Il 10 luglio ha segnato quasi una settimana da quando l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) ha pubblicato il rapporto di valutazione sullo scarico in mare dell'acqua contaminata dal nucleare di Fukushima. Dopo la pubblicazione di tale rapporto, il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato una dichiarazione in cui esprimeva "apprezzamento", mentre i politici occidentali sono rimasti in gran parte in silenzio sulla natura controversa del piano giapponese di scarico in mare.
Perché alcuni paesi occidentali sono così "tranquilli" riguardo all'acqua contaminata dal nucleare del Giappone? Il motivo è legato alla loro "storia oscura" e al loro egoismo strategico. Si prendono ad esempio gli Stati Uniti che, come ricorda il Los Angeles Times, hanno condotto 67 test nucleari nelle Isole Marshall negli anni '40 e '50.
Inoltre gli Stati Uniti considerano la sicurezza nucleare come merce di scambio di interessi. Alcuni studi hanno evidenziato che dopo la fine della seconda guerra mondiale, il nucleare ha svolto un ruolo speciale nell'alleanza tra Giappone e USA: da un lato esso è stato il punto di partenza per gli Stati Uniti per sconfiggere e sottomettere il Giappone; dall'altro è stato uno strumento importante attraverso cui quest’ultimo rimane attaccato e si affida agli Stati Uniti. La centrale nucleare di Fukushima Daiichi è stato il primo progetto giapponese degli anni '60 ad avvalersi della tecnologia nucleare civile statunitense.
L'Oceano Pacifico è la casa comune dell'umanità, non il sito per test nucleari di alcuni paesi, né una merce di scambio in giochi geopolitici. Il governo giapponese dovrebbe ascoltare i giusti appelli di tutte le parti, interrompere immediatamente il piano per scaricare in mare acqua contaminata radioattiva senza aggiungere nuovi debiti storici a quelli vecchi. I paesi occidentali che ora rimangono in silenzio non dovrebbero diventare complici di questo piano.