Il 5 settembre l’International Crisis Group (ICG) ha diffuso un rapporto in cui si legge che negli ultimi decenni le sanzioni sono diventate uno strumento importante della politica estera statunitense e che, dal 2000, il numero di sanzioni imposte dagli Stati Uniti è salito di ben il 933%.
Negli ultimi anni, secondo il principio “America First”, gli Usa hanno introdotto numerose politiche industriali fortemente esclusive e discriminatorie, che hanno minato la formazione di una ragionevole divisione del lavoro nelle industrie internazionali, oltre ad aver compromesso la sicurezza e la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali. Gli Stati Uniti hanno inoltre abusato del proprio monopolio economico e finanziario per esercitare una giurisdizione a braccio lungo, imponendo sanzioni unilaterali e congelando i beni degli altri paesi, fino a incidere sull’ordine economico globale. Secondo le statistiche del Dipartimento statunitense del Tesoro, la precedente amministrazione americana ha implementato più di 3900 sanzioni, vale a dire 3 sanzioni al giorno in media. Nel 2022, gli Stati Uniti hanno varato l’“Inflation Reduction Act”, cercando di favorire la produzione e l’applicazione di veicoli elettrici e altre tecnologie verdi negli Stati Uniti attraverso elevati sussidi, e di “proteggere” la manifattura americana “svuotando” quella europea.