L’Asia è stata teatro, in questi giorni, di tre importanti appuntamenti di portata globale molto ampia. La settimana scorsa la Cambogia ha ospitato il 25º vertice dell’Asean, l’Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico, nata per promuovere la cooperazione e l’assistenza tra i paesi membri. Il 18 novembre, ora d’Italia si terrà invece in Tailandia il 29º meeting dell’Apec, che raggruppa oltre 20 paesi dell’Asia-Pacifico per promuovere la cooperazione economica. Si tratta di organismo politici ed economici incentrati sul principio della cooperazione multilaterale e che mirano attraverso gli scambi e lo sviluppo comune a promuovere il progresso economico dei paesi aderenti. Soprattutto, non sono organizzazioni che puntano ad una affinità o omologazione tra gli stati membri, valorizzando invece le differenze e favorendo il dialogo tra paesi diversi.
Ma l’Asia è stata anche protagonista della riunione del G20, che si è appena concluso in Indonesia. Nato alla fine degli anni ’90 come risposta ad una serie di crisi finanziarie per favorire il mutuo sostegno tra i 20 paesi più industrializzati del mondo, il G20 è un forum a cui afferiscono paesi che, per popolazione e ricchezza mondiale, rappresentano la maggioranza assoluta del mondo. Anche questo organismo è basato sul principio della cooperazione internazionale e lega assieme paesi profondamente diversi tra di loro sia per dimensione economica che per sistema socio politico.
Questo aspetto è un tema decisivo nel mondo di oggi quando: a differenza delle epoche nelle quali sono nate queste organizzazioni internazionali, si avverte sempre più il tentativo di alcuni paesi di impostare le relazioni internazionali non più su un piano di parità tra diversi, ma tentando di uniformare tutti i paesi ad un unico sistema. Pertanto il successo del G20 (e di questo tipo di organismi internazionali) indica all’umanità intera una strada da percorrere per affrontare e dirimere le grandi sfide che il mondo ha davanti a sé.
Tutto è questo è emerso con grande forza anche nell’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden che ha preceduto l’apertura del G20. Gli Stati Uniti, per parte loro, hanno affermato pubblicamente che è loro intenzione fare ricorso a tutte le risorse nazionali ed alle alleanze internazionali per mettere in atto una competizione vigorosa con la Cina. Tuttavia, si impegnano affinché tale antagonismo non sfoci in un conflitto e, per facilitare tutto questo, hanno convenuto con la Cina a mantenere aperti tutti i canali di comunicazione. Il fatto che il Segretario di stato Blinken volerà presto a Pechino per continuare ad affrontare in dettaglio tutti i dossier aperti nel corso dell’incontro bilaterale è un segnale positivo. Che, tuttavia, non rimuove l’assunto di una politica che parte dell’Occidente vuole continuare ed indirizzare verso la competizione con la Cina, invece di intavolare un piano di cooperazione che permetta al mondo di affrontare problemi i cui effetti hanno un impatto devastante sulla maggioranza della popolazione mondiale: guerre, crisi economiche ed energetiche, carenza di cibo, cambiamenti climatici, pandemia, etc.
La dichiarazione finale del G20 riflette l’approccio multilaterale del forum, mettendo in evidenza le differenti valutazioni che i paesi fanno su alcuni aspetti cogenti del quadro internazionale (soprattutto sul conflitto ucraino) e tracciando un ampio quadro di cooperazione possibile, affinché il gruppo di paesi coinvolti intraprenda azioni tangibili e necessarie per affrontare le sfide comuni. La stessa presa d’atto delle differenze diventa così un’occasione per riflettere su come il mondo guardi ai problemi da diverse angolazioni, definendo e delimitando le diversità ed impedendo che diventino il pretesto per divisioni e contese. In sostanza, emerge come organismi così larghi e che accolgono differenti punti di vista al proprio interno, dimostrino una maggiore capacità di composizione delle differenze, rispetto a gruppi più ristretti ed omogenei. E questo, permette quindi di scongiurare l’emergere di fratture nella comunità internazionale lungo linee di faglia che racchiudono blocchi contrapposti, come è stato nel corso della seconda metà del secolo scorso.
Il G20 è stata anche l’occasione per l’incontro bilaterale tra la neo Presidente del consiglio Meloni ed il Presidente Xi Jinping. L’Italia è il paese che ha ospitato lo scorso vertice del G20 ma, soprattutto, sta concludendo le celebrazioni dell’anno della cultura e del turismo con la Cina. Tre paiono gli aspetti salienti emersi dal vertice. Il primo, indubbiamente, l’invito che il Presidente cinese Xi Jinping ha rivolto al premier italiano a visitare la Cina, invito che Meloni ha accettato. La ripresa degli incontri istituzionali segna la fine della fase di difficoltà che la diplomazia internazionale ha dovuto affrontare durante la crisi pandemica ma, soprattutto, segna la ripresa di un dialogo tra i due paesi che è estremamente importante. In secondo luogo l’Italia ha espresso l’interesse a promuovere gli interessi economici reciproci, esprimendo il desiderio ad aumentare le esportazioni italiane in Cina. Infine, è emerso il tema dei rapporti tra Ue e Cina e le due parti hanno auspicato un loro rilancio. Entrambi questi tre aspetti necessitano di un clima di dialogo e reciproco riconoscimento per poter essere implementati. Ed evidenziano come, concentrandosi sulle opportunità comuni, nascono occasioni di crescita e sviluppo comune. In una situazione europea così difficile sul piano economico ed energetico, il settore industriale italiano (e quello europeo) ha bisogno di rafforzare solidi rapporti con la Cina. Nel corso dell’incontro, il Presidente Xi Jinping ha indicato diverse opportunità di cooperazione bilaterale: ha offerto all’Italia di essere il Paese d'onore alla China International Consumer Goods Expo del 2023, ha suggerito che i due paesi concentrino gli sforzi per il pieno successo delle Olimpiadi invernali di Milano 2026 e di fare buon uso del comitato intergovernativo Italia-Cina per sviluppare la cooperazione nella produzione di fascia alta, nell'energia pulita, nell'aerospazio e nei paesi terzi.
La Cina tende le mani verso il nostro paese, offrendo terreni di cooperazione ed opportunità per tutti: non sprechiamo questa preziosa occasione!
L’autore è Francesco Maringiò, Presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta