Alle 13:00 ora locale del 24 agosto 2023, di fronte all’opposizione di innumerevoli persone, il governo giapponese ha unilateralmente avviato lo scarico in mare dell’acqua contaminata dall’incidente nucleare di Fukushima. È iniziato così un “attacco” all’ecosistema marino e alla salute umana. Questo giorno sarà ricordato come una catastrofe per l’ambiente marino globale, mentre il governo giapponese si è trasformato in un distruttore ecologico e in un inquinatore marino globale, lasciando un’altra macchia indelebile nella storia.
È la prima volta, dall’inizio dell’uso pacifico dell’energia nucleare da parte dell’umanità, che l’acqua contaminata proveniente da un incidente nucleare venga deliberatamente scaricata in mare, e attualmente non esistono standard accettati per il suo smaltimento. Questa situazione comporta indubbiamente un grande rischio per la comunità internazionale. Gli esperti stimano che in Giappone siano presenti circa 1,3 milioni di tonnellate di acqua contaminata, la quale potrebbe essere rilasciata nell’arco di 30-50 anni. Le simulazioni indicano che l’acqua contaminata derivante dall’incidente nucleare potrebbe raggiungere le coste del Nord America entro novembre 2026, estendendosi poi praticamente su tutta l’area dell’Oceano Pacifico settentrionale. Successivamente, ci si aspetta che si propaghi nell’Oceano Indiano entro febbraio 2030 e poi si diffonda in gran parte dell’Oceano Pacifico dieci anni più tardi.
Numerosi studi hanno dimostrato che l’acqua contaminata proveniente da Fukushima contiene oltre 60 tipi di radionuclidi, la cui emivita può variare da alcuni anni a decine di anni, migliaia di anni o persino centinaia di migliaia di anni.
Dodici anni fa, l’incidente nucleare di Fukushima ha causato il rilascio di una considerevole quantità di sostanze radioattive nell’oceano, provocando un grave disastro. Ora, dopo dodici anni, il governo giapponese ha deciso unilateralmente di scaricare l’acqua contaminata in mare, nonostante non abbia dimostrato in modo convincente l’affidabilità a lungo termine dei sistemi di depurazione dell’acqua e la sicurezza dell’effetto del rilascio sull’ambiente marino e sulla salute umana. Questa decisione è stata presa senza un coinvolgimento completo delle parti interessate, infliggendo così un secondo danno alla popolazione locale e persino a livello globale.
Come è noto, il motivo principale alla base della scelta del governo giapponese di optare per lo scarico in mare, tra le cinque alternative disponibili, è il risparmio economico. Tuttavia, dietro questa decisione si celano anche fattori di natura politica. In Giappone, la Tokyo Electric Power Company (TEPCO), l’operatore della centrale nucleare di Fukushima, detiene un monopolio. Secondo quanto riportato dai media, molti alti funzionari giapponesi assumono il ruolo di consulenti presso la TEPCO dopo il loro pensionamento, ricevendo consistenti compensi annuali per tale consulenza.
Il 24 agosto 2023, il governo giapponese si inchioda nuovamente al pilastro della vergogna storica. Dovrà affrontare la ferma condanna da parte della comunità internazionale, subire un severo boicottaggio da parte dei Paesi esteri e far fronte alle richieste di risarcimento danni. La Storia busserà e considererà il Giappone responsabile per il reato di scaricare acqua contaminata in mare.