L’attesa visita di stato del presidente cinese a Mosca, appena conclusa, avviene dopo un’intensa attività da parte della diplomazia cinese. Il viaggio di Wang Yi in Europa, l’accordo trilaterale con Arabia Saudita ed Iran, il lancio dell’iniziativa per la sicurezza globale prima e quella per la civilizzazione poi, il documento di posizione cinese sul conflitto ucraino, sono solo alcune delle iniziative che hanno visto protagonista Pechino nell’ultimo mese.
Russia e Cina hanno relazioni solide e durature e l’interscambio tra i due paesi è significativamente aumentato nell’ultimo periodo: il commercio bilaterale ha raggiunto quota 190 miliardi di dollari, un aumento del 116% rispetto a un decennio fa. Solo nei primi due mesi del 2023 l’aumento è stato del 25,9% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 33,69 miliardi di dollari. Non stupisce pertanto che il vertice ai massimi livelli sia stata anche l’occasione per chiudere ulteriori contratti che aumenteranno il volume del commercio, anche attraverso lo sviluppo dell’e-commerce ed il rafforzamento della cooperazione nei mercati finanziari. A tutto questo si somma il progetto di rendere sinergici la Belt and Road Initiative e l'Unione Economica Eurasiatica, sviluppando così in modo più risoluto l’interconnessione dell’area eurasiatica.
Il resoconto dell’incontro rilasciato dal Cremlino riporta la notizia della firma di 80 progetti bilaterali in vari settori per un valore di circa 165 mld di dollari ed una previsione, per bocca dello stesso presidente russo, circa l’incremento dell’interscambio commerciale bilaterale che supererà la soglia dei 200 mld di dollari nel corso di questo anno. In più, Putin ha sottolineato l’importanza dell’uso delle divise nazionali per gli scambi bilaterali ricordando che, in questa fase, i due terzi dei pagamenti previsti dagli accordi siano in rubli e yuan. Secondo i dati forniti della Banca di Russia, la quota delle esportazioni russe regolate in renminbi è cresciuta dallo 0,4% al 14% da marzo a novembre 2022 e l’aumento degli scambi di renminbi è passato dal 3% al 33% nello stesso periodo di tempo.
Tutto il mondo, soprattutto i paesi occidentali, hanno però guardato con attenzione alla visita di Xi Jinping a Mosca alla luce delle novità che potevano emergere riguardo al conflitto in Ucraina. Alcuni hanno mostrato interesse e curiosità per possibili soluzioni politiche mentre altri, come gli Stati Uniti, hanno preventivamente rifiutato ogni proposta negoziale, arrivando quasi ad intimare all’Ucraina di respingere ogni appello sul cessate il fuoco. Particolarmente significativa la Dichiarazione congiunta sull'approfondimento del partenariato strategico globale di coordinamento per la nuova era. In questo documento strategico, oltre a ribadire i punti di reciproco interesse e mutua cooperazione bilaterale, viene tracciato l’approccio ai problemi globali che è stato sicuramente oggetto della discussione tra i leader dei due paesi. Emerge pertanto, in un’epoca segnata dall’emergere di vecchie e nuove alleanze militari con l’obbiettivo del contenimento verso altri paesi, un approccio diverso: «le due parti –si legge nel documento - hanno sottolineato che la relazione sino-russa non è simile all'alleanza militare e politica durante la Guerra Fredda, ma trascende questo modello di relazioni tra Stati, e ha la natura di non allineamento, non scontro e non attacco a Paesi terzi». Il documento contiene inoltre questo lungo passaggio: «Le due parti hanno ribadito il loro impegno a salvaguardare risolutamente il sistema internazionale con le Nazioni Unite al centro, l'ordine internazionale basato sul diritto internazionale e le norme fondamentali delle relazioni internazionali basate sugli scopi e sui principi della Carta delle Nazioni Unite, e si oppongono a tutte le forme di egemonia, unilateralismo e politica di potenza: opporsi alla mentalità della Guerra Fredda, opporsi allo scontro tra campi ed opporsi ai piccoli circoli che prendono di mira paesi specifici». È la dimostrazione più diretta del fatto che il percorso seguito da questi due paesi non mira a sconvolgere l’ordine internazionale, quanto a metterne al centro le Nazioni Unite. Spesso accusate da alcuni ricercatori dei think tank atlantici di essere “potenze revisioniste”, Cina e Russia hanno ribadito nella Dichiarazione un approccio diverso, scegliendo una strada opposta alla riedizione della guerra fredda, quando la competizione geopolitica era affiancata ad una divisione del mondo in aree di influenza e per affinità ideologica. Semmai, ad essere messa a verifica è la tendenza all’unipolarismo ed alla gerarchia tra nazioni che ha aperto la strada a guerre terribili dal Medio Oriente all’Asia ed all’Europa, spesso basate su pretesti mendaci e senza alcun mandato da parte dell’Onu.
Tra i temi di confronto tra i due capi di stato c’è un’affermazione del leader russo che merita attenzione: «in tutto il mondo, lo sviluppo della Cina ha suscitato un genuino interesse, e noi la invidiamo persino un po'. La Cina ha creato un sistema molto efficiente per sviluppare l'economia e rafforzare lo Stato. È molto più efficiente di quello di molti altri Paesi, è un fatto evidente». Non è la prima volta che Putin apprezza pubblicamente i successi del modello cinese. Lo scorso 7 luglio in un incontro con il segretario del Partito Comunista, Gennadij Zjuganov, aveva dichiarato: «riguardo all’idea socialista, non vi è nulla di male in essa. Dovremmo rivitalizzare questa idea, specialmente nella sfera economica. In alcuni Paesi si è concretizzata e connessa con forme di regolazione del mercato e funziona in modo assai efficace. Dobbiamo approfondirla». Ed il riferimento all’esperienza cinese, al suo sviluppo ed al suo processo di modernizzazione, è parsa abbastanza evidente a tutti gli osservatori.
Come dicevamo sopra, da oltre un mese l’attività della diplomazia cinese è a pieno regime e sta sponsorizzando una soluzione politica del conflitto ucraino. Da parte russa c’è una significativa apertura in questa direzione: con riferimento al documento cinese il presidente russo ha affermato che «può essere preso come base per un accordo di pace in Ucraina quando l'Occidente e Kiev saranno pronti». Per parte americana, al momento, i segnali vanno invece in direzione opposta: «Gli interessi americani sono meglio serviti enfatizzando la competizione con la Cina e minimizzando lo scontro», scriveva la settimana scorsa il New York Times in un lungo editoriale. Rimane una domanda cruciale. Siamo davvero convinti che questa equazione serva correttamente anche gli interessi dell’Europa e dell’Italia?
L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta