano – e, soprattutto tra questi, l’ascesa della Repubblica popolare cinese. Soltanto che sbaglieremmo se immaginassimo questo sviluppo come un passaggio di fase nel quale, a transizione completa, la Cina andrebbe ad occupare il posto degli Stati Uniti, cioè porsi come nuovo egemone mondiale. E questo per diverse ragioni. 

La differenza tra questa transizione mondiale e le precedenti consiste nel fatto che mentre gli Usa sono al centro di un sistema di proiezione militare esterna permanente, attraverso una rete capillare di circa 800 basi militari all’estero, la Cina segue una strategia opposta: nessuna proiezione militare esterna e pieno rispetto del principio di non ingerenza negli affari interni ad un altro paese. Non solo il modello di crescita economica cinese se da un lato ha già dimostrato di non seguire quello delle potenze occidentali basato sulla spoliazione economica di altre aree del mondo, dall’altro necessita di un ambiente pacificato e non conflittuale per progredire al meglio. È nell’interesse specifico di Pechino preservare la pace e gli scambi cooperativi tra nazioni, come è avvenuto nel corso degli ultimi decenni. Ma c’è un altro aspetto dirimente: gli Stati Uniti esercitano una funzione egemonica anche grazie al ruolo del Dollaro. Indubbiamente negli ultimi anni, parallelamente alla crescita di influenza del paese, la divisa cinese ha acquisito via via sempre maggiore peso, ma la Cina non è intenzionata a sostituirsi agli Usa e quindi porsi al centro di un sistema finanziario mondiale con il Renmimbi che rimpiazza il Dollaro, perché questo comporterebbe il fatto di dover lasciar fluttuare liberamente la propria divisa, cosa che politicamente la Cina non vuole fare. 

Pertanto possiamo concludere che siamo sì in presenza di una transizione egemonica che vede un lento declino degli Stati Uniti ed una rapida ascesa cinese, ma le caratteristiche di tale transizione saranno diverse dalle precedenti, in virtù della natura economico-sociale della Cina. Quest’ultima non lavora per sostituirsi all’attuale egemone ma perché si chiuda la fase storica avviata nel post ’89 e segnata dall’unipolarismo e si affermi un mondo multipolare e più democratico, dove il rapporto tra nazioni forti ed indipendenti ponga al centro una strategia di governance globale basata sullo sviluppo, la sicurezza ed il rispetto delle varie civilizzazioni.

Un’altra tendenza di fondo importante che può aiutarci a comprendere i fatti dell’ultimo anno in una prospettiva storica di medio-lungo periodo, consiste nella presa d’atto che nel mondo è ancora presente una dialettica segnata da due fenomeni speculari: una ripresa del colonialismo da parte dell’area euro-americana ed un processo di liberazione coloniale da parte del così detto Sud globale. Con la fase iniziata nel biennio ’89-91 si è affermato da parte dall’area atlantica una vera e propria riscoperta del colonialismo. Questo si è distinto sia per operazioni manu militari che hanno progressivamente infranto il tabù della guerra, nato dopo il secondo conflitto mondiale, sia esercitando forme di controllo (culturali, finanziarie etc.) non militari. 

La consapevolezza generale qui da noi relega il colonialismo ad un processo del passato, descritto magari in qualche pagina ingiallita di un libro di storia, ma un’attenta lettura ci permette di capire che non è così. Altrimenti non si spiegherebbero i moti di indipendenza che anche nel corso dell’anno che abbiamo alle spalle si sono avuti in alcuni paesi africani liberatisi finalmente dal giogo coloniale francese. Soltanto identificando questa tendenza si riesce a demistificare inoltre la maschera ideologica con la quale la difesa di una nuova fase di ricolonizzazione viene presentata all’opinione pubblica occidentale, ossia la presunta battaglia in corso tra democrazia ed autocrazia.

È utile quindi prendere consapevolezza di queste due dinamiche di fondo della politica internazionale contemporanea ed usare queste due chiavi interpretative come fossero due lenti, allineando le quali è possibile costruire o un cannocchiale, per vedere molto lontano, o un microscopio, per vedere le cose nel dettaglio. Fuori di metafora, consapevoli di alcuni delle tendenze di fondo della politica internazionale contemporanea, sarà possibile comprendere i fatti che sono avvenuti alla luce di un quadro complessivo e generale, cogliendone gli sviluppi intrinseci. Se non facessimo ciò, ci limiteremmo a stilare l’elenco dei principali avvenimenti, senza veramente comprenderne le origini. 


L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

 

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