"Dopo un'attenta riflessione, abbiamo deciso di abbandonare il piano di costruire una fabbrica di produzione di batterie negli Stati Uniti, nello stato dell'Oklahoma". Di recente, Panasonic, fornitore di batterie per Tesla, ha annunciato questa notizia. Ma la società giapponese non rappresenta affatto un caso singolo.
A gennaio, l’azienda sudcoreana LG ha "sospeso a tempo indeterminato" il progetto per la realizzazione di una fabbrica di batterie con General Motors. A luglio, TSMC ha annunciato il rinvio al 2025 della produzione negli Stati Uniti a causa della carenza di operai esperti. Ad ottobre, Honda ha dichiarato l'uscita dal piano di produzione di auto elettriche a basso costo in cooperazione con GM, mentre Ford ha rinviato la produzione congiunta di batterie in Kentucky con la joint venture SK On. Da quest'anno, diverse note imprese internazionali hanno abbandonato o prorogato i piani per l'istituzione di fabbriche negli Stati Uniti. Nonostante il varo di una serie di incentivi e sovvenzioni da parte dell'amministrazione USA per attrarre investimenti aziendali, perché il mercato ha risposto in modo contrario?
Per prima cosa, bisogna guardare il costo di produzione. Gli esperti del settore sottolineano che gli Stati Uniti dipendono dalle importazioni per l'estrazione e la lavorazione dei materiali delle batterie, e i costi elevati di fattori come energia, terra e manodopera aumentano le spese di investimento aziendale. Nel caso di TSMC, la mancanza di manodopera qualificata e le difficoltà nell'installazione dei macchinari riflettono in parte la carenza e la crisi di manodopera generale riscontrata nell'industria manifatturiera statunitense attuale.
Secondo, occorre considerare il ritorno degli investimenti. Se le imprese cercano un rendimento significativo, naturalmente sperano di trovare un solido mercato di consumo. Tuttavia, nello scorso ottobre, Panasonic ha dichiarato che la domanda di auto elettriche di alta gamma in America del Nord sta perdendo slancio, abbassando del 15% la previsione dei profitti per l'anno corrente nel settore della produzione di auto elettriche. Inoltre, un'ulteriore delusione è giunta dalle infrastrutture. Secondo il rapporto di J.D. Power, ci sono problemi nelle stazioni di ricarica pubbliche americane e nel 2022 il tasso di guasti nelle operazioni di ricarica da parte dei proprietari di auto elettriche è salito al 20%. Il limitato chilometraggio, i costi elevati dell'elettricità e l'instabilità della rete elettrica - tutti questi fattori negativi hanno causato notevoli disagi ai consumatori. Ecco perché, nel terzo trimestre di quest'anno, le auto elettriche rappresentavano soltanto il 7,9% del totale delle vendite nel mercato automobilistico statunitense.
Non basta così, gli Stati Uniti hanno politicizzato le questioni economiche e introdotto diverse clausole "protettive" alle politiche pertinenti, minando la fiducia e l'entusiasmo delle imprese. Ad esempio, il "Chips and Science Act" richiede alle aziende di effettuare una scelta esclusiva durante la costruzione di fabbriche negli Stati Uniti, mentre il nuovo "Inflation Reduction Act" stabilisce che i veicoli elettrici prodotti negli Stati Uniti dal 2024 in poi non possono contenere componenti di batterie prodotte o assemblate in Cina. Ciò introduce sicuramente un ostacolo insormontabile per le aziende. Attualmente, le batterie per veicoli elettrici cinesi rappresentano oltre la metà del mercato globale, e non è facile "disaccoppiare e spezzare la catena" con la Cina. Migliaia di concessionari di auto negli Stati Uniti hanno recentemente firmato una lettera chiedendo al governo di interrompere i suoi piani di sviluppo "aggressivo" di veicoli elettrici.
Qual è stata la risposta del mercato? La risposta si spiega da sola.