Report 2023: obiettivi economici ambiziosi in un contesto di incertezza globale

2023-03-06 17:03:16

Il massimo organo legislativo cinese, l’Assemblea popolare nazionale, ha aperto i lavori della sua riunione annuale domenica, con la relazione del premier Li Keqiang, che ha letto il rapporto sul lavoro del governo. Questa è stata anche l’occasione per fare un bilancio del lavoro degli ultimi anni e per tratteggiare alcune delle tendenze generali che caratterizzeranno il lavoro dell’anno in corso. Del resto gli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da forti elementi di instabilità sul piano globale: pandemia, volatilità finanziaria e fragilità nella sicurezza internazionale hanno caratterizzato ed influenzato fortemente la politica degli stati, alle prese con sfide in parte inedite.

La Cina ha comunque consolidato in questo periodo due obbiettivi centrali: la crescita costante della propria economia e la redistribuzione della ricchezza in favore della lotta contro la povertà.

Nel rapporto del governo si è sottolineato come il Pil cinese sia salito a 121.000 mld di Yuan (circa 16.500 mld Euro), una crescita che, se proiettata lungo l’ultimo decennio, raggiunge la cifra dei quasi 70.000 miliardi di Yuan (oltre 9.500 mld di Euro) ed un tasso annuo del 6,2%. Tutta questa ricchezza non ha soltanto cambiato lo skyline delle città ed il tenore di vita nella fascia costiera, ma ha posto le basi per eradicare la povertà assoluta nel paese. Il rapporto sottolinea come «quasi 100 milioni di residenti rurali poveri e un totale di 832 contee impoverite sono stati sollevati dalla povertà, compresi più di 9,6 milioni di persone in condizioni di povertà trasferite da aree inospitali». Il tema della redistribuzione e degli investimenti governativi per espandere la domanda interna restano al centro delle misure che il governo intende consolidare anche nel futuro. «Dobbiamo dare priorità alla ripresa e all'espansione dei consumi. I redditi dei residenti urbani e rurali devono essere incrementati attraverso molteplici canali – ha sottolineato il premier – Dobbiamo fare in modo che gli investimenti governativi e gli incentivi politici guidino efficacemente gli investimenti in tutta la società».

La mano visibile dello stato giocherà un ruolo importante anche per sostenere lo sviluppo di scienza e tecnologia. Negli ultimi anni il rapporto tra la spesa per la R&S e il Pil è aumentato, raggiungendo quota 2,55%. Secondo un progetto di spesa del Ministero delle finanze, la spesa in questo settore dovrebbe raggiungere quota 328 miliardi di Yuan (44,6 mld di Euro) nel corso di quest’anno. Questa cifra non comprende la quota investita dai governi e dalle aziende locali. Tale misura diventa sempre più indispensabile per garantire un adeguato sviluppo tecnologico del paese ed assicurarsi un accesso indipendente ad alcune tecnologie che, invece, le recenti tendenze del mercato mondiale e le scelte dell’amministrazione americana, tenderebbero ad impedire, allargando progressivamente l’elenco delle imprese cinesi sottoposte a restrizioni all’esportazione. Di pari passo, i finanziamenti a sostegno dello sviluppo dei chip e di altri settori industriali chiave aumenteranno di quasi il 50%, raggiungendo 13,3 miliardi di RMB (1,8 mld di Euro) quest'anno a partire dal 2022. «Dovremmo sfruttare meglio il ruolo del governo – ha sottolineato il premier nella relazione - nel mettere in comune le risorse per realizzare le principali scoperte tecnologiche».

L’equilibrio tra settore pubblico e privato in Cina è sempre uno degli elementi decisivi della regolazione politica ed economica. A tal proposito la relazione ha sottolineato come «consolidare e sviluppare senza riserve il settore pubblico e incoraggiare, sostenere e guidare senza riserve lo sviluppo del settore non pubblico. Dobbiamo (…) fare in modo che le aziende di Stato adempiano alle loro responsabilità economiche e sociali e che migliorino la loro moderna gestione aziendale con le caratteristiche distintive della Cina. (…) Dobbiamo coltivare un rapporto cordiale e pulito tra il governo e le imprese e creare un ambiente in cui le imprese, sotto tutte le forme di proprietà, possano competere e crescere in condizioni di parità. È necessario adottare misure e politiche efficaci per rafforzare le aspettative e la fiducia del mercato».

Tra i punti centrali per comprendere la direzione dell’economia cinese troviamo i seguenti aspetti: crescita del Pil di circa il 5% e crescita di nuovi posti di lavoro nelle città (circa 12 milioni), crescita del reddito pro capite in linea con la crescita economica, attenzione all’ambiente: riduzioni del consumo di energia e del consumo di combustibili fossili e costante miglioramento della qualità dell'ambiente.

Accanto alla crescita fissata attorno al 5%, sono i primi dati economici dell’anno ad essere incoraggianti. Non solo la Cina sembra essere uscita indenne dall’apertura completa del paese e dalla nuova normalità di gestione del virus, ma i dati economici sono tutti promettenti: l'indice dei direttori acquisti nel settore manifatturiero è salito a febbraio a 52,6 punti, il livello più alto da undici anni, sia l’indicatore del settore manifatturiero che quello non manifatturiero sono al di opra di quota 50 che separa crescita da decrescita. Un altro dato particolarmente emblematico è quello relativo alle navi cargo capesize: stando ai dati forniti dal Baltic Dry Index, i giganti che trasportano l’export cinese hanno fatto segnare un aumento del 46,92%.

In un contesto di incertezza globale, la veloce ripresa economica cinese ha impresso ottimismo agli operatori economici e commerciali. Nei prossimi mesi ci saranno alcuni appuntamenti politici ed economici importanti come il terzo forum sulla Belt and Road Iniziative e la Fiera internazionale dei beni di consumo. Guardando con lungimiranza ed i fenomeni in atto e se giocheremo bene le nostre carte, potremmo trarre vantaggio dalla ripresa economica di Pechino. 


L'autore Francesco Maringiò è il presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta

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