Il 21 settembre alcuni gruppi e rappresentanti della società civile giapponese hanno presentato alla TEPCO e al Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria del loro paese una petizione firmata da 42.000. Con questo documento i cittadini hanno mostrato la loro opposizione al piano di sversamento delle acque contaminate della centrale nucleare di Fukushima e hanno chiesto al governo giapponese di adottare metodi alternativi per risolvere la questione.
Un anno fa, ad aprile, il governo giapponese aveva annunciato l'intenzione di scaricare in mare l'acqua contaminata da Fukushima a partire dalla primavera del 2023. A tale proposito i politici giapponesi avevano affermato dopo il trattamento di purificazione con il sistema ALPS l’acqua radioattiva sarebbe stata così sicura tanto da poter essere bevuta. Nel corso dell'ultimo anno, questa affermazione è stata smentita dai fatti.
Recentemente, la Tokyo Electric Power Company (TEPCO) ha pubblicato un comunicato stampa in cui si afferma che, dopo aver campionato e analizzato gli effluenti nucleari della centrale di Fukushima al termine del processo di purificazione ALPS, si era scoperto che la concentrazione di attività di stronzio-90 aveva raggiunto un valore tre volte superiore allo standard nazionale giapponese. A giugno dell’anno scorso la TEPCO ha lanciato un appello a favore della ricerca di tecnologie in grado di filtrare il trizio dall'acqua contaminata dal nucleare di Fukushima. I dubbi della comunità internazionale sull'affidabilità dei dati giapponesi, sull'efficacia del dispositivo di depurazione e sull'incertezza dell'impatto ambientale sono pienamente giustificati, così come è giustificata l'opposizione dell'opinione pubblica giapponese allo sversamento in mare deciso dal governo.
Si stima che nella centrale nucleare di Fukushima siano conservati oltre 1,3 milioni di tonnellate l’acqua radioattiva. Con l’aumento della quantità di acqua radioattiva, il governo giapponese ha dichiarato che il mare ha una capacità di “auto-depurazione” e sta intensificando il lavoro del progetto di sversamento in mare, il modo meno costoso e meno laborioso per liberarsi di questo fardello. Questo sta a significare che un numero maggiore di persone in un numero maggiore di Paesi e regioni è a forte rischio. Secondo i calcoli dell'Istituto tedesco per la ricerca scientifica marina, basterebbero 57 giorni dalla data di scarico perché l'acqua contaminata dal nucleare scaricata dal Giappone si diffonda nella maggior parte dell'Oceano Pacifico; in soli tre anni, le radiazioni sprigionate dalle acque contaminate colpirebbero Stati Uniti, Canada e Australia. Gli esperti nucleari di Greenpeace hanno dichiarato che gli elementi di carbonio-14 contenuti nelle acque di Fukushima saranno pericolosi per migliaia di anni e potrebbero causare danni genetici.
Lo smaltimento delle acque contaminate non riguarda solo il Giappone, è una questione di sicurezza ecologica ed ambientale marina globale e direttamente connessa con la salute delle persone. L'opinione pubblica non può essere ignorata. Che si tratti della protesta congiunta dei suoi cittadini o della forte opposizione dei suoi vicini, il governo giapponese non deve fingersi sordo e muto, ma deve fermare immediatamente questo progetto pericoloso.