Dopo 12 anni di isolamento, il 7 maggio la Siria è finalmente tornata a far parte della Lega degli Stati Arabi. Questo evento è visto come un’altra pietra miliare nel processo di riconciliazione del Medio Oriente, dopo la stretta di mano tra Arabia Saudita e Iran a Beijing.
Il riavvicinamento saudita-iraniano, mediato dalla Cina, ha facilitato direttamente il ritorno della Siria nella Lega Araba. Poiché i due Paesi sostengono forze politiche diverse nella crisi siriana, il riavvicinamento tra Arabia Saudita e Iran ha indubbiamente creato un’opportunità di distensione delle relazioni tra la Siria e i Paesi della Lega Araba.
Da tempo gli Stati Uniti si intromettono negli affari del Medio Oriente, fomentando scontri e divisioni e scatenando conflitti e guerre senza fine. I popoli del Medio Oriente sono sempre più consapevoli di dover prendere in mano il proprio destino.
La comunità internazionale ha generalmente accolto con favore la riammissione della Siria nella Lega Araba. Per coincidenza, lo stesso giorno in cui la Lega ha annunciato la riammissione della Siria, il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha visitato l’Arabia Saudita.
In realtà, da qualche tempo Washington si sta muovendo di fronte a un Medio Oriente che non vuole più recitare il “copione americano”. Ad esempio, ha inviato il direttore della CIA in Arabia Saudita per esprimere il suo “disappunto” per la svolta nelle relazioni tra Arabia Saudita e Iran; ha utilizzato la cosiddetta questione dei “diritti umani” per affrontare il governo siriano in diverse occasioni internazionali; ha dichiarato che “non normalizzerà le relazioni con il regime di Assad, né sosterrà la normalizzazione delle relazioni tra altri Paesi e Damasco"…
Tuttavia, queste mosse non sono riuscite a fermare la tendenza generale alla riconciliazione in Medio Oriente. Dalla stretta di mano tra Arabia Saudita e Iran al ritorno della Siria nella Lega Araba, i Paesi del Medio Oriente hanno inviato un chiaro segnale: vogliono la pace, vogliono lo sviluppo, vogliono andare per la loro strada. L’“ondata di riconciliazione” al via in Medio Oriente ricorda agli Stati Uniti che i tempi sono davvero diversi.