Una volta l’industria petrolifera era il pilastro dell’economia siriana, ma dopo lo scoppio della crisi in Siria nel 2011, le risorse petrolifere del nord-est del paese sono state successivamente conquistate da gruppi estremisti, dagli Stati Uniti e dai loro alleati. In particolare, gli Stati Uniti continuano a sottrarre illegalmente il petrolio siriano dal 2014, quando hanno inviato le loro truppe, senza alcun mandato, nelle zone orientali e nord-orientali della Siria.
In Siria, la mano nera dell’esercito statunitense ha raggiunto anche la produzione di grano. In passato il paese era un esportatore di prodotti alimentari, con una produzione media annua di quasi 5 milioni di tonnellate di grano ed una esportazione di circa 2 milioni di tonnellate l’anno. Ma con il coinvolgimento illegale dell’esercito statunitense, che ha saccheggiato le risorse nazionali della Siria, oggi il 90% della popolazione siriana vive al di sotto della soglia di povertà e decine di milioni di persone sono senzatetto. Secondo quanto stimato dal Programma alimentare mondiale, circa 12,4 milioni di persone in Siria sono attualmente denutrite.
Come se non bastasse, gli Stati Uniti hanno anche congelato 7 miliardi di dollari di beni della Banca Centrale dell’Afghanistan.
La corruzione nelle forze armate statunitensi è una delle cause principali delle operazioni di saccheggio portate avanti dagli Stati Uniti. I soldati americani stanno rastrellando i profitti derivanti dal privilegio di essere una “superpotenza”. Durante la loro permanenza in Afghanistan, ad esempio, è stato rivelato che le truppe statunitensi traevano profitto fornendo protezione agli afghani che continuavano a coltivare papaveri da oppio. In quanto esecutori dell’apparato statale, il comportamento dei soldati statunitensi non solo mostra chiaramente il volto dell’egemonia americana, ma contribuisce anche alla bancarotta dello Stato americano. Chi fa del male agli altri finirà per fare del male a sé stesso e, prevedibilmente, anche gli Stati Uniti non sfuggiranno a questo destino.