“C'è stato un tempo in cui l'Occidente era solito ridicolizzare i BRICS, descrivendoli come una farfalla che batteva le ali a vuoto in un ordine mondiale dominato dal G7. Oggi l'effetto farfalla cambierà l'ordine mondiale.” Iniziando così l’introduzione di un’intervista al CMG, il già presidente della Commissione Esteri del Senato e presidente dell’Istituto Italia BRICS, Vito Petrocelli, precisa che il BRICS diventerà sempre più un’alleanza di Paesi uniti dall’obiettivo di liberarsi dal neocolonialismo dell’Occidente collettivo e di determinare autonomamente le politiche di cooperazione, sviluppo collettivo, equilibrato e reciprocamente vantaggioso.
Nel corso del prossimo Summit dei BRICS, che si terrà in Sudafrica dal 22 al 24 agosto, si discuterà dell’espansione dei suoi membri. Secondo Lei, qual è il significato di questo processo di espansione dell’organizzazione dei BRICS? Che ruolo svolgerà per la salvaguardia dello sviluppo multipolare e la spinta della ripresa economica globale?
Nel novembre del 2001 Jim O’Neill, capo analista del Global Economic Research di Goldman Sachs, pubblicò il documento intitolato “Building Better Global Economic BRICs” in cui individuava il Brasile, la Russia, l'India e la Cina come gruppo di mercati emergenti in cui era conveniente investire.
L’acronimo BRIC diventò subito popolare tra i ricercatori, gli economisti e gli investitori, tanto da portare nel 2009 i governi dei quatto Paesi emergenti a creare un foro di discussione alternativo al G7 e parallelo al G20, al quale aderì nel 2011 il Sudafrica. Nasceva così il BRICS.
O’Neill valutava che nei successivi 10 anni il peso dei BRIC e soprattutto della Cina sul PIL mondiale sarebbe cresciuto molto, generando questioni sull'impatto economico globale della politica fiscale e monetaria di questi Paesi. In linea con queste prospettive suggeriva che i forum per la definizione delle politiche globali dovessero essere riorganizzati e, in particolare, il G7 avrebbe dovuto essere adattato per incorporare i rappresentanti dei BRIC.
Sappiamo bene che i suggerimenti di O’Neill non sono stati raccolti dai Paesi Occidentali e i BRICS hanno sviluppato la loro associazione dando vita anche alla Nuova Banca di Sviluppo (NDB). La vera novità del vertice in Sudafrica è il processo di trasformazione dei BRICS, che possono passare da gruppo di economie emergenti ad una vera e propria coalizione di Stati che rappresentano il Sud globale e non solo i Paesi in rapido sviluppo. Il compito principale del vertice di Johannesburg è quello di stabilire i criteri per l’ammissione di nuovi Paesi e credo che i primi ad aderire ai BRICS saranno Paesi con un importante fatturato economico e una posizione geopolitica di rilievo.
Nel corso dell’ultimo anno sono circolate voci autorevoli sulla nascita di una moneta unica all’interno di BRICS, al fine di avviare un processo di emancipazione dal dominio del dollaro americano. Quale è la sua opinione in merito? Si tratta di un’ipotesi fondata? Se sì, in quale direzione si svilupperebbe il commercio globale?
Sono almeno 25 i Paesi che hanno espresso l’interesse per l’uso di una moneta comune nelle transazioni economiche che sia alternativa al dollaro USA. La nascita di una moneta unica è sicuramente un fattore unificante molto importante ma, come ha dimostrato l’esperienza dell’euro, ci vogliono anni per arrivare a questo tipo di traguardo. A Johannesburg le parti potrebbero pensare ad una moneta unica sperimentale, ad esempio elettronica. È inoltre necessario regolamentare gli scambi sia all’interno dei BRICS sia con i Paesi terzi, scambi che al momento vengono realizzati principalmente in yuan e rubli, le valute più forti del gruppo. La moneta unica potrebbe essere garantita dalla Nuova Banca di Sviluppo dei BRICS e ancorata all’oro.
I paesi BRICS, guidati dai principi di apertura e trasparenza, solidarietà e aiuti reciproci, cooperazione profonda e sviluppo comune, si impegnano a costruire un partenariato più stretto, completo e solido. Come valuta la natura di sviluppo e di cooperazione dei paesi BRICS?
I BRICS non sono un’alleanza militare e non sono un organismo politico ed economico strutturato come l’UE o il G7. Il gruppo diventerà sempre più un’alleanza di Paesi uniti dall’obiettivo di liberarsi dal neocolonialismo dell’Occidente collettivo e di determinare autonomamente le politiche di cooperazione, sviluppo collettivo, equilibrato e reciprocamente vantaggioso. Questo processo non sarà finalizzato alla competizione e allo scontro. Al contrario l’espansione servirà a diluire ed attenuare le differenze esistenti tra i Paesi fondatori.
Quale è la Sua opinione sull’importanza dei paesi del “Global South” nella realizzazione di un “ordine” internazionale caratterizzato da pace, sviluppo e stabilità? Al riguardo, secondo Lei, l’Italia e la Cina, o l’Italia e i paesi BRICS, potranno svolgere una cooperazione promettente?
Nel 2022 l’Italia ha esportato per 247 miliardi di euro ed importato per 180 miliardi di euro con i Paesi G7. Nello stesso anno l’Italia ha esportato per 34,5 miliardi di euro ed importato per 103 miliardi di euro con i BRICS. Il premier Meloni dovrebbe quindi chiedersi se in questa fase geopolitica delicata l’Italia dovrebbe limitare o addirittura cancellare le relazioni con uno dei due blocchi o con un singolo Paese di uno dei due blocchi, come sostanzialmente gli USA chiedono alla premier. La risposta è negativa, ovviamente. L’Italia è l’unico paese del G7 ad aver sottoscritto un memorandum con la Cina sulla Nuova Via della Seta, è geograficamente e culturalmente un Paese di confine, tra Est e Ovest, tra Nord e Sud globale, ma purtroppo a causa delle sue recenti scelte politiche e commerciali, rischia di non avere più questo ruolo.
In questo caso, la fondazione dell’Istituto Italia BRICS ha un’importanza particolarmente significativa, ci può presentare i suoi lavori e gli obiettivi di ricerca in questo ambito?
Ho fondato l’Istituto Italia-BRICS nel settembre 2022, alla fine della mia attività parlamentare. Sono state proprio le relazioni avviate negli ultimi dieci anni che mi hanno convinto della necessità di promuovere e sostenere le migliori relazioni tra l’Italia e i Paesi del Sud Globale. I BRICS sono l’organizzazione multilaterale più importante, anche rispetto a organismi con una storia più lunga come il Movimento dei Paesi non Allineati, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l’Unione Economica Eurasiatica e il G77. L’Istituto nasce come associazione dedicata allo studio, all’analisi e alla divulgazione delle questioni relative ai rapporti internazionali tra l’Italia ed i Paesi di questi formati multilaterali. Ci occupiamo in particolare degli aspetti politici, strategici, economici e culturali con un’attenzione particolare alla diplomazia economica e alle aziende italiane che già lavorano o vogliono lavorare con questi Paesi. L’Istituto può essere un punto di riferimento molto credibile e affidabile per gli interlocutori economici e politici italiani, soprattutto nel momento in cui l’informazione mainstream descrive negativamente il ruolo dei BRICS per il ruolo di leader che Cina e Russia hanno nel gruppo.