Il taijiquan è uno stile di pugilato che trae ispirazione dal taiji, uno dei concetti più peculiari e rappresentativi della filosofia tradizionale cinese. È un tipo di arte marziale tradizionale nata a metà del 17° secolo nel piccolo villaggio di Chenjiagou, situato nella provincia dello Henan in Cina centrale. Il taijiquan non è solo uno sport per far stare le persone in forma, ma contiene anche la cultura e la filosofia cinese
Il termine taiji, che apparve per la prima volta nel Classico dei Mutamenti (Yijing) ed è spesso tradotto come “grande estremo” o “suprema polarità”, indica l'interazione tra yin e yang. Questi ultimi erano interpretati, a livello cosmologico e metafisico, come “modalità”, tra loro opposte e complementari, di quell’“energia” fondamentale che gli antichi pensatori cinesi ritenevano essere costitutiva dell’Universo: il qi. Gli antichi filosofi cinesi ritenevano che la realtà tangibile derivasse dall’interazione di queste due diverse “configurazioni” di qi, che erano quindi viste come fondamento di ogni tipo di relazione – incluse quelle umane – oltre che causa della natura mutevole di tutte le cose. Da yin e yang derivano infatti le cosiddette quattro immagini (si xiang) e da queste gli otto trigrammi (bagua) – simboli composti da tre linee, intere o spezzate, originariamente elaborati a scopi divinatori che, in seguito, furono utilizzati per rappresentare le diverse fasi dei vari tipi di processi (o “mutamenti”) che si verificano in natura.
In altre parole, il taiji – inteso come interazione dinamica tra yin e yang – rappresentava per i filosofi cinesi il principio regolatore dell’ordine dell’Universo, graficamente riprodotto nel famoso Diagramma del Taiji (Taijitu). Il taiji fu quindi elevato a principio ultimo della realtà, in virtù del quale è possibile ricondurre a un’unità di fondo i suoi molteplici aspetti, in quanto permette di trascendere l’apparente dicotomia tra unità (a livello ontologico) e molteplicità (a livello fenomenico) del mondo sensibile. Quando parliamo di taijiquan ci riferiamo, quindi, a un'arte marziale fortemente influenzata dalla speculazione filosofica cinese che ha fatto dell’interazione e dell’equilibrio dinamico tra yin e yang i suoi principi teorici fondamentali.
La sera dell’8 agosto 2008, durante la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Beijing, 2008 praticanti di taijiquan si sono esibiti in uno spettacolo straordinario eseguendo una coreografia di grande impatto visivo: dopo essersi disposti in cerchio, gli atleti hanno eseguito una sequenza di movimenti tipici della disciplina, muovendosi in perfetta sincronia, fluidi come fossero un'enorme onda e, allo stesso tempo, stabili come montagne. Attraverso i loro movimenti sinuosi, hanno riprodotto all'interno dello stadio un gigantesco Diagramma del Taiji, cercando di veicolare agli spettatori di tutto il mondo il significato di questo concetto filosofico cinese: la ricerca dell’equilibrio tra uomo e natura.
Il taijiquan ha una storia di centinaia di anni alle spalle, è la quintessenza della cultura tradizionale cinese. È un'arte marziale radicata nei concetti confuciani e taoisti di interazione ed equilibrio tra yin e yang. Creata come arte marziale, rappresenta anche un'arte olistica che sviluppa e informa la vita del praticante. Ovunque, in Cina, nei parchi dei centri cittadini o negli spazi all’aperto nelle aree rurali, è possibile imbattersi in praticanti di taijiquan. Per allenarsi non c’è bisogno né di spazi ampi né di strumenti particolari. Parti integranti e imprescindibili della pratica sono le componenti fisiche, mentali e spirituali di ognuno di noi. Dato che la vita è diventata sempre più stressante e impegnativa, sempre più giovani si avvicinano alla pratica del taijiquan.
Alcuni potrebbero chiedersi se il taijiquan rappresenta un’arte di autodifesa che permette di affrontare anche aggressori forti e robusti. La risposta è “sì, potenzialmente sì”. Agli occhi delle persone comuni, sono due le qualità che consentono di vincere un confronto: la forza e la velocità. Il taijiquan, al contrario, professa l’uso di metodi gentili e lenti. Un principio teorico fondamentale nel taijiquan è che la forza deriva dalla morbidezza e la velocità dalla lentezza. Nella pratica del taijiquan si insiste molto sul rilassamento del corpo e sulla calma e la concentrazione della mente. Le tecniche delle forme sono eseguite lentamente, accentuando l'intenzione, la meccanica, l'accuratezza e la precisione dei movimenti. Praticando secondo i principi di morbidezza e lentezza, lo studente inizierà paradossalmente a fare esperienza di una qualità di forza ed efficacia del movimento molto differenti da quelle sviluppate di norma. Questa è una caratteristica distintiva del taijiquan.
In realtà, lo scopo della pratica delle forme nel kungfu cinese tradizionale e, in particolare, nel taijiquan, non è quello di sconfiggere l’avversario, ma di superare sé stessi. Nel corso della pratica costante di questa disciplina, occorre costantemente riflettere e superarsi, integrarsi con la natura, migliorare sé stessi e raggiungere uno stato di calma interiore. Questo è l’obiettivo principale ed essenziale della pratica del taijiquan.
Per praticare l'arte marziale del taijiquan nella sua completezza è necessario comprendere che esistono alcuni esercizi fondamentali e principi universali alla base di tali esercizi, al di là delle differenze tra i vari stili. È un processo che porta a conoscere sé stessi. La serenità di spirito è un aspetto fondamentale nell'allenamento del taijiquan. Nel corso dell’allenamento, occorre schiarirsi le idee e liberare la mente, dimenticare le cose complicate, individuare le cose più importanti che risiedono nel cuore e trovare la pace interiore. La pratica del taijiquan ricorda la pioggia primaverile, che “bagna finemente tutto ciò che risiede sulla terra”: allo stesso modo, il profondo della nostra anima muta lentamente, permettendoci di superare gli stati di disordine e di ritrovare la serenità di spirito.
Dagli anni ‘80 del secolo scorso, il governo a tutti i livelli e il popolo cinese hanno cominciato a mostrare sempre più consapevolezza circa l’importanza di proteggere il sistema marziale tradizionale del taijiquan. Nel 2006, il taijiquan è stato inserito nella lista del patrimonio culturale immateriale a livello nazionale. Come simbolo della cultura asiatica, il taijiquan ha fatto da ponte tra la cultura orientale e quella occidentale. Oggi, si contano oltre 300 milioni di praticanti di questa disciplina in 150 Paesi e regioni del mondo. In più di 80 Paesi e regioni sono state istituite organizzazioni che si occupano di taijiquan. Il 17 dicembre 2020, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha inserito l’arte marziale cinese del Taijiquan nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.