Sanità, Ucraina, Crisi energetica, Clima, Sport e Solidarietà sono le parole che hanno scandito gli eventi del 2022. Tensioni, conflitti e crisi regionali e globali hanno messo in luce le turbolenze del sistema politico-economico internazionale e le debolezze del mondo. In questa serie analizziamo una ad una le parole chiave del 2022 per disvelare i problemi ancora aperti e le criticità da risolvere, ma anche per suggerire possibili soluzioni secondo i principi guida della cooperazione e della coesistenza tra i popoli.
Durante il 2022, la Cina ha lanciato Shenzhou-14 e Shenzhou-15, rispettivamente la seconda e la terza missione umana di lunga durata del programma spaziale cinese. I taikonauti - trasposizione in lingua cinese di "astronauta" - hanno così raggiunto Tiangong, la stazione spaziale cinese in fase di costruzione dal 2021, quando Tianhe, primo modulo della struttura, fu lanciato in orbita. Il 24 luglio di quest'anno è toccato invece al modulo Wentian, cabina laboratorio, mentre il 31 ottobre successivo ha raggiunto lo spazio l'analogo modulo Mengtian. Per dicembre del prossimo anno, è previsto il lancio di Xuntian, telescopio spaziale di ultima generazione, che si aggancerà alla stazione per diventare operativo nel corso del 2024.
Shenzhou-14, rientrata sulla Terra il 4 dicembre, aveva visto partire nel giugno scorso un equipaggio di tre componenti: il comandante Chen Dong, l'operatrice Liu Yang, prima donna cinese a raggiungere lo spazio nel 2012, e l'operatore Cai Xuzhe. Anche il team partito a bordo della missione Shenzhou-15 è composto da tre taikonauti, stavolta tutti uomini: il comandante Fei Junlong e i due operatori Deng Qingming e Zhang Lu. Tiangong rappresenta il cuore della terza fase del Programma Spaziale Equipaggiato Cinese (CMS), avviato nel 1992. Con la missione Shenzhou-5 del 2003, CMS ha già fatto della Cina la terza nazione capace di inviare esseri umani nello spazio, dopo l'Unione Sovietica, che detiene il primato con l'impresa del cosmonauta Yuri Gagarin nel 1961, e gli Stati Uniti, che la eguagliarono l'anno successivo con John Glenn.
A vent'anni di distanza dalla prima missione umana, Pechino si appresta non soltanto a gettare le basi per una nuova fase di esplorazione, ricerca e sperimentazione dai risvolti importanti per la comunità scientifica internazionale, ma anche a stimolare indirettamente altri Paesi. Poche settimane fa, la NASA ha dato il via ad Artemis, un programma di volo spaziale equipaggiato, in collaborazione con aziende di settore statunitensi e partner esteri, tra cui ESA, JAXA e CSA, per raggiungere nuovamente la Luna entro il 2024. Tornando in Asia, il 4 agosto scorso la Corea del Sud si è messa in evidenza inviando nello spazio il suo primo modulo orbitante lunare Danuri, mentre il 12 dicembre l'azienda privata giapponese iSpace ha lanciato, in collaborazione con SpaceX di Elon Musk, il lander lunare M1.
È evidente che tale dinamismo internazionale non potrà ripercorrere le orme del passato, quando la ricerca nel settore aveva scatenato una vera e propria corsa allo spazio nel quadro dello scontro geopolitico tra le due superpotenze protagoniste della Guerra Fredda. Nel nuovo secolo è fondamentale la più ampia cooperazione possibile, coordinando i legittimi interessi scientifici dei singoli Paesi con le richieste di sicurezza della comunità internazionale. Se dopo il rallentamento del programma spaziale russo, fortemente ridimensionato dal crollo dell'URSS, gli Stati Uniti dovessero puntare il dito anche contro il programma cinese, o di altri Paesi politicamente "sgraditi", si aprirebbero le porte per rischi di ampia portata, su tutti quelli della militarizzazione dello spazio, prospettiva contro cui Pechino e Mosca si sono già mosse dal 2008 presentando congiuntamente all'ONU la bozza del Trattato per la Prevenzione della Dislocazione di Armamenti nello Spazio e della Minaccia dell'Uso della Forza contro Obiettivi Spaziali (PPWT).