Crescita e trasformazione: i dati del secondo trimestre evidenziano il cambiamento

2023-07-19 16:54:24

Il Nationl Bureau of Statistics (NBS) cinese ha rilasciato ad inizio settimana i dati relativi all’economia del secondo trimestre. Il Pil è cresciuto del 6,3% su base annua, mentre la crescita registrata tra aprile e giugno è stata del +0,8%, maggiore delle stime (gli analisti di Reuters avevano previsto un +0,5%) ma minore del 2,2% dei primi tre mesi dell’anno che, comunque, risentiva del rimbalzo successivo alla totale apertura del paese, dopo la politica Zero-Covid. Sebbene alcuni analisti occidentali hanno previsto una crescita lievemente maggiore (Reuters si aspettava il 7,3%) questo dato è in linea con le previsioni fissate da Pechino che indicano una crescita annua per il 2023 del 5%. Leggendo le notizie economiche sui media italiani sembra che questa crescita più lenta rispetto al passato rappresenti un grosso problema per la leadership cinese. Eppure a fine dello scorso anno era stato proprio il Fondo Monetario Internazionale a fissare una previsione di crescita per la Cina attorno al 4,4%, grazie alla quale Pechino consolidava il primato di motore della crescita economica mondiale. Secondo il FMI infatti la Cina rappresenterà il 30% della crescita globale aggregata per l’anno in corso, un contributo di tre volte superiore a quello degli Stati Uniti che, secondo questo studio, cresceranno di appena l’1%.

Il rallentamento del tasso di crescita cinese, dalla nuova normalità in avanti, è spiegabile tenendo conto di diversi aspetti economici. Ma c’è un punto centrale che fa tutta la differenza. Piuttosto che far crescere l'economia come in passato, quindi attraverso forti investimenti pubblici infrastrutturali e stimoli fiscali per supportare i settori industriali tradizionali, il gruppo dirigente del PCC continua a mantenere il focus sulle proprie scelte strategiche: riduzione del debito ed avanzamento tecnologico nei settori strategici come l'economia green. Se il successo economico della Cina degli anni 2000 era segnato dalla crescita del Pil a doppia cifra, oggi si esprime in termini di sufficienza e sviluppo tecnologico.

Il rapporto del NBS ha inoltre messo in evidenza altri dati. A giugno le vendite al dettaglio hanno rallentato (3,1% su anno) rispetto alla forte crescita di maggio (+12,7%) mentre la produzione industriale su base annua è cresciuta rispetto al mese precedente (+4,4% contro il 3,5% del mese scorso). Il rallentamento dei consumi è dovuto anche ad una propensione delle famiglie cinesi al risparmio, a differenza di quanto accaduto negli Stati Uniti e, in misura minore, in Europa. Anche per questa ragione, alcuni studiosi auspicano un investimento diretto da parte del governo in forme di sussidi diretti alle famiglie per stimolare la domanda interna. Inoltre la Commissione Nazionale per la Riforma e lo Sviluppo, cuore economico del governo cinese, ha avviato progetti per promuovere la crescita del settore privato.

A questi dati se ne aggiungono due di segno negativo: la conferma delle sofferenze nel settore immobiliare (dove si registra un lieve calo negli investimenti e nelle vendite) ed il tasso di disoccupazione giovanile che comunque, stando alle dichiarazioni del portavoce del NBS, dovrebbe cominciare a scendere già nel mese di agosto.

Tuttavia dietro ad alcuni elementi di debolezza dell’economia della Cina non bisogna omettere i punti di forza rappresentati dall’assoluta primazia di Pechino in settori quali veicoli elettrici, batterie ed energia pulita etc. Al momento si tratta di settori che giocano un ruolo ridotto rispetto  quello, per esempio, dei computer e dei telefonini.

Al momento si tratta di settori che giocano un ruolo ridotto rispetto a quello, per esempio, dei computer e dei telefonini. Ma guardando all’evoluzione nel medio periodo possiamo ipotizzare che ciò che molti analisti non riescono a vedere, immaginando l’avvio di una crisi senza fine per l’economia cinese, rappresenta in realtà un periodo di transizione caratterizzato da crescita contenuta e soluzione dei problemi legati alla vertiginosa crescita del settore immobiliare degli scorsi anni. In questa trasformazione, la forza lavoro si riorienterà progressivamente verso i nuovi settori emergenti. A riprova di questo ci sono i dati economici forniti dal Wall Street Journal: nel primo semestre gli investimenti in macchinari e attrezzature elettriche sono aumentati del 38,9% rispetto all'anno precedente e, in generale, gli investimenti produttivi del settore privato sono cresciuti dell'8,6%.  Quando a metà del decennio i nuovi settori produttivi (auto e batterie elettriche, energia green etc.) acquisiranno dimensioni molto maggiori delle attuali, anche l’occupazione avrà una crescita importante e, soprattutto, la Cina dominerà le industrie che daranno forma all’economia globale degli anni a venire, contribuendo così ad una possibile ripresa sostenuta della propria crescita economica.

Un altro dato economico molto interessante che riguarda l’economia cinese ci arriva invece dal bollettino Istat del secondo trimestre del commercio estero dell’Italia. In sostanza, la Cina si conferma essere una spugna delle merci prodotte dal Belpaese. L’Istituto italiano infatti rileva che “nel trimestre marzo-maggio 2023, rispetto al precedente, l’export si riduce del 3,3%, l’import del 5,9%”. Ma è dal commercio coi paesi extra-Ue che arrivano le buone notizie: “un aumento congiunturale per le esportazioni (+1,2%)”. Il singolo Paese che fa registrare il record di esportazioni di merci italiane è la Cina: +14,9% a maggio 2023. Flettono pesantemente, invece, le vendite verso gli Stati Uniti:  -5,8%.

Questi dati debbono farci riflettere sulle prospettive nel medio e lungo periodo. Ogni decisione politica consumata nell’immediatezza del dibattito pubblico, ma che può avere un impatto di medio e lungo periodo sull’economia del paese, rischia di danneggiarci. Di converso, rafforzare le forme di cooperazione e relazioni stabili con le are emergenti, ci permette di tutelare i nostri interessi e garantirci mercati per le nostre merci e per lo sviluppo.

E scartabellando tra i dati di questo secondo trimestre dell’economia cinese, riusciamo anche a capire quali filoni tenere sott’occhio, perché potrebbero diventare il volano dello sviluppo economico nel futuro.

L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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