Perché i rapporti tra Cina e Unione europea sono destinati a rafforzarsi?

2023-12-06 14:32:07

L'Unione europea non può fare a meno della Cina, così come la Cina non può fare a meno dell'Unione europea. Lo dimostrano i fatti economici, come i dati registrati nel 2022, quando il commercio tra Bruxelles e Pechino ha raggiunto gli 847,3 miliardi di dollari, facendo segnare un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente. Ma lo dimostra anche la realtà, visto che Cina e Ue sono a tutti gli effetti partner complementari. Insieme possono e devono affrontare le principali sfide globali che affliggono l'umanità: dalla lotta al cambiamento climatico all'attuazione della green economy, passando attraverso la risoluzione delle crisi internazionali mediante lo strumento della diplomazia. Stiamo insomma parlando di due attori chiamati a cooperare sempre di più, e su più fronti, adottando il paradigma del mutuo vantaggio, lo stesso che fin qui ha consentito ad entrambi di raggiungere traguardi eccellenti in più ambiti.

L'Istituto francese Jacques Delors ha recentemente pubblicato un rapporto sull'argomento affermando che per l'Ue è una “scelta necessaria” fare leva sulla Cina al fine di realizzare il proprio sviluppo, in primis nei settori green, energetico e tecnologico. Nonostante i media e certi leader europei parlino di “riduzione del rischio”, o peggio ancora di “decoupling” tra Ue e Cina, il vento sembrerebbe soffiare nella direzione opposta, nello specifico verso una crescita delle relazioni basata su un rapporto solido. “La Cina e l’UE sono partner, non rivali”, ha ribadito Wang Wenbin, il portavoce del ministero degli Esteri cinese. Ma la Cina e l'Ue sono anche parti importanti delle catene industriali e di fornitura globali, nonché fautori della costruzione di un'economia mondiale aperta. Entrambe sostengono inoltre il multilateralismo e la multipolarità mondiale, oltre all'esigenza di una maggiore democrazia nelle relazioni internazionali.

È proprio in nome di un'ancora maggiore e migliore apertura bidirezionale che la Cina, anziché erigere muri o barriere, ha deciso di espandere in via sperimentale la politica di esenzione dal visto unilaterale ai titolari di passaporto ordinario di sei Paesi, cinque dei quali europei: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Malesia. Lo scorso 24 novembre, la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha annunciato la novità, spiegando che la misura è stata presa per favorire un’apertura di alto livello. Così facendo, la Cina si è aperta ulteriormente al mondo esterno lanciando un messaggio ben preciso: l'apertura è un processo globale, che non si limita soltanto agli investimenti e al commercio, ma comprende anche campi della cultura, del turismo, dell’istruzione, della scienza e della tecnologia, dell’assistenza medica. Agevolare gli scambi personali tra cittadini europei e cinesi contribuirà infatti a rafforzare il legame tra le parti, a creare un ambiente imprenditoriale giusto, equo e non discriminatorio per le aziende, e a promuovere una crescita sana e costante delle relazioni Cina-Ue. Relazioni, ricordiamolo, chiamate ad infondere maggiore stabilità in un mondo volatile e turbolento.

Nel frattempo, l'interporto di Erenhot, nella regione autonoma della Mongolia Interna, nel nord della Cina, dall'inizio dell'anno ha gestito oltre 3.000 viaggi di treni merci Cina-Europa, un record annuale da quando il servizio è stato lanciato nel 2013. Siamo di fronte all'ennesima conferma di come sia un grave errore quello di enfatizzare gli aspetti competitivi tra Cina e Ue, e la riduzione della dipendenza dell'Ue dalla Cina, trascurando deliberatamente la cooperazione tra le parti. Una cooperazione che cresce di anno in anno, al netto delle numerose crisi regionali che affliggono il nostro pianeta. Continuare a pensare al rapporto Ue-Cina come ad un gioco a somma zero – e non, invece, come ad un classico esempio di relazione win-win - agevolerà le incomprensioni ed eroderà la fiducia reciproca. Danneggerà anche la posizione dell'Unione europea: quella di sostenere il libero scambio e le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio. Picconare le relazioni Cina-Ue con parole e provocazioni non tutelerà gli interessi di nessuno. Tanto meno della stessa Ue.

 

 L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia

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