In diverse riunioni o attività internazionali la Cina ha sottolineato più volte che la Cina insiste nel svolgere le cooperazioni amichevoli con gli altri paesi, si dedica di ampliare la convergenza di loro interessi, promuovendo il coordinamento e l’interazione benigna fra i grandi paesi, e persiste nel principio diplomatico della sincerità e gentilezza con i vicinatori, approfondendo la fiducia amichevole e l’integrazione degli interessi con i paesi attorno.
SCO è uno degli esempi che la Cina ha praticato questi principi.
Ad oltre ventun'anni dalla fondazione della SCO, il vertice di Samarcanda ha evidenziato la crescente rilevanza del processo di cooperazione eurasiatico nel contesto globale. Sorta come organizzazione intergovernativa focalizzata sulla costruzione di buone relazioni tra i sei Paesi fondatori, ed in particolare sulla sicurezza confinaria e sulla stabilità politica in Asia Centrale, la SCO ha col tempo esteso il suo raggio d'azione allargando la cooperazione macro regionale alle sfere dell'economia, dell'industria, della tecnologia, delle infrastrutture, del turismo, dell'agricoltura e dell'energia.
Il modello di cooperazione proposto, come vedremo, è inclusivo, basato sulla condivisione dei benefici, ispirato alla multipolarità della governance globale, non è contro terze parti, ma condivide il rifiuto delle ingerenze esterne ed della logica dei blocchi contrapposti. In questo senso, è necessario tenere a mente fin da subito che parliamo di un modello di cooperazione multilaterale potenzialmente esemplare ed alternativo ad altri processi di regionalizzazione che si centrano su alleanze militari rigide ed offensive.
Nel corso degli ultimi 10 anni, a stupire positivamente è stata senz'altro la capacità dell'Organizzazione di attirare l'attenzione di numerose altre nazioni, che hanno scelto di entrare in contatto con la SCO in qualità di partner per il dialogo - una terza modalità di partecipazione oltre la membership a pieno titolo e quella di osservatore. Secondo il meccanismo lanciato nel 2008, il partenariato per il dialogo è uno status garantito "a qualsiasi Stato od organizzazione che condivida gli obiettivi e i principi della SCO…".
Questa sorta di terza opzione, meno vincolante, ha consentito a Paesi da lungo tempo allineati alla NATO, o alla dottrina strategica degli Stati Uniti, come la Turchia, il Qatar, l'Arabia Saudita e (in parte) l'Egitto, di entrare nell'Organizzazione. Un analogo percorso è stato seguito da Azerbaigian e Armenia – altri due storici rivali geopolitici - così come da Cambogia, Nepal e Sri Lanka.
L'ingresso, annunciato nel 2012, dell'Afghanistan ha indubbiamente moltiplicato l'attenzione internazionale sull'Organizzazione, specialmente dopo il drammatico ritiro delle truppe statunitensi dal Paese deciso dall'Amministrazione Biden nel 2021. Secondo diversi osservatori, il futuro della nazione asiatica è ora affidato anche e soprattutto alla capacità della SCO di mettere in campo i meccanismi a sua disposizione in materia di contrasto al terrorismo, all'estremismo e al narcotraffico, nonché di cooperazione economica, commerciale, energetica, infrastrutturale e tecnologica, per supportarne il processo di ricostruzione.
Ma cosa si è deciso nello specifico a Samarcanda? Il Consiglio dei Capi di Stato dell'Organizzazione ha ribadito come il mondo stia affrontando cambiamenti globali e stia entrando in una nuova era di rapido sviluppo e trasformazioni su vasta scala, come la multipolarità e la connettività crescente.
Tuttavia, secondo gli otto Capi di Stato, le sfide e le minacce si stanno facendo sempre più complesse in un quadro globale in allarmante deterioramento, dove i conflitti e le crisi esistenti si stanno intensificando mentre altre ne stanno emergendo. La risposta della SCO è in ogni caso la cooperazione a tutto campo, mantenendo l'impegno ad evitare qualsiasi approccio basato sullo scontro tra blocchi militari o ideologici.
Fedeli al cosiddetto Spirito di Shanghai, i leader hanno riaffermato la necessità di promuovere lo sviluppo di un nuovo tipo di relazioni internazionali, fondate su rispetto reciproco, giustizia, uguaglianza e cooperazione reciprocamente vantaggiosa. Lasciare che ogni nazione possa perseguire il proprio modello di sviluppo, nel rispetto della sovranità e dell'indipendenza di ciascuno, con l'obiettivo - mutuato dalla Dottrina Xi - di dare vita ad una comunità umana dal futuro condiviso, come viene riaffermato nella relazione al Congresso Nazionale del PCC.
L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia.