[In altre parole] Uno Tsunami sull’Europa

2022-09-23 17:55:53

La scomparsa di una grande quantità di capacità industriale nell'UE potrebbe avere un profondo impatto e alcune fabbriche potrebbero non tornare dopo il trasferimento. Michael Hüther, ricercatore dell'Istituto tedesco per la ricerca economica, ha avvertito questa primavera che la rapida perdita di gas russo da parte dell'Europa farebbe precipitare l'intero continente in una grave crisi.


Il destino dell’Europa è segnato e non è roseo. Le autorità europee hanno saccentemente e superficialmente inanellato una serie di errori, tali da creare una situazione negativa irreversibile nel breve periodo e difficilmente reversibile nel medio e lungo periodo. Ne menzioniamo due particolarmente significativi: (1) la scelta europea di passare da contratti energetici oil-link a lungo, che garantivano stabilità dei prezzi, a contratti spot. Ciò ha contribuito ad avviare la dinamica inflattiva sui prezzi dell’energia già dal 2021. (2) La scelta di sostenere militarmente Kiev ed abusare contestualmente delle sanzioni contro la Russia.

Al di là delle sanzioni che colpiscono l’eurozona ed hanno un impatto molto limitato sulla Federazione Russa, facciamo notare che sarebbe stato nell’interesse dell’UE sostenere una posizione di neutralità sul conflitto russo-ucraino ed avanzare piani seri e articolati per riformare, inevitabilmente, la struttura di sicurezza europea.

Seguendo Washington, che non è colpita come l’Europa e sta traendo vantaggi economici e geopolitici (secondo la ben nota agenda di nuova guerra fredda da essi perseguita), l’UE ha deciso di operare contro se stessa. Apparentemente ignara di quante persone pagheranno duramente queste scelte scellerate. Dulcis in fundo, la quasi inevitabile e tardiva scelta della BCE di alzare i tassi di interesse di 75 punti basi, dopo 23 anni dall’ultima volta, non potrà far altro che impattare sui debiti privati e pubblici in uno scenario di recessione economica. Mentre si cerca di difendere l’euro, sappiamo chi ne risentirà di più – i paesi del Mediterraneo – e sappiamo anche che non sarà sufficiente a placare l’inflazione. Ci vorrà del tempo e ci vorranno, ancora una volta, le politiche di austerità fiscale già conosciute negli ultimi lustri. Ci riferiamo alle politiche architettate a Maastricht e scatenate con violenza a partire dalla crisi dei debiti sovrani a partire dal 2010.

Di conseguenza, sono in molti a prevedere un nuovo potente periodo di austerità fiscale (a cui si aggiunge quella energetica), insostenibile per paesi come Italia e Spagna. Per questi motivi parliamo di “tsunami” economico-sociale. Eppur vero che alcuni paesi stanno cercando di prendere contromisure, prevedendo pacchetti di aiuti miliardari al fine di tamponare gli aumenti di prezzo dell’energia. Tuttavia, la spirale che andremo a sperimentare a breve sembra lasciare poche speranze all’efficacia di misure tampone e non strutturali, se non nella logica dell’austerità.

 

Inoltre, le scelte sbagliate di cui abbiamo fatto menzione hanno colpito la moneta unica europea, che ha raggiunto la parità col dollaro e sta mostrando segni di ulteriore cedimento, scivolando al di sotto del valore del dollaro. Anche per questa via sarà colpito il sistema produttivo europeo, a causa di maggiori costi generalizzati derivanti dal combinato di inflazione, svalutazione, limitazioni dei consumi ecc. Germania e Italia sono e saranno le più colpite dal punto di vista produttivo (il calo degli indici PMI è preoccupante). Il tutto è peggiorato dalle scelte che continuano a fomentare la guerra, oggi in fase di escalation, che potrebbe andare fuori controllo ed espandersi ad altre regioni europee. L’UE non può e non deve entrare in guerra con la Russia.

Le tendenze favorevoli alla de-globalizzazione stanno facendo registrare un indebolimento del commercio mondiale, almeno stando alle stime di luglio dell’IMF per il 2022 e 2023; anche se, va ricordato che grazie ai “motori” asiatici la flessione è considerata capace di resistere agli impatti. Tornando all’Europa, una delle aree commerciali più importanti al mondo, l’impatto potrebbe essere molto più traumatico anche su questo versante. Basti pensare che le esportazioni della Germania sono crollate rapidamente dall’inizio dell’anno e che per la prima volta da 30 anni a questa parte – secondo l’ufficio di statistica tedesco - ha registrato i primi deficit della sua bilancia commerciale.

Come se non bastasse, alle tensioni geopolitiche e alla guerra in Europa si aggiunge un periodo storico di cambiamento del paradigma tecno-sociale, la cosiddetta quarta rivoluzione tecnologica, che coinvolge la “svolta green”, ovvero la neutralità carbonica, la mobilità sostenibile e la digitalizzazione spinta per l’implementazione delle nuove tecnologie produttive (come l’IoT) e le monete elettroniche. Come affrontare questi cambiamenti nel bel mezzo di tali sommovimenti geopolitico-economici? L’Europa non è preparata, ha preso decisioni controproducenti e si avvia sulla strada della stagflazione (stagnazione + inflazione).

Tutto ciò potrà essere molto più traumatico rispetto agli anni Settanta del secolo scorso, quando gli scontri della guerra fredda, gli shock petroliferi, l’implementazione delle nuove ICT e il cambiamento del sistema monetario internazionale dischiusero il riassetto della geografia economica mondiale all’insegna del neoliberalismo e della prima fase della globalizzazione guidata dall’Occidente. La differenza principale, oggi, sta nelle dinamiche geopolitiche, più veloci, fluide e potenzialmente distruttive, data la tensione generata dal manifestarsi concreto di una multipolarità economica che non viene accettata dai “vecchi padroni del mondo”. Per dirla in una parola, attualmente sembra esserci minore equilibrio nell’assetto della geografia inter-statuale del potere.

Secondo tutte le indicazioni, una recessione nella zona euro è quasi una conclusione scontata, con anche la stessa BCE che prevede che l'economia si fermerà entro la fine dell'anno e nel primo trimestre del 2023. Angel Talavera, head of European Economics at Oxford Economics, ha avvertito che l'impennata dei prezzi dell'energia provocherebbe la distruzione della domanda e che la zona euro dovrebbe entrare in recessione in inverno, prevedendo una crescita del PIL dello 0% nel 2023 (in precedenza 0,9%).

Dall’indebolimento pandemico alla crisi energetica, avviatasi prima del conflitto con la Russia ed acuitasi negli ultimi mesi, le prospettive economiche per l’Occidente, e l’Europa in particolare, sono nere. In questo frangente storico continuare a seguire Washington si rivelerà esiziale, forse per la stessa sopravvivenza dell’architettura istituzionale europea.

 

L'autore Fabbio Massimo Parenti è il Professore di Economia Politica Internazionale

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