La mia terza visita nel Xinjiang (Parte II)
  2012-11-23 22:24:58  cri

Xinjiang, una regione posta all'estremità occidentale della Cina, dove oltre ai deserti, i dinosauri, e i funamboli, fra cui il mio eroe Adili, che cammina su una fune di acciaio a 60 metri da terra, c'è anche lo sviluppo economico, ossia di nuove fabbriche, di sviluppo agricolo, e del verde che adesso ricopre parte dei deserti del Xinjiang.

La trasformazione dei deserti in oasi verdi è in atto nel Xinjiang già da una cinquantina d'anni. Praticamente è stata ad opera delle Brigate di Produzione e Costruzione, che sono più di 170 in tutta la regione, e sono state costituite dopo il 1949, e in cui hanno lavorato 2.600.000 persone provenienti da tutta la Cina. Il loro straordinario lavoro, insieme naturalmente all'impegno delle etnie locali, ha posto le basi dello sviluppo della regione.

Durante il mio recente viaggio, ho visitato la gemma del lavoro di queste brigate, ossia la modernissima città di Shihezi, soprannominata "la perla del deserto di Gobi", situata a nord-ovest di Urumqi, il capoluogo della regione autonoma del Xinjiang. A Shihezi si trova un museo dedicato appositamente all'opera di sbancamento dei terreni effettuata dai militari smobilitati.

Abbiamo raggiunto Shihezi dalla tappa precedente del nostro viaggio, la città di Changji, in circa un'ora e mezza di auto, ammirando le distese di campi di cotone e di vigne ai due lati della strada. Era metà ottobre, la stagione della raccolta del cotone, ormai meccanizzata, che era già terminata, ma in alcuni campi dei gruppetti di donne e uomini erano ancora impegnati nella raccolta a mano.

Il cotone è stato introdotto nel Xinjiang una cinquantina di anni fa. Prima la coltivazione si riduceva a poche verdure e cereali. La città di Shihezi ha infatti una storia straordinaria: negli anni cinquanta era solo una piccola stazione di posta, abitata da una ventina di famiglie Han e Kazak, che continuava la tradizione dell'epoca imperiale del servizio di cambio dei cavalli per i messaggeri militari e di accoglienza per la poca gente di passaggio.

In seguito vennero fatte delle ricerche, da cui emerse che la zona a nord del fiume Shihe era coltivabile, per cui venne designata a questo scopo, mentre a sud venne eretta una cittadina, che poi si è ingrandita sempre più. Un elemento determinante per la scelta del posto fu la scoperta di acqua sotterranea e di riserve di carbone, che permettevano la vita della popolazione. All'inizio venne coltivato il cotone per confezionare gli abiti invernali, visto che qui d'inverno la temperatura raggiunge anche i 30° sotto zero.

La vita era durissima. Le decine di migliaia di soldati smobilitati e di giovani intellettuali provenienti da tutta la Cina vivevano in buche scavate nel terreno, perché mancavano del tutto materiali da costruzione come mattoni e legno, e si nutrivano di verdure in salamoia e panini al vapore di farina di grano saraceno, con cui si sostenevano nel duro lavoro quotidiano di sbancamento e bonifica del terreno.

Tuttavia, come nel resto della Cina, le durissime condizioni materiali non scoraggiarono questi giovani che nutrivano degli alti ideali: negli anni sessanta, nei tre anni di disastri naturali, quando la Cina doveva restituire i debiti alla Russia, i cinesi patirono molto, anche a Shihezi, ma non mollarono, riuscendo alla fine a risalire la china.

Nel Museo delle Brigate di Produzione e di Costruzione della città si possono vedere tutte le fasi di sviluppo della zona. Sono rimasta molto impressionata dalle vecchie giacche e dai pantaloni imbottiti di cotone, pieni di rattoppi, uno sull'altro, esposti nelle bacheche.

Un'altra cosa che mi ha colpita è la ricostruzione di una stanza sotterranea adibita alla prima notte di nozze delle giovani coppie. C'è da notare che al tempo nelle Brigate di Produzione e Costruzione mancavano le donne, che arrivarono qui su base volontaria dal resto della Cina, soprattutto dalle province dello Hunan e Shandong. Per la scarsità di stanze sotterranee, una venne addobbata come camera nuziale, in cui le giovani coppie potevano trascorrere a turno la prima notte di nozze.

Ecco un altro particolare: in mancanza di animali da tiro come buoi e cavalli, a Shihezi erano gli uomini a trainare l'aratro, con una fatica immensa. I trattori sono arrivati solo dopo, insieme alle trebbiatrici, falciatrici, ecc. Adesso nella zona si coltivano cotone, riso, verdure ed uva.

La ditta vinicola Changyu, la più famosa della Cina, ha qui un'enorme distesa di vigneti, maggiore di quella dello Shandong, da cui proviene. Alla coltivazione in seguito si è affiancata l'industria della lavorazione, che dà lavoro alla seconda generazione di locali.

Adesso la gente vive in moderni appartamenti in complessi residenziali immersi nel verde. Le strade sono affiancate da file di pioppi e da aiuole di fiori multicolori, il che rende la città molto piacevole. Nelle piazzette i genitori e i nonni postano a spasso i bambini, mentre i giovani girano per i negozi.

A Shihezi si trovano anche parecchie università ed istituti tecnici, fra queste spiccano l'Università di Shehezi e l'Università del Tarim, dove i giovani possono studiare senza doversi spostare ad Urumqi.

Tutti i risultati ottenuti a Shihezi si devono all'arduo lavoro della prima e seconda generazione di militari smobilitati, uomini e donne, e dei giovani intellettuali mandati qui per la rieducazione con il lavoro. Il poeta Aiqing, che trascorse 15 anni a Shihezi, ha così descritto la città:

Fra le molte località che ho visitato,

questa città si può considerare la più giovane.

E' così bella

che fa innamorare a prima vista.

Non è un miraggio nel deserto sconfinato,

né il paesaggio fatato di Penglai.

Ogni suo filo d'erba e albero

è frutto di sangue e sudore.

Questa poesia di Aiqing esprime perfettamente lo spirito di Shihezi. La città recentemente gli ha anche dedicato un museo, l'unico della Cina riservato ad un singolo poeta, da cui emerge il prestigio di cui gode a livello nazionale.

Riassumendo la mia esperienza nel Xinjiang, posso dire che la regione si sta sviluppando ad una velocità impressionante, i deserti si trasformano in campi e giardini, i villaggi remoti in moderne cittadine e le strade sterrate in autostrade, il che favorisce la vita della popolazione locale. Non solo, le ricche riserve di gas vengono messe a disposizione dell'intero Paese tramite il colossale progetto di trasporto ad est del gas dell'ovest, che ha favorito in primo luogo la capitale Beijing. In cambio, la città offre la sua esperienza tecnico-scientifica e il suo personale altamente qualificato, come del resto le altre città dell'entroterra che cooperano con il Xinjiang.

Spero con tutto il cuore che il Xinjiang diventi sempre più prospero, facendo da modello di progresso pacifico per i vicini Paesi dell'Asia ancora afflitti da guerre, povertà e conflitti.


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