Israele: il Datagate mette alla prova le relazioni con gli Usa
  2013-12-24 14:35:03  cri

 

Dopo che i media americani e britannici hanno rivelato la notizia che gli Usa sorvegliano le email dei leader di un paese alleato come Israele, la reazione interna ad Israele è stata molto energica. Anche se la parte ufficiale israeliana continua a rimanere silenziosa, la maggior parte degli esponenti politici del paese esprime indignazione. Le relazioni Usa-Israele sono quindi di fronte ad una dura prova.

Dopo il caso, l'ufficio del premier e il ministero della Difesa di Israele, i dipartimenti al centro dello spionaggio Usa, non hanno fatto alcuna dichiarazione ufficiale. Ma in una riunione del gabinetto, parlando della richiesta di rilascio della spia ebrea, Jonathan Pollard, detenuta negli Usa, il premier Netanyahu ha accennato che il governo israeliano ha già reagito al caso del Datagate.

Gli esponenti politici israeliani si dimostrano scioccati e furiosi in merito. Il 22 dicembre, alla riunione del gabinetto, il presidente della Knesset, Yuli Edelstein, ha affermato che il caso è gravissimo ed ha espresso la speranza che le rivelazioni sullo spionaggio siano complete e non soltanto la punta di un iceberg, altrimenti ciò danneggerà le relazioni fra i due paesi. Ha anche condannato l'ipocrisia del governo Usa. Ha affermato che da decenni il governo Usa continua ad avvertire Israele che lo spionaggio degli alleati provoca grandi pericoli e mancanza di fiducia, ma adesso la situazione si è del tutto invertita, e non si può usare che il termine "ipocrisia" per descrivere questo atteggiamento.

Il parlamentare del Partito Laburista responsabile delle relazioni Israele-Usa, Nachman Shai, ha invitato la Commissione per gli Affari esteri e la Difesa nazionale a convocare una riunione speciale per discutere come affrontare le attività di spionaggio Usa. Egli ritiene che il governo non debba mantenere il silenzio, perché ciò può indurre delusione e vergogna. Occorre fare come la Germania e il Brasile, che hanno chiesto agli Usa di chiarire i fatti, e almeno di confermare che interrompano le attività di spionaggio. Lo stesso giorno, il ministro dei Trasporti israeliano, Yisrael Katz, si è chiesto: il monitoraggio Usa dei leader della Difesa e degli Esteri di Israele è sistematico, "questo è forse un trattamento fra amici?"

I media e non pochi funzionari israeliani hanno collegato il caso a quello della spia ebrea Jonathan Pollard, risalente a una trentina di anni fa, arrestata nel 1985 per aver passato a Israele dei documenti segreti americani, condannata all'ergastolo dalla parte Usa nel 1987, dopo aver ammesso la colpa, e in carcere da 28 anni negli Usa. Secondo i media, nella storia degli Usa nessuno è stato condannato all'ergastolo con questa accusa, che in genere si risolve con una condanna da 2 a 4 anni di carcere. Alla fine della scorsa settimana, il presidente Obama ha graziato 21 condannati, ma Pollard non compare nella lista.

Circa il rilascio di Pollard, lo stesso giorno Netanyahu ha affermato che Israele non deve risolvere il caso sulla base di un "evento particolare". Ha sottolineato che il governo ha chiesto a vari presidenti Usa il rilascio di Pollard. Egli spera di creare l'occasione del suo rientro, ma ha negato che questa sia legata all'attuale situazione delle relazioni con gli Usa. Anche molti cittadini israeliani gridano all'ingiustizia della detenzione di Pollard. Il ministro del Turismo, Uzi Landau, ha affermato che se c'è un'occasione di far tornare Pollard, questa è arrivata.

Gli analisti avanzano che per quando riguarda lo spionaggio Usa verso Israele, se gli Usa non riescono ad offrire una risposta convincente a Israele, ciò potrebbe danneggiare le relazioni bilaterali.

Secondo alcuni parlamentari israeliani, dopo il caso Pollard nel 1985, Israele non ha più attuato alcuno spionaggio verso gli Usa. Funzionari israeliani affermano che per via del caso, gli Usa hanno avvisato più volte Israele, ma 30 anni dopo si sono dati la zappa sul piede. Questo doppio standard nel trattare gli alleati non solo fa perdere la faccia agli Usa, ma indigna anche a fondo Israele. Se gli Usa vogliono trovare una base per distendere le relazioni bilaterali, Pollard potrebbe essere rilasciato. Però, per capire se le due parti vorranno por fine così alla crisi, bisogna ancora vedere i risultati delle consultazioni fra i leader dei due paesi.

  

Guardando più in profondità, le attività di spionaggio Usa provocheranno sicuramente una spaccatura nelle relazioni con Israele. In particolare, è stato rivelato che queste attività risalgono agli anni 2008-2009, proprio all'inizio dell'insediamento alla presidenza di Obama. Gli israeliani sono scontenti da tempo della politica verso il MO di Obama. Sia circa i colloqui tra Palestina e Israele e le relazioni fra Israele e i Paesi arabi, che verso la "Primavera araba" e il problema nucleare iraniano, Israele e Usa hanno dei punti di vista diversi o addirittura opposti. Non pochi pensano che l'amministrazione Obama non si curi affatto dei timori di Israele. E dopo la rivelazione del Datagate, se gli Usa non lo risolvono adeguatamente, potrebbe approfondire ulteriormente lo scontento del pubblico verso l'amministrazione Obama e aumentare le possibilità che Israele adotti delle misure unilaterali su determiate questioni, senza tener conto degli avvertimenti Usa.

  

Tuttavia, in generale, Usa e Israele sono ancora degli stretti alleati e i partner più affidabili. Se trattato in modo corretto, il caso di spionaggio si ridurrà quindi ad un "litigio tra fratelli," senza danneggiare il quadro generale.

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