Altro che decoupling: l'Expo di Canton racconta un'altra storia

2023-05-04 16:28:03

Suddivisa in tre fasi temporali, ravvicinate tra loro, la 133a edizione della storica Fiera di Canton (Guangzhou), oggi nota anche con il nome di China Import and Export Fair, si concluderà il prossimo 5 maggio. Dopo tre anni di pandemia, caratterizzati principalmente dalla modalità on-line, la metropoli cinese di Guangzhou, capoluogo della provincia del Guangdong - tra le aree più avanzate e sviluppate del Paese, dell'Asia e del mondo - è potuta finalmente tornare ad accogliere fisicamente imprenditori e visitatori da ben 220 tra Paesi e regioni, inclusi Europa e Stati Uniti.

Quasi 70.000 stand per 35.000 espositori, di cui circa 9.000 per la prima volta, hanno trovato spazio all'interno di una superficie fieristica complessiva pari a 1,5 milioni di metri quadrati. Tutti numeri record per il più longevo evento cinese dedicato al commercio estero: la Fiera di Canton, infatti, si svolge tradizionalmente due volte all'anno - in primavera e in autunno - a partire dal lontano 1957. Questa 133a edizione, inoltre, ha assunto un'importanza di rilievo poiché è coincisa con la potente ripresa economica del Paese.

"Dal momento che la Cina ha ottimizzato le sue politiche in materia di Covid-19, la fiera può pienamente riprendere le sue esposizioni off-line, con più spazio, più tematiche e tantissimi nuovi prodotti da offrire ai partecipanti provenienti sia dal Paese che dall'estero", aveva detto Xu Bing, portavoce della Fiera di Canton, in occasione di una conferenza stampa. In effetti, dopo tre anni di restrizioni, per molti operatori economici la voglia di tornare a lavorare con il mercato cinese in presenza era davvero tanta.

La sezione dedicata all'export ha garantito visibilità a 5.700 imprese cinesi di high tech a livello nazionale, che hanno così presentato al pubblico i propri marchi e le proprie tecnologie innovative. "Più intelligenti, green e a basso contenuto carbonico, i prodotti cinesi saranno esposti durante la fiera per contribuire ad estendere i beni di alta qualità nel mercato globale", aveva ricordato lo stesso portavoce Xu nei giorni della seconda fase della manifestazione.

Da parte sua, la sezione dedicata all'import ha invece ospitato 508 imprese straniere da 40 tra Paesi e regioni, tra cui Stati Uniti, Canada, Italia, Germania, Spagna ed altri ancora: più del 73% di queste provenivano da nazioni legate, in varia misura, all'Iniziativa Belt and Road (BRI). In generale, gli espositori esteri hanno potuto sfruttare appieno i 30.000 metri quadri complessivi dell'area loro riservata, per un spazio del 50% più grande di quello adibito in epoca pre-Covid.

Il ritorno alla normalità, chiaramente, non ha impedito di continuare ad operare anche sul fronte digitale. Lo scorso mese, Xu aveva sottolineato come ben 39.281 aziende abbiano scelto di puntare anche sulle esposizioni on-line permettendo di ampliare considerevolmente la platea di provenienza dei buyer registrati a ben 226 tra Paesi e regioni.

La prima fase, andata scena tra il 15 e il 19 aprile, si è concentrata su applicazioni elettroniche ed elettriche domestiche, dispositivi di illuminazione, componentistica auto e pezzi di ricambio, meccanica, ferramenta e utensili, materiali edili, prodotti chimici e fonti energetiche. La seconda fase (23-27 aprile) ha invece riservato lo sguardo a beni di consumo, oggettistica e complementi d'arredo. La terza fase (1-5 maggio) ha infine concluso l'evento con una cinque-giorni dedicata a tessile e abbigliamento, calzature, articoli da ufficio, valige e borse, prodotti per lo svago, alimentare, farmaceutico, dispositivi medici e prodotti per la salute.

Se ce ne fosse bisogno, la China Import and Export Fair ha ampiamente smentito il fantomatico disaccoppiamento a lungo predicato dai fautori della cosiddetta deglobalizzazione durante la pandemia. Nel quadro del commercio e degli investimenti, le dinamiche Cina-Occidente sono certamente destinate a cambiare da qui ai prossimi anni, ma non nel senso del distacco tra i mercati. Dopo la fine della fase emergenziale, le trasformazioni già in atto da anni nel Paese asiatico hanno semplicemente ripreso la loro marcia, tornando ad accelerare il ritmo di crescita di una nuova classe media di proporzioni uniche al mondo: un bacino di consumatori ineguagliabile da qualsiasi altro mercato, sia avanzato sia emergente, che le imprese straniere non possono certo lasciarsi scappare.


L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia

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