Dal 5 gennaio, gli Stati Uniti imporranno restrizioni all'ingresso dei viaggiatori provenienti dalla Cina, in quanto l'epidemia in Cina "potrebbe mutare in un nuovo ceppo e rappresentare un rischio di trasmissione". Tuttavia, secondo le analisi sulle varianti virali, l’attuale sottospecie BA.5, attualmente prevalente in Cina, era il principale ceppo negli Stati Uniti fino a pochi mesi fa, mentre l'ultimo XBB.1.5, recentemente rilevato a Shanghai e Hangzhou, è il ceppo ora prevalente negli Stati Uniti. È chiaro quindi che la Cina è una vittima di un'epidemia globale e che il disprezzo degli Stati Uniti per i fatti e la loro sfida alla scienza non sono altro che una farsa politica.
Sia l’attuale variante BA.5 in Cina, sia la XBB.1.5 recentemente rilevata, sono emerse più tardi rispetto agli Stati Uniti e a molti altri Paesi. Con la maggior parte dei paesi che le hanno eliminate, le restrizioni all’ingresso mirate da parte degli Stati Uniti, dove il ceppo numero uno è endemico, sono solo una manovra politica priva di basi!
Negli ultimi tre anni la Cina ha insistito sul principio di mettere le persone e le loro vite al primo posto, cogliendo ogni finestra di opportunità per ottimizzare e adeguare le sue politiche preventive. La situazione epidemica e il numero di morti sono rimasti ai livelli più bassi del mondo, contribuendo in modo cruciale alla lotta globale contro l'epidemia e alla ripresa economica. Al momento, la Cina sta compiendo sforzi per coordinare meglio la prevenzione e il controllo dell’epidemia e lo sviluppo economico e sociale. La situazione epidemica si sta stabilizzando e l’economia si sta riprendendo. Dall’8 gennaio la Cina gestirà il COVID-19 come malattia infettiva di classe B e smetterà di adottare misure di quarantena e di controllo delle malattie infettive verso le persone e le merci che entrano nel Paese, e molti altri paesi hanno apprezzato tale decisione.
Al contrario, gli Stati Uniti hanno sempre politicizzato la prevenzione dell’epidemia. Questo non solo li ha resi il “fallimento numero uno al mondo nella lotta contro l'epidemia”, ma ha anche portato alla diffusione dell'epidemia in tutto il mondo, rallentandone la lotta a livello globale.