Il 25 ottobre è stata la “Giornata contro le sanzioni” istituita dalla Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (SADC). Diversi Paesi africani hanno rinnovato l’invito agli Stati Uniti e agli altri Paesi occidentali a revocare le sanzioni contro lo Zimbabwe. Non molto tempo fa, durante il dibattito generale della 77a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Presidente della Namibia Hage Geingob ha condannato le sanzioni illegali imposte da tempo dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali, affermando che lo Zimbabwe dovrebbe essere liberato dal peso delle sanzioni e dovrebbe avere la possibilità di svilupparsi.
Sono passati più di 20 anni da quando gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni unilaterali allo Zimbabwe, che ha subito perdite economiche cumulative di oltre 40 miliardi di dollari a causa delle sanzioni imposte dall’estero. La comunità internazionale ritiene in generale che le sanzioni a lungo termine imposte dagli Stati Uniti e da altri Paesi occidentali rappresentino una violazione della sovranità nazionale e del diritto allo sviluppo del paese africano, e delle norme fondamentali delle relazioni internazionali di non interferenza negli affari interni di altri paesi; queste sanzioni sono un atto di egemonismo e di politica di potere, che devono essere condannati.
Dopo l’insediamento dell’attuale amministrazione statunitense, la diplomazia con l’Africa è notevolmente migliorata. Tuttavia, è opinione diffusa che gli Stati Uniti stiano perseguendo una cosiddetta nuova strategia nei confronti dell’Africa non per aiutare lo sviluppo dei Paesi africani, ma per trasformare l’Africa in una pedina e in uno strumento per servire gli interessi strategici statunitensi in nome della cooperazione.
Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato quest’estate che avrebbe ospitato un vertice dei leader USA-Africa a Washington a metà dicembre per “sottolineare l’impegno duraturo dell’America nei confronti dell’Africa”. Gli Stati Uniti vogliono davvero aiutare l’Africa o hanno intenzione di staccare ancora un “assegno in bianco”? I fatti sono la prova migliore. Se vuole parlare di cooperazione, Washington dovrebbe innanzitutto mettere da parte il “bastone” delle sanzioni sventolate contro alcuni Paesi africani.