[In altre parole] Dalla fiera di Hainan agli investimenti esteri: l’apertura cinese

2023-04-14 09:50:40

Si è aperta ad Haikou, nell’isola cinese di Hainan la terza edizione della China International Consumer Products Expo (CICPE), di cui l’Italia è il paese ospite d’onore. Si tratta della più importante fiera cinese sui prodotti di consumo e l’Italia marca la sua presenza con 147 brand ed oltre 1800 mq di esposizione fieristica ed un “Company Pavilion” teso a valorizzare i prodotti del Made in Italy. La Cina è il secondo mercato di sbocco extraeuropeo per le esportazioni italiane con una crescita significativa: +137,5% in termini percentuali ed un valore assoluto di 16,4 miliardi di euro nel 2022 secondo Istat, nonostante le restrizioni dovute al Covid.

La Cina è quindi vista come un mercato fondamentale di riferimento per l’export italiano ed europeo, come spugna mondiale in grado di assorbire merci e sostenere l’economia globale.

 

Accanto a tutto questo, la Cina continua ad essere un paese fondamentale per l’attrazione degli investimenti diretti esteri (IDE). Certamente si tratta di un contesto completamente diverso da quello degli anni ‘90 e 2000, ma ancora oggi la Cina presta grandissima attenzione a questo processo. Per restare all’isola di Hainan, nel 2022 ha accolto 1320 nuove imprese ad investimento straniero con un volume complessivo di IDE di 4,05 mld di Dollari ed un aumento degli investimenti del 15% su base annua.

Quando si analizza la politica cinese, i dettagli sono fondamentali. Ed è apparentemente un dettaglio il fatto che, per la prima volta, nel rapporto di lavoro del governo, pubblicato in occasione della Doppia Sessione di quest’anno, il tema del ruolo dei capitali stranieri avesse maggiore evidenza rispetto al passato. Gli IDE sono cresciuti del 14,5% rispetto all’anno precedente e, secondo il Ministero per il Commercio, hanno raggiunto quota 127,69 mld di Yuan (circa 17,5 mld di Euro) a gennaio. Sono soprattutto i settori altamente tecnologici ad attrarre investimenti: l’IDE delle industrie high-tech ha visto a gennaio un balzo del 62,8%: nel dettaglio l’afflusso verso la manifattura high-tech ha avuto un rialzo del 74,5% mentre il settore dei servizi high-tech ha visto una crescita del 59,6%, confermando che la Cina è il paese della forte innovazione ed è lì che si sta spostando parte della produzione di qualità a livello mondiale.

L’apertura verso l’esterno e l’attrazione di capitali stranieri hanno sempre caratterizzato il nuovo corso cinese sin dall’avvio della Riforma ed Apertura. Questo ha permesso l’integrazione completa del paese nel mercato mondiale ed ha contribuito al rapido sviluppo degli ultimi decenni. Oggi la Cina è un paese profondamente diverso da quello conosciuto dai primi stranieri che lì si sono trasferiti ed hanno investito, perché attratti da manodopera altamente specializzata e scolarizzata ma a basso costo. Oggi invece conviene investire per il tessuto imprenditoriale presente e la capacità di innovazione, ricerca e sviluppo. Per cui l’apertura agli IDE segna un’ulteriore tappa nello sviluppo industriale e nelle relazioni tra la Cina ed il mondo. Soprattutto in una fase dove, in un mondo caratterizzato da recessione e fiammate inflazionistiche, la Cina offre margini di crescita economica che il governo ha fissato attorno al 5% ma diversi istituti internazionali prevedono sarà molto maggiore (Goldman Sachs, per esempio, parla di previsioni di crescita del Pil cinese del 6%).

Sono lunghi gli esempi di successo degli investimenti portati avanti dalle imprese occidentali in Cina. Prendiamo l’esempio della BMW, la famosissima azienda tedesca che a maggio 2003 ha fondato la joint venture BMW Brilliance Automotive Ltd. assieme all’azienda di Shenyang Brilliance China Automotive Holdings Ltd. Non soltanto l’accordo tra i due partner è stato rinnovato fino al 2040 ma proprio recentemente, dalla linee di produzione del Liaoning, è uscita la cinque-milionesima vettura. Grazie a quest’accordo ed agli investimenti fatti (BMW e Brilliance hanno deciso di investire inizialmente 450 milioni di Euro), oggi BMW è uno dei principali player del paese nel suo settore. Anche importanti aziende americane non si fanno sfuggire l’opportunità di investire in Cina per cogliere le opportunità del mercato e proiettarsi da lì in tutto il sudest asiatico. Come nel caso di ExxonMobil, una delle principali compagnie petrolifere statunitensi che, con la branch cinese ha investito nel Guangdong 10 miliardi di dollari per realizzare un progetto che renderà Huizhou, la città del Delta del Fiume delle Perle nella Greater Bay Area di Guangdong-Hong Kong-Macao, una base di produzione petrolchimica verde di livello mondiale nei prossimi anni. Nel caso della Exxon, si tratta del primo centro di ricerca e sviluppo completo al di fuori della sede centrale nordamericana, dotato di impianti pilota, che integrerà la ricerca e lo sviluppo dei prodotti.

Non sono poche anche le aziende italiane che hanno nel tempo investito nel mercato cinese proprio perché lì è stato possibile realizzare impianti tecnologici all’avanguardia. Come nel caso della Comer Industries di Reggio Emilia, che a Pinghu, un importante polo manifatturiero della provincia dello Zhejiang, ha realizzato una smart factory con 14 linee di produzione che coprono circa 23 mila metri quadrati per la produzione di sistemi ingegneristici avanzati e soluzioni meccatroniche per la trasmissione di potenza, forniti ai principali produttori di macchine agricole e industriali.

La Cina offre vantaggi competitivi nell’attrazione di investimenti per la produzione intelligente, la cui quota complessiva arriva al 35% del mercato mondiale: nessun altro paese in via di sviluppo raggiunge questi livelli. A fare la differenza, la presenza dei principali produttori mondiali di robot, impiegati nella produzione di fascia alta ed un’industria di robot nazionale che copre la produzione di fascia media e bassa. Inoltre la Cina dispone di ampio mercato ed una catena industriale completa, che comprende robotica, controllo del movimento, rilevatori e sensori, visione, apprendimento automatico e intelligenza artificiale, Internet, ecc. Infine, ma non per ultimo, il fattore umano, con abbondante disponibilità di laureati in discipline STEM ed un piano di incentivi alla formazione di risorse umane di alta qualità per la produzione intelligente.

Alla luce di questi dati è facile trarre le conclusioni. L’impegno del governo cinese ad attrarre nuovi IDE e sviluppare le relazioni e gli investimenti con l’estero creeranno nuove opportunità di sviluppo. La trasformazione del sistema produttivo ed il salto tecnologico operato in questi anni rende la Cina il paese ideale per le produzioni intelligenti ed all’avanguardia sia per soddisfare il vasto mercato interno che per proiettarsi in tutto il sudest asiatico, area dove si stanno spostando progressivamente gli equilibri (industriali e non solo) del mondo. Cogliere queste opportunità è non solo un interesse, ma una scelta strategica di chi vuole rafforzare la propria posizione nel prossimo futuro. La partita, in larga parte, si gioca qui.


(L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta)

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