Semplicità e creatività in Cina: il documentario "A bite of China"
  2012-11-28 11:10:52  cri

Dopo la trasmissione di "A bite of China", in cinese "La Cina sulla punta della lingua", "la punta della lingua" è diventata uno dei termini più hot in Cina, e gli internauti hanno creato delle versioni regionali, dei campus universitari, e cosi via.

In realtà, già prima della trasmissione il documentario era molto discusso nei microblog. Dopo, le discussioni in rete si sono fatte ancora più animate, da un lato sul documentario in sé, e dall'altro su temi collegati, come quello della sicurezza alimentare.

In realtà "A bite of China" ha suscitato un forte interesse non solo all'interno della Cina, ma anche all'estero. Secondo quanto rivelato dal direttore del canale dei documentari della CCTV, Liu Wen, hanno già firmato degli accordi di vendita o di intenti con una ventina di organismi televisivi stranieri, di Germania, Corea del Sud, Giappone, Usa, ecc.

Il documentario "A bite of China", "La Cina sulla punta della lingua", presenta la cucina semplice, ma creativa, del nostro paese.

Ma anche la cucina italiana presenta questa caratteristica, la semplicità e la creatività.

Certo! La Cina e l'Italia hanno entrambe una lunga storia e una brillante cultura, per cui tutto quello che producono, in ogni settore, anche quello della cucina, è vitale.

Senza parlare della cultura tradizionale, anche lo stile musicale del Jiangnan, così alla moda in rete, si può definire una cultura, altrimenti non sarebbe così popolare non solo in Asia, ma anche in Italia: lo ballano a migliaia anche a Piazza del Duomo a Milano e a Piazza del Popolo a Roma!

Naturalmente, la cucina non fa eccezione, ed è un altro importante vettore culturale. Come afferma Pino Cuttaia, uno chef italiano compreso nella Guida Michelin, la cucina, alla fine, presenta un tipo di cultura.

Pino Cuttaia giorni fa era a Beijing per un'attività culturale organizzata dal Gruppo Illy.

Cuttaia, che ha 44 anni e 3 figli, ha imparato a cucinare in alcuni famosi ristoranti del nord dell'Italia. Poi è tornato nella sua terra natale, la bellissima Sicilia, e nell'anno 2000 insieme alla moglie Loredana ha aperto a Licata il ristorante "La Madia", che è molto apprezzato.

In Sicilia, che lui ama così tanto, Pino Cuttaia si è aggiudicato molti premi di cucina: nel 2005 il premio annuale per il migliore giovane cuoco della Guida dei ristoranti d'Italia dell'Espresso; nel 2006 la prima stella della Michelin, nel 2009 la seconda, e il livello più alto del Gambero Rosso, le tre forchette. Nel 2010 è entrato nell'Associazione italiana dei ristoranti "Le Soste", e nel 2011 ha ottenuto due medaglie dalla Guida del Turismo.

Nel sud dell'Italia, Cuttaia ha trovato calore, entusiasmo, i menu dell'infanzia e degli ingredienti unici. Il "senso di identità" di tutto ciò lo rende in grado di reinterpretare liberamente tramite il cibo i sapori della sua memoria, le feste del passato e la storia unica della cucina siciliana.

Egli dice che per lui in cucina il fattore chiave è la memoria. Quando cucina, ricorda i giochi dell'infanzia e scene della vita quotidiana, quindi ogni piatto pare raccontare una storia vera, come una preziosa cartolina in bianco e nero.

La semplicità e la creatività sono lo spirito della cucina di Pino Cuttaia, un'integrazione perfetta di menu classici tradizionali e di eleganza moderna. La sua cucina, oltre al gusto dei piatti, ci porta anche la bellezza, lo splendore e i colori della Sicilia.

Durante il convegno sulla cucina siciliana tenuto da poco a Beijing, Pino Cuttaia ha presentato dei piatti semplici e creativi: il "Polipo sulla roccia", in cui la roccia è ricavata dall'acqua raffreddata di bollitura del polipo, il "Bianco e nero", un uovo con il bianco di polpa di seppia, e la "Finta pizza", tutti piatti semplici, ma pieni di creatività.


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