Ciò che emerge dalla prima giornata del XX Congresso del PCC è la conferma dell’impegno a lavorare incessantemente per perseguire la più grande ambizione cinese: la promozione di una comunità umana dal futuro condiviso. Un’idea, quest’ultima, che si regge su due grandi obiettivi della politica estera cinese, altrettanto ambiziosi perché funzionali alla costruzione di un destino condiviso con gli altri popoli della terra: sostenere e promuovere la pace e lo sviluppo comune.
La Cina è l’unico grande paese che fornisce una visione globale così ambiziosa e al tempo stesso necessaria, dati i problemi ed i conflitti che ancora affliggono l’umanità. Pace e sviluppo debbano essere patrimonio comune di tutta l’umanità. Su ciò la Cina potrà continuare a costruire un ampio consenso internazionale. Sono bisogni comuni alla popolazione mondiale.
La Cina ha dimostrato che è possibile svilupparsi senza praticare il dominio sugli altri, senza l’uso della forza e senza approfittare dei propri successi a svantaggio di altri. Al contrario, l’ascesa cinese è rimasta pacifica consentendo al paese di divenire una potenza mondiale sotto molti aspetti.
Le prime indicazioni che giungono dal XX Congresso del PCC confermano inoltre la volontà di proseguire sulla strada delle riforme, percorsa sempre adottando un metodo scientifico basato sul binomio osservazione-sperimentazione. L’apertura al mondo e la ferma volontà di impegnarsi a combattere ogni forma di egemonismo e politica di potere, nonché le interferenze negli affari interni di altri paesi e i doppi standard, ne sono un esempio. La volontà di costruire relazioni pacifiche e di opporsi a logiche anacronistiche e distruttive sono due cardini della politica estera cinese, delle sue modalità relazionali con altri popoli e della sua capacità di divenire sempre più paese guida per la costruzione di nuove forme di relazioni internazionali.
Da dove discende la peculiarità e la forza delle idee cinesi? Dall’essere un paese sulla strada del socialismo con caratteristiche cinesi, con obiettivi e visioni al 2035 e 2049, come ribadito durante il Congresso. Il processo di riforma continua riguarda sempre la dialettica tra politiche nazionali ed internazionali e si incardina in una concezione sociale dello sviluppo, dove l’avanzamento tecnologico è funzionale al ringiovanimento del popolo cinese ed all’arricchimento dello stato sociale e delle relazioni collettive e personali, in Cina e con il resto del mondo. Questo processo mira dunque ad una modernizzazione sociale e al conseguimento di una prosperità comune, attenuando e via via superando i divari di sviluppo tra città e campagna e tra regioni.
Doveroso ricordare, infine, come si va sottolineando nel corso dello svolgimento del Congresso, che il marxismo con caratteristiche cinese è e rimarrà l’ideologia guida su cui è stata fondata la Repubblica popolare e grazie a cui la Cina ha conseguito gli obiettivi del primo centenario (sviluppo, innovazione, miglioramento delle condizioni di vita, eradicazione della povertà assoluta ecc.). Dati gli innumerevoli successi raggiunti nel corso degli ultimi anni, il PCC e la Cina possono guardare al futuro con fiducia, proseguendo il processo di apprendimento seguito fino ad oggi. Così, la Cina sarà in grado di approfondire riforme e pratiche ben rodate al fine di lavorare assiduamente per la costruzione di una società socialista più moderna nel corso dei prossimi 30 anni.
L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia.