[In altre parole] Il Ministro Qin Gang illustra le priorità della Cina in politica estera ed il piano di modernizzazione

2023-03-08 16:27:14

Il capo della diplomazia cinese non nasconde le accresciute difficoltà del contesto internazionale. Ma proprio le profonde trasformazioni degli ultimi anni sono un monito per una riflessione più generale sul futuro del mondo. Lo sanno bene i paesi del sud globale, con l’accresciuto interesse alla modernizzazione della Cina, ma anche i paesi europei: mai come oggi chiamati ad interrogarsi profondamente sul senso della propria autonomia strategica. 

Nel corso della Doppia Sessione aperta a Pechino lo scorso weekend, si è tenuta martedì l’attesa conferenza stampa di Qin Gang, il nuovo Ministro degli Esteri cinese. Nelle sue parole tutta la consapevolezza che il mondo sta attraversando una fase difficile, caratterizzata anche da un confronto tra Est ed Ovest. «Il mondo di oggi è pieno di caos – ha ribadito il capo della diplomazia cinese ad una domanda di un giornalista del Quotidiano del Popolo - (…) L'umanità si trova ancora una volta al bivio della storia. (…) La strada verso la governance globale non sarà facile». 

Vi è quindi piena contezza delle accresciute difficoltà. Del resto questo confronto tra oriente ed occidente è diventato sempre più forte negli ultimi anni, trascinando le relazioni su un terreno continuo di scontro. Soprattutto, gli Stati Uniti hanno trasferito la competizione commerciale anche agli altri piani della relazione tra i due paesi, costruendo lo scontro perfetto che si alimenta con letture e visioni da “scontro di civiltà”. Ma contemporaneamente a tali tendenze, si assiste a profondi cambiamenti delle relazioni internazionali. Il recente scambio di battute tra il presidente della Repubblica Democratica del Congo Tshisekedi ed il suo omologo francese Macron, sarebbe stato impensabile solo pochi anni fa e testimonia un cambio nella consapevolezza che il sud globale ha raggiunto. Di questo cambio di passo la diplomazia cinese ne tiene profondamente conto: «i Paesi in via di sviluppo – ha ricordato il Ministro cinese - rappresentano più dell'80% della popolazione mondiale e contribuiscono a più del 70% della crescita economica globale. Le persone nei Paesi in via di sviluppo hanno diritto a una vita migliore e i Paesi in via di sviluppo hanno diritto a una maggiore rappresentanza e a una voce più forte negli affari internazionali». La governance globale, pertanto, è oggi impensabile senza una visione generale dei rapporti di forza del mondo e senza il coinvolgimento di tutti i paesi, a partire da quelli in via di sviluppo.

Tenere assieme questi due poli del problema è una peculiarità della politica estera di Pechino che il capo della diplomazia cinese ha confermato nel corso della sua conferenza stampa. Non può esistere alcuna forma di governance globale senza uno sguardo generale alle dinamiche e gli interessi dei popoli del mondo e, soprattutto, non si può più pensare di trascurare i bisogni e le esigenze di un pezzo della popolazione mondiale che sta acquisendo un rinnovato protagonismo economico e politico.

Non solo. La trasformazione che sta investendo la Cina, con la sua rapida trasformazione e crescita tumultuosa nell’arco di pochi decenni interroga altri paesi in via di sviluppo sulle potenzialità del modello di sviluppo cinese. A partire dal processo di modernizzazione. Questo tema ha rappresentato il cuore della riflessione teorica al XX Congresso del PCC e la conferenza stampa del ministro è stata anche l’occasione per esporre i cardini teorici della modernizzazione in stile cinese che, come ribadito da Qin Gang, non coincide col processo di occidentalizzazione. Per Pechino, infatti, la modernizzazione si basa su cinque pilastri che la rendono unica: l’indipendenza, ossia la capacità di adattamento alle caratteristiche peculiari della Cina; la centralità del popolo e dei sui bisogni; lo sviluppo pacifico, quindi la costruzione di un percorso di sviluppo diverso dalla via battuta dalle potenze coloniali del passato; l’apertura e la tolleranza verso forme di sviluppo specifiche e distintive e, infine, l’unità interna e la lotta per raggiungere i propri obbiettivi.

La portata dei cambiamenti epocali investe anche il vecchio continente. Il Pil dell’Ue nel 1995 era pari a 8,3 trilioni di dollari, circa il 26,9% dell'economia mondiale; nel 2020 il PIL dell'Ue ha raggiunto quota 15,19 trilioni di dollari, pari al 17,9% dell'economia mondiale. Nello stesso arco di tempo il Pil degli Stati Uniti è rimasto circa il 25% dell’economia mondiale. Tale divaricazione nella sfera economica si rafforza in questa fase segnata dalla presenza nella guerra nel cuore dell’Europa, che non sta soltanto scavando un lungo fossato nelle relazioni con la Federazione Russa, ma sta aumentando alcune tendenze che comportano anche un calo della sua influenza economica ed una marginalizzazione nel panorama geopolitico globale. Proprio per queste ragioni, il direttore dell’Ufficio della Commissione per gli affari del Comitato Centrale del PCC Wang Yi ha organizzato recentemente un tour europeo per confrontarsi con i principali leader del continente e riportare le relazioni Europa-Cina su un binario corretto. Allo stesso modo, il Ministro Qin nel corso della conferenza stampa non ha perso occasione per rivolgersi all’Europa dichiarando la volontà cinese ad una mutua collaborazione: «siamo disposti a collaborare con la parte europea per sostenere il vero multilateralismo, il rispetto reciproco e la cooperazione win-win, per superare i vari disturbi e le difficoltà, per continuare ad approfondire il partenariato strategico globale Cina-UE e per infondere maggiore stabilità, certezza e giustizia nel mondo in crisi».

È un passaggio chiave per l’Europa, stremata da una guerra che sta destabilizzando fin nelle fondamenta la sua sicurezza, il vecchio continente è chiamato ad interrogarsi sulle ragioni della sua autonomia strategica e le condizioni che possono portare a garantire, ai suoi cittadini, pace e stabilità nel lungo termine.

 

L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

 

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