Bianca: Zhang Jincheng, un giovane di Wenzhou che ha stabilito un primato Guinness, salendo il 31 dicembre 2006 in bicicletta i 1.958 gradini della Jinmao Tower di Shanghai. Dopo il risultato, si è ritirato dallo sport agonistico ed ora coltiva a tempo pieno la sua passione per le antiche lanterne, che riempiono il suo studio.
Gabri: La collezione di Jincheng comprende circa 20mila pezzi ed è esposta in bacheche in una sala e nel suo studio privato, collegati fra loro: qui riceve gli ospiti, seduto su una vecchia poltrona in legno da parrucchiere, fra scaffali di libri e antichi reperti. Ovunque si posi lo sguardo, si scoprono delle lanterne: di ceramica, di legno, di ferro, di stagno, di vetro, di giada, cinesi e occidentali, antiche e moderne. La più antica ha duemila anni (epoca Han), e la più recente un centinaio, di vetro, di epoca coloniale, provengono da tutte le parti della Cina, anche dal Tibet e dal Xinjiang, e offrono una miniera di notizie su chi le ha usate. Di fronte ad una serie di antiche lanterne in giada del Xinjiang, Jincheng ci ha fatto notare: "Queste lanterne a forma di scarpa del Xinjiang sono speciali perché sono a risparmio energetico. Com'è possibile? Hanno due piani, quello inferiore si riempie d'acqua e quello superiore d'olio, l'acqua serve a raffreddare la temperatura dell'olio, permettendo un risparmio dal 20 al 60% di olio, un metodo scoperto già in epoca Tang (618-907), e diffuso poi in molte parti della Cina. Quindi già i nostri avi avevano a cuore il risparmio energetico. L'olio un tempo era prezioso, serviva soprattutto per cucinare, e solo i benestanti potevano permettersi di usarlo a scopo di illuminazione. La gente comune si alzava all'alba e andava a letto al tramonto, e ne faceva a meno".
Bianca: Ora diamo un'occhiata agli scaffali dello studio di Jincheng, che ci fa notare: "Ora si parla tanto di creatività, ma già i nostri avi erano molto creativi. Per esempio, questa lanterna del Zhejiang, in ferro, dal manico lungo e con la coppa mobile, ha tre usi: può essere inserita orizzontalmente nella parete (le case un tempo erano di legno, quindi le lanterne dovevano stare a una certa distanza dalla parete per motivi di sicurezza), estratta e portata in mano per andare in altre stanze della casa, e piantata per terra. Questa bella lanterna in vetro, oltre a illuminare, serve anche a catturare gli insetti: una volta accesa, gli insetti vengono attirati dalla fiamma ed entrano dai buchi, finendo bruciati. Queste lanterne erano ad uso interno. Nel Zhejiang, per l'esterno si usavano delle grandi lanterne ovali di ferro e bambù (zhusideng), ricoperte di carta oleata, di cui è stata ripristinata da poco la millenaria fabbricazione artigianale. Queste lanterne le ho trovate in un'antica residenza tradizionale, presso un anziano di 93 anni".
Gabri: Nel corso della nostra visita a Wenzhou, abbiamo avuto la fortuna di visitare l'antica residenza in legno nominata da Jincheng, situata nell'area dei monti Nanyandangshan, precisamente nella circoscrizione autonoma dell'etnia She di Qingjie, nel distretto di Pingyang: apparteneva ad una famiglia di funzionari e commercianti di cognome Li, ed è stata restaurata e aperta gratuitamente al pubblico da poco. Nell'atrio al secondo piano, accanto alle immagini degli antenati, abbiamo visto le lanterne di bambù e carta oleata, che un tempo non venivano appese al soffitto, ma infilate su bastoni e portate dagli inservienti, insieme alle sue insegne, quando il padrone usciva di casa. Abbiamo anche incontrato l'ultimo discendente della casata, il signor Li Xinfu, di 93 anni, un arzillo vecchietto rimasto vedovo da poco, che vive solo in due stanze, pulite e curate, di un'ala della grande casa. In soffitta, Jincheng ha scoperto un vecchio seggiolone per bambini, quello in cui mettevano a sedere il signor Li, che costui gli ha poi lasciato a modico prezzo.
Bianca: Le antiche residenze in legno e mattoni del Zhejiang sono imponenti, hanno più cortili, dei tetti arcuati, e un lungo balcone al secondo piano, dove vivevano segregate le ragazze.
Gabri: Purtroppo ne rimangono poche, sia per la difficoltà di mantenerle (sono in legno e nella zona il clima è piovoso), che per il desiderio dei locali di vivere in edifici più comodi e moderni. Nei villaggi, a volte ci si imbatte in edifici di stile misto sino-occidentale, con finestre con la cornice superiore semicircolare su mura che terminano in alto in una serie di bellissime curve, tipiche dell'architettura del sud della Cina. In alcune zone, viene ancora fabbricata a mano la carta, quindi lungo le stradine si vedono mucchi di canne secche di bambù, che poi vengono messe a macerare in acqua e calce e triturate.
Bianca: Ci siamo anche imbattuti in un anziano fabbro che forgiava a mano coltelli da cucina e falcetti per l'erba usando un forno annerito alimentato da un soffietto, come una volta.
Gabri: Un cortile nei pressi era occupato da file di graticci su cui asciugavano delle fetticcine di farina di grano. Le abbiamo gustate in seguito insieme a della verdura, trovandole deliziose!
Bianca: La visita ai villaggi dei monti Nanyandangshan ci ha fatto tornare indietro nel tempo: antiche residenze in legno in mezzo a boschetti di bambù, stradine lastricate di pietra, e canali su cui starnazzano oche e anatre, uccelli canori, aria pulita, e gente serena e rilassata.
Gabri: Un vero paradiso rispetto alle grandi città!
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