Recentemente la presidentessa della Camera dei Rappresentanti statunitense Nancy Pelosi ha compiuto una visita a Taiwan col pretesto di “sostenere la democrazia”. Tuttavia secondo quanto appreso dai media di Taiwan, un recente sondaggio su internet mostra che ad oltre il 75% della popolazione della regione di Taiwan “manca di fiducia” nei confronti dell’affermazione di Pelosi. Alcuni abitanti locali, contrari alla vista della Pelosi, hanno indicato che con questa azione la presidentessa della Camera mira a salvaguardare i propri interessi, quelli del proprio partito e degli Usa.
In una conferenza stampa convocata il 5 agosto presso la Casa Bianca, un giornalista ha rivolto questa domanda, “Pelosi deve assumersi la responsabilità del deterioramento delle relazioni con la Cina?”, mentre un altro giornalista ha indicato che la visita di Pelosi a Taiwan “ha esacerbato la tensione nello Stretto di Taiwan”.
Quando i politicanti americani come Pelosi hanno venduto agli altri paesi la “democrazia statunitense”, hanno preso nota della situazione domestica degli Usa? Numerose sparatorie, un’epidemia interminabile e la situazione sempre più grave del razzismo, tutto ciò ha mostrato l’ipocrisia della “democrazia statunitense”.
Secondo Fabio Massimo Parenti, esperto italiano di questioni internazionali, gli Usa e le autorità di Taiwan hanno compiuto azioni che infatti sabotano la democrazia col pretesto della salvaguardia della democrazia. Queste hanno danneggiato le condizioni fondamentali di coesistenza pacifica tra i paesi.
In questi giorni le giuste contromisure prese dalla Cina sono ampiamente sostenute dalla comunità internazionale. Tali contromisure rappresentano non solo un severo ammonimento ai provocatori, ma una ferma difesa della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina e una ferma azione di resistenza a favore dei paesi e delle regioni colpiti dalla “democrazia statunitense”. Finora, più di 170 paesi e organizzazioni internazionali hanno condannato la visita di Nancy Pelosi esprimendo il loro fermo sostegno al principio di “una sola Cina” e alla salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale della Cina.