Il 2 novembre la giapponese Tokyo Electric Power Company (TEPCO) ha dato il via al terzo ciclo di sversamento di acqua radioattiva di Fukushima, nonostante l’opposizione interna ed estera. Si prevede che tale operazione durerà fino al 20 di questo mese, scaricando in mare un volume di circa 7800 tonnellate di acqua radioattiva. La TEPCO ha affermato che “la concentrazione di sostanze radioattive e trizio contenuti nell’acqua radioattiva scaricata è nelle aspettative”. Una settimana fa, tuttavia, all’interno dell’azienda si è verificata una fuoriuscita di scorie radioattive e due dipendenti sono stati portati d’urgenza in ospedale. Ciò dimostra che non ci si può fidare dell’affermazione del Giappone sulla sicurezza dell’acqua radioattiva, e che i rischi connessi al suo trattamento non dovrebbero essere sottovalutati.
Dall'incidente alla centrale nucleare di Fukushima, avvenuto 12 anni fa, ci sono stati troppi scandali relativi a diversi tipi di incidenti, nonché rapporti tardivi e nascosti da parte della TEPCO. Secondo i media giapponesi, nel giugno di quest'anno sono state rilevate sostanze radioattive con un'attività superiore alla norma nell'acqua accumulata nelle vasche di contenimento. Quest’ultimo incidente aggiunge un altro capitolo alla storia oscura della TEPCO, e ancora una volta smaschera due bugie accuratamente create dal Giappone: l’acqua radioattiva trattata tecnicamente è “sicura”, e che il processo di smaltimento dell'acqua contaminata è "sicuro" e “affidabile".
Sono già passati più di due mesi da quando il Giappone ha avviato lo scarico in mare dell’acqua radioattiva. L’ultimo incidente evidenzia la necessità di stabilire un monitoraggio internazionale efficace e a lungo termine. Se il Giappone avesse davvero fiducia nella “sicurezza”, dovrebbe trattare l’acqua radioattiva in modo responsabile e sostenere l’istituzione di un meccanismo di monitoraggio a lungo termine a cui partecipino appieno tutte le parti interessate, compreso anche un monitoraggio da parte di terzi attuato in modo indipendente da altri paesi.