Nel suo rapporto del XX Congresso del Partito Comunista Cinese, il presidente Xi Jinping ha fatto più volte riferimento alla necessità di mantenere, nel quadro dell'elaborazione teorica e pratica, una filosofia di sviluppo centrata sul popolo quale motore della modernizzazione con caratteristiche cinesi. Il 2021, anno dell'avvio del 14° Piano Quinquennale, ha salutato il raggiungimento, fissato molti anni addietro, del primo obiettivo centenario. Proprio nell'anno in cui il PCC, fondato nel 1921 da una manciata di rivoluzionari, ha compiuto un secolo di vita, la Repubblica Popolare ha annunciato il definitivo sradicamento della povertà assoluta in tutto il Paese. "Abbiamo raggiunto la moderata prosperità, sogno millenario della nazione cinese, attraverso un duro e persistente lavoro", ha detto Xi, che ha aggiunto: "Stimolando l'intera nazione a portare a termine la pianificata riduzione della povertà, tutti noi abbiamo vinto la più grande battaglia contro l'indigenza della storia umana". Con la fuoriuscita delle ultime 832 contee e degli ultimi circa 100 milioni di residenti delle aree rurali dalla condizione di povertà, il governo "ha una volta per tutte risolto il problema della povertà assoluta in Cina, fornendo un contributo significativo alla causa della riduzione della povertà globale".
I dati delle Nazioni Unite mostrano effettivamente una rivoluzione storica, in particolare a partire tra il 1981 e il 2013, poco più di un trentennio nel quale il PCC ha portato avanti una mastodontica operazione sistematica di abbattimento della povertà attraverso lo sviluppo economico, elevando 850 milioni di persone al di sopra della soglia di povertà, riducendo la quota di popolazione in condizioni di povertà assoluta dall'88% all'1,85%. Finora la Cina ha contribuito per il 70% alla riduzione complessiva della povertà nel mondo.
Partendo da risultati di tale portata, l'ascesa al potere di Xi Jinping tra il 2012 e il 2013 ha avviato una significativa revisione del piano di crescita spostando l'asse dello sviluppo economico del Paese dalla quantità alla qualità e, successivamente, dalla qualità all'alta qualità. Individuando nello sviluppo squilibrato e non sufficiente le principali contraddizioni della Cina odierna, Xi ha portato avanti un piano di rimodulazione generale dell'economia che non ha soltanto completato il lavoro di riduzione della povertà attraverso gli effetti a pioggia della crescita, ma ha anche modificato il paradigma del modello di sviluppo introducendo l'idea di imprenditorialità di massa, ovvero migliorare l'ecosistema per le micro, piccole e medie imprese, facilitare l'accesso al mercato attraverso la riduzione degli ostacoli burocratici e fiscali, creare le condizioni per valorizzare al meglio i talenti. Sebbene si sia fatto indubbiamente più "leggero" sul piano dell'allocazione delle risorse e dei fattori di produzione per effetto della riforma strutturale dell'offerta inaugurata nel 2015, il ruolo dello Stato resta comunque determinante per garantire parità di condizioni (level playing field), trasparenza e certezza del diritto, come previsto nei Paesi più avanzati, ma anche sostegno e assistenza concreta alle fasce più deboli e vulnerabili della popolazione.
La modernizzazione con caratteristiche cinesi si declina lungo alcune direttrici tematiche, di cui almeno tre coinvolgono appieno la dimensione sociale. È anzitutto "modernizzazione di una popolazione enorme", aspetto che presuppone compiti di "inedite difficoltà e complessità", dunque pazienza nell'avanzamento del corso della storia e passi in avanti costanti e progressivi nel sostegno al progresso. È poi la "modernizzazione della prosperità comune per tutti", caratteristica ritenuta da Xi connotativa del socialismo con caratteristiche cinesi, che prevede il mantenimento e la promozione dell'equità e della giustizia sociale, il raggiungimento della prosperità per tutti e la prevenzione della polarizzazione, nel quadro di un "immutabile obiettivo": venire incontro alle aspirazioni del popolo ad una vita migliore. È inoltre la "modernizzazione dell'avanzamento materiale ed etico-culturale", sviluppando "un'avanzata cultura socialista", rafforzando "ideali e convinzioni", e tramandando "l'eredità culturale cinese".
L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia.