Sanità, Ucraina, Crisi energetica, Clima, Sport e Solidarietà sono le parole che hanno scandito gli eventi del 2022. Tensioni, conflitti e crisi regionali e globali hanno messo in luce le turbolenze del sistema politico-economico internazionale e le debolezze del mondo. In questa serie analizziamo una ad una le parole chiave del 2022 per disvelare i problemi ancora aperti e le criticità da risolvere, ma anche per suggerire possibili soluzioni secondo i principi guida della cooperazione e della coesistenza tra i popoli.
Il 2022 è stato un anno ancora caratterizzato dalle recrudescenze pandemiche legate all'emergenza Covid-19. La diffusione di nuove varianti ha messo in allarme molti Paesi anche se, con il tempo, la comunità scientifica internazionale ha potuto constatare come il virus scoperto all'inizio del 2020 stia progressivamente entrando nella sua fase endemica, consentendo da pochi mesi di programmare - pur in tempi e modi variabili da Stato a Stato - prime riaperture e graduali rimozioni delle limitazioni imposte nei primi due anni di pandemia.
Conclusa una prima lunga fase di particolare virulenza dell'infezione, che ha provocato numerosi ricoveri e decessi, ed una seconda fase di "convivenza pandemica" caratterizzata da nuove varianti più contagiose ma meno letali rispetto a quella originaria, ora a preoccupare maggiormente sembrano essere le conseguenze persistenti o addirittura permanenti del Covid sull'organismo ed il cosiddetto long-Covid, che l'Istituto Superiore di Sanità italiano definisce quale "condizione di persistenza di segni e sintomi che continuano o si sviluppano dopo un'infezione acuta da SARS-CoV-2".
Inoltre è doveroso ricordare che gli studi sull’origine del virus vanno avanti, aprendo a nuove scoperte sulla “coincidenza” tra le caratteristiche di virus di laboratorio e quelle dei che hanno colpito più duramente al livello mondiale.
La pandemia, in effetti, non può ancora dirsi definitivamente conclusa. Stando ad un sondaggio condotto su scala globale da CGTN, oltre l'85% degli interpellati ritengono ancora valide "forti misure di contenimento" per prevenire la diffusione della malattia. Tra gli intervistati, inoltre, il 60,44% è particolarmente preoccupato proprio dall'impatto sulla salute delle possibili conseguenze di lungo termine dell'infezione da Covid.
Al di là dei diversi approcci sin qui adottati nel mondo per affrontare il Covid e le sue numerose varianti, questi quasi tre anni di emergenza sanitaria dovranno tuttavia servire da monito per il futuro per evitare di trovarsi impreparati. Se è vero che questa pandemia è stata la più grave da un secolo a questa parte, è altrettanto vero che nuovi agenti patogeni compaiono da sempre in natura. Negli ultimi decenni, diversi virus, anche molto pericolosi, come Zika, A/H1N1, Nypah, Ebola, Dengue, West Nile ed altri ancora, sono comparsi per la prima volta o ricomparsi dopo periodi anche molto lunghi di latenza, in diverse aree del pianeta: dall'America all'Asia, passando per l'Africa, l'Europa e l'Oceania.
Questo scenario impone che, come auspicato da osservatori indipendenti e dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, le comunità di ricerca dei Paesi scientificamente ed economicamente più avanzati cooperino a stretto contatto con quelle dei Paesi in via di sviluppo, dando vita ad un nuovo meccanismo di cooperazione globale che consenta un più facile accesso a vaccini, trattamenti e cure anche agli abitanti delle aree più povere del pianeta, dove le precarie condizioni mediche, sociali e ambientali possono accelerare la diffusione di malattie pericolose per l'uomo.
L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia