[In altre parole] Le parole chiave del 2022- Clima

2022-12-20 16:12:10

Sanità, Ucraina, Crisi energetica, Clima, Sport e Solidarietà sono le parole che hanno scandito gli eventi del 2022. Tensioni, conflitti e crisi regionali e globali hanno messo in luce le turbolenze del sistema politico-economico internazionale e le debolezze del mondo. In questa serie analizziamo una ad una le parole chiave del 2022 per disvelare i problemi ancora aperti e le criticità da risolvere, ma anche per suggerire possibili soluzioni secondo i principi guida della cooperazione e della coesistenza tra i popoli.

 

Se il 2022 ha confermato una pericolosa tendenza in atto in tutto il pianeta, questa è senza dubbio legata ai cambiamenti climatici. I fenomeni meteorologici estremi stanno caratterizzando sempre di più la vita di tutti i giorni nei diversi angoli del globo, sconvolgendo il tradizionale avvicendamento stagionale. Prolungati periodi di siccità, che mettono in crisi l'agricoltura delle zone colpite, sono succeduti da improvvisi e violenti nubifragi che minacciano l'incolumità delle persone e la stabilità dei terreni. Se la politica, specie nei Paesi occidentali, si divide tra ambientalisti e negazionisti dell'emergenza in merito alle cause dei cambiamenti climatici, questi sono comunque un fatto. Siano essi provocati dall'inquinamento e dalle modificazioni dell'ambiente prodotte dall'uomo oppure da dinamiche naturali e cicliche, o meglio ancora da un insieme di entrambi i fattori, nei prossimi decenni l'umanità dovrà fare i conti con i suoi effetti.

Per ridurre al minimo l'impatto dei cambiamenti climatici è fondamentale agire a valle, cioè intervenire sul dissesto idrogeologico e sulla siccità con l'applicazione di adeguate tecnologie infrastrutturali e digitali. Per prevenire e ridurre quanto più possibile il verificarsi di fenomeni meteorologici estremi è invece necessario impegnarsi a monte, ovvero intervenire sulle cause antropiche dei cambiamenti climatici, riducendo le emissioni nocive e preservando la biodiversità. A quest'ultimo proposito si è espresso, nel novembre 2018, il 14° vertice della Conferenza delle Parti per la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD/COP/14/14), a Sharm El-Sheikh, che ha visto i delegati dei Paesi aderenti adottare una serie di decisioni finalizzate a facilitare il raggiungimento di obiettivi prioritari in materia di biodiversità e preservazione floro-faunistica nel quadro del programma 2050 Vision for Biodiversity.

Il vertice successivo (CBD/COP/15/4), suddiviso in due parti - la prima svoltasi a Kunming, in Cina, nell'ottobre 2021, e la seconda a Montreal, in Canada, nel dicembre 2022 - ha provato ad individuare risposte più concrete alle inedite sfide presentatesi negli ultimi anni: perdita di biodiversità, cambiamenti climatici, degradazione del suolo e desertificazione, degradazione degli oceani ed inquinamento, correlati ai crescenti rischi per la salute dell'uomo e la sicurezza alimentare. La Dichiarazione di Kunming emersa al termine della prima parte della COP-15 ha stabilito 17 impegni da mantenere, sebbene non vincolanti, tra cui la creazione di un piano di attuazione per lo sviluppo delle capacità del Protocollo di Cartagena sulla Biosicurezza, la riduzione degli effetti negativi dell'attività umana sulla biodiversità marina e costiera, l'integrazione dell'attività di conservazione della biodiversità nei processi decisionali dei governi, la riforma o eliminazione degli incentivi dannosi per la biodiversità e l'offerta di strumenti finanziari ai Paesi in via di sviluppo per sostenere i loro piani di biodiversità nel quadro della Convenzione.

Proprio sui Paesi più poveri si dovrà concentrare l'attenzione dei governi dei Paesi avanzati e dei più avanzati tra quelli emergenti, che dovranno assumersi la responsabilità politica di sostenere i piani per la tutela della biodiversità anche in quelle aree del mondo dove l'arretratezza tecnologica e la scarsità di risorse finanziarie rischiano di ritardare pesantemente il raggiungimento degli obiettivi previsti dall'Agenda 2030.


L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia

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