Dopo accesi dibattiti, il 20 novembre, ora locale, si è chiusa in Egitto la 27esima Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27), durante la quale sono state approvate decine di risoluzioni, tra cui spicca l’istituzione del “loss and damage” fund mirante a offrire assistenza ai paesi in via di sviluppo e ai paesi deboli colpiti dai cambiamenti climatici.
Secondo la dichiarazione rilasciata dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, la COP27 ha fatto un importante passo avanti nel sostegno della giustizia. I paesi sviluppati sono chiamati ad assumersi “responsabilità comuni ma differenziate”, a onorare per primi i doveri nei confronti delle emissioni e a offrire sussidi ai paesi in via di sviluppo colpiti dai cambiamenti climatici.
Durante la Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenaghen del 2009, i paesi sviluppati hanno promesso di offrire ogni anno, a partire dal 2020, 100 miliardi di USD per aiutare i paesi in via di sviluppo a mitigare i cambiamenti climatici. Tuttavia, finora tale promessa non è ancora diventata realtà. Per questo motivo, nel corso della COP27 la maggior parte dei paesi in via di sviluppo hanno chiesto ai paesi sviluppati di mantenere le promesse e di fornire i sussidi.
Per via delle pressioni, i paesi sviluppati alla fine hanno raggiunto un consenso con i paesi in via di sviluppo sull’istituzione del “loss and damage” fund. Non si tratta di una beneficenza offerta dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo, ma di una responsabilità che essi devono assumersi.
Va notato che durante la COP27 non è stata fissata una roadmap sull’attuazione del fondo e non sono stati fissati chiari regolamenti su quali paesi debbano finanziarlo, sul suo funzionamento e su altre questioni relative. In aggiunta all’atteggiamento passivo e al deficit di affidabilità dei paesi sviluppati, il pubblico si pone ancora un interrogativo sulla sua attuazione e in merito sono ancora necessarie ulteriori trattative e iniziative concrete.
In qualità di maggiore paese in via di sviluppo, la Cina si dimostra sempre un operatore attivo e concreto. Dal 2012 al 2021, la Cina ha sostenuto la sua crescita economica media del 6,5% con una crescita media annua del consumo energetico del 3%. Nel 2021, le emissioni di anidride carbonica per ogni unità di PIL cinese si sono ridotte del 34,4% rispetto al 2012. Gli investimenti totali cinesi nelle risorse energetiche riciclabili hanno raggiunto i 380 miliardi di USD, il che la pone al primo posto nel mondo.
Durante la COP27, la parte cinese ha preso parte alle consultazioni su un centinaio di temi, impegnandosi fermamente per la salvaguardia degli interessi dei paesi in via di sviluppo e offrendo importanti contributi alla serie di positivi risultati ottenuti.
“Il nostro pianeta è ancora nella sala del pronto soccorso”. La valutazione del segretario generale Antonio Guterres deve indurre a una profonda riflessione. I risultati ottenuti durante la COP27 non sono stati facili, le iniziative relative ai cambiamenti climatici hanno ancora di fronte molte sfide e rimane ancora molto da fare. In merito, il punto chiave consiste nel mantenimento degli impegni da parte dei paesi sviluppati.